L’America che spara: elogio dei FIVE FINGER DEATH PUNCH

Sapete qual è la band heavy metal o hard rock più ascoltata sulle piattaforme streaming dopo i Metallica e gli Ac/Dc? Saranno gli Iron Maiden? Acqua. Forse i Black Sabbath? Acqua. Allora i Rammstein? Oceano Pacifico, proprio. No, gentile pubblico, la terza band di musica dura più ascoltata sulle piattaforme streaming sono i Five Finger Death Punch. Sta scritto su Forbes, se non ci credete. Se anche voi vi siete domandati spesso, in preda allo sconforto, se sarebbe mai saltato di nuovo fuori un gruppo metal in grado di riempire gli stadi e scalare le classifiche, ora avete la risposta. Quel gruppo c’è, sta in giro dal 2005  e – in anni di drastico declino del supporto fisico – è riuscito a vendere cinque milioni di album e 11,2 milioni di brani digitali solo negli Stati Uniti, rastrellando sei dischi d’oro e quattro dischi di platino. Numeri incomparabili persino con quelli di gente come Slipknot e Disturbed, che iniziarono la loro carriera quando internet non era ancora un fenomeno di massa e i cd si vendevano. Il confronto con i vari nomi che vengono periodicamente citati come i salvatori del metallo che un giorno sostituiranno le vecchie glorie in cima ai cartelloni dei festival – dai Ghost ai Volbeat – manco lo proponiamo. Solo gli Avenged Sevenfold si erano avvicinati a uno status simile ma ormai è otto anni che non cacciano un Lp. I Five Finger Death Punch, invece, manco durante la pandemia hanno rallentato l’impressionante ritmo di un full ogni due anni. Unica eccezione And Justice For None del 2018, uscito tre anni dopo Got Your Six. Di mezzo, però, c’era stato un periodo in cui il cantante Ivan Moody aveva sbroccato di brutto persino per i suoi standard, era mezzo fuori e mezzo dentro la band e le dipendenze lo stavano trascinando all’altro mondo. E Got Your Six era arrivato dopo un doppio album, attenzione.

Quindi viva i Five Finger Death Punch, giusto? Magari, amici lettori. Ogni volta che esce un articolo su di loro, anche sui siti italiani, nei commenti trovi sempre un florilegio di insulti gratuiti, segnati da un livore francamente incomprensibile. Per carità, ci sta che la musica dei Five Finger Death Punch possa non piacere ma è pur vero che questa musica non la fa nessuno meglio dei Five Finger Death Punch (manco i Drowning Pool che si sono inventati la formula ma non sono mai diventati grandi sul serio, non essendosi mai ripresi davvero dalla morte del primo cantante). I loro lavori sono sempre pieni di singoli, ganci, ritornelli, riffoni, pezzoni, con una continuità qualitativa che, pur con i fisiologici alti e bassi, è tanto più sorprendente se si considera la prolificità del quintetto di Las Vegas. Il problema è chiaramente un altro: i Five Finger Death Punch tendono spesso a suscitare antipatia istintiva per quello che rappresentano, l’America arrogante e testosteronica che si impara a odiare sui banchi del liceo (pur consumando nel frattempo intrattenimento per lo più americano), l’America della rust belt che vota Trump e tiene i fucili d’assalto in garage, l’America che spara. Posso capire, avevo anch’io vent’anni quando Bush bombardava l’Iraq alla ricerca di inesistenti armi di distruzione di massa, però direi che oggi siamo tutti abbastanza grandi per capire che i guerrafondai più pericolosi di solito non stanno dalle parti dell’elefantino, ultimamente.

Il bello è che i Five Finger Death Punch su queste provocazioni ci giocano pure, triggerare li diverte. Sfilano le manifestazioni per la pace? E loro intitolano un disco WAR IS THE ANSWER. Arriva il movimento Occupy Wall Street? E loro ne intitolano un altro AMERICAN CAPITALIST. Il trovare tutto questo adorabile o respingente è anche questione di sensibilità personali, si capisce. Però ammetterete che lo spirito originario dell’heavy metal è incarnato molto più da questo strafottente cazzodurismo erede diretto dei Pantera (se poi vi stanno sullo stomaco pure i Pantera, davvero non so cosa fare per voi) che dalle merdate intellettualoidi che si ascoltano oggi per sembrare intelligenti. Ma io non ho bisogno di sembrare intelligente, anzi, io all’heavy metal chiedo che mi faccia sentire stupido come una merda, stupido come ero a sedici anni. Quindi voi fate benissimo ad ascoltarvi i Lingua Ignota, gli Animals As Leaders, i Liturgy o qualsiasi altro vomito fecale venga esaltato da quegli indiboi del piffero che mo’ vogliono pure dettarci il gusto. Noi, però, nel frattempo ci ascoltiamo i Five Finger Death Punch e, mentre vi sorbettate i Lingua Ignota, vi investiamo con un Hummer mentre le casse sparano a volume lancinante Ivan Moody che canta YOU’RE A FAKE MOTHERFUCKER, I HATE YOU MOTHERFUCKER, I’LL BREAK YOU MOTHERFUCKER, YOU’RE MINE.

Un altro aspetto interessante è che i Five Finger Death Punch non incarnano solo un certo tipo di mito americano ma lo fanno anche dal punto di vista di chi americano non è. Zoltan Bathory, per servirvi. Cresciuto nell’Ungheria comunista, sbarcato oltreoceano appena maggiorenne con pochi dollari in tasca e una chitarra scassata, mai arresosi nonostante le numerose false partenze, oggi compositore principale e unico membro stabile insieme a Moody (che proprio alcuni giorni fa ha annunciato che si ritirerà dopo il prossimo disco – chissà se è vero) del primo gruppo heavy metal in vent’anni a diventare un vero fenomeno mainstream. Ditemi se c’è una storia americana più americana di questa. Capite bene che se venite a parlare a Zoltan di socialismo lui non può che rispondervi I HATE YOU MOTHERFUCKER, I’LL BREAK YOU MOTHERFUCKER.

afterlife_ffdp

Persona serissima, il signor Bathory. Cintura nera di judo e campione di Jiu-Jitsu (due ori, quattro argenti, tre bronzi, mica cotiche), conducente professionista di Monster Truck, filantropo impegnato a favore dei veterani e nella lotta al bracconaggio dei rinoceronti. Nel tempo libero, per diletto, guida carri armati e jet militari. Ditemi voi se vi viene in mente un modello migliore per i giovani d’oggi. Io ho una scala di valori molto chiara, e in cima ci sono i rinoceronti. Quanto puoi essere stronzo per pensare che la polvere di corno curi le disfunzioni erettili? Non ti è bastato costringerci dentro casa perché non potevi proprio rinunciare a mangiarti la zuppa col pipistrello, che magari avevi pure bollito vivo perché sei un sadico del cazzo? Non potevi farti un brodino vegetale? Vedete quanto avesse ragione Trump nell’identificare la Cina come il nostro vero avversario strategico.

Comunque è uscito Afterlife, il nono disco dei Five Finger Death Punch, che accentua il lato più riflessivo del gruppo, ammesso che si possa utilizzare questo aggettivo di fronte a tali livelli di ignoranza. C’entra l’arrivo alla chitarra solista del gallese Andy James (passato, tra le altre cose, pure per la reunion dei Budgie), il cui piglio hard rock bilancia l’utilizzo di percussioni sintetiche nei brani più lenti, come Times Like These. Gli inni buzzurri da sparare a cannone durante la convention dell’NRA, come l’iniziale Welcome to the Circus, non sono stavolta il piatto forte e, soprattutto nella parte centrale dell’album, si respira un malessere che ricorda i Korn meno incarogniti. Continua nondimeno a lasciare esterrefatti la facilità di scrittura, l’incredibile naturalezza con cui Bathory sforna canzoni efficaci e acchiappone a ritmi da catena di montaggio e Moody ci costruisce sopra le migliori linee vocali possibili, con un senso della melodia nelle parti pulite che manca a tutta la marmaglia metalcore che pare canti sempre lo stesso ritornello. Non il disco migliore dei Five Finger Death Punch, quindi, né quello da cui cominciare se non li avete mai sentiti (nel caso, magari, partite dal terzultimo And Justice For None). Tuttavia è corretto rendere il giusto tributo a una formazione che, almeno in termini commerciali, ha reso l’heavy metal grande di nuovo. E, come sempre, che il Dio vendicativo dell’Antico Testamento benedica gli Stati Uniti d’America. (Ciccio Russo)

22 commenti

  • Confesso: posseggo The Wrong side of Heaven vol. 2. Quest’estate, in varie occasioni sociali, ci siamo dovuti sorbire i balletti di mia figlia e compagnia femminile, organizzati in quattro e quattro otto per “allietare” i dopo-cena adultomorfi con gli amici. Dopo la quindicesima canzone dei Maneskin come base mi sono fatto furbo. “Impara sta canzone, regazzì”. Ho sfoggiato Cold con tanto di testo sincronico su Spotify e la nana l’ha gradita al punto da impararla a memoria nel giro di mezz’ora. Speravo skippasse almeno un brano dei celeberrimi artisti nostrani. Invece col cazzo. Ora mette sedici canzoni quando fa sti cazzo de balletti con ruote e capriole.

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  • Andare contro le merda te intellettualoidi , mi può andare bene , rifiutarsi di usare il cervello no. Non voglio più sentirmi stupido come a 16 anni , perché non ero stupido neanche a 16 anni. E le caselline per cui ad ogni età corrisponde un dato comportamento, le lascio ad altri. E se questi sono il futuro del metal , meglio che continuo ad ascoltare altro.

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  • Boh, i gruppi che possono portare le nuove leve ad ascoltare musica pesante sono benvenuti. Io che la ascolto da 30 anni circa posso anche permettermi di dire che sono totalmente irrilevanti.

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  • Non é che tutto quello che non piace ai benpensanti vada bene a prescindere… Fanno cagare e basta!

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  • Diciamo che a chi ha trenta o quaranta inverni sul groppone non so cosa possa dire un gruppo del genere, a meno di regredire ai sedici anni o essere un soggettone. Il paragone con i Pantera della nostra adolescenza ci può stare e difatti, per quanto lo abbia consumato ai tempi, non credo che reggerei ora oltre i dieci minuti all’ascolto di Vulgar Display of Power. Viva l’ignoranza e abbasso l’intellettualismo fine a se stesso, ma di una cosa stupida come i soggetti in questione se ne può fare tranquillamente a meno.

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  • E il paragone con i Pantera è una bestemmia

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    • Li ho conosciuti con Far from home, colonna sonora di una puntata di Criminal minds. Ho ascoltato l’album che la conteneva ma niente, non mi ha acchiappato. Ora ho dato una chance al nuovo e da qualche giorno lo ascolto con discreta frequenza, mi è piaciuto. Li alterno a del sano black metal (a tal proposito, ascoltatevi l’ultimo mimorium, gran disco)

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  • Certo che per essere gente che schifa i gruppi “col messaggio politico dentro”, ne avete di cazzate politiche da dire…

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  • Avete le cifre di vendita e di streaming anche degli altri gruppi citati: Metallica, Ghost, AC/DC, Iron Maiden, Black Sabbath, Rammstein, Pantera, Avenged Sevenfold, Volbeat? O magari anche (c’aggiungo) Tool, Mastodon, Lamb of God, Megadeth?

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  • A me semplicemente annoiano a morte.

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  • grande Ciccio, ottima analisi per una grande band, sottovalutati in Italia.

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  • di seguito l’altra faccia della medaglia… Sarà meglio? Sarà peggio? Sara Ferguson?
    https://youtu.be/z8W0RwpQg4g

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  • Metallaro scettico

    Perla musica “de gustibus…”. Per il solito messaggio ripetuto ad nauseam da certi dei vostri contributori, per cui il populismo becero è la vera ribellione del XXI secolo, non so che dire. Mi sembra che quello che stia accadendo nel mondo sia abbastanza chiaro. Se poi uno vuole essere bastian contrario per il solo gusto di esserlo…

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  • Carina ‘sta roba di fare l’ignorante per recensire un disco ignorante, ma onestamente sarebbe carino anche capire che cosa c’è di testosteronico in ‘sta robetta simil truzza, coi ritornelli pop.
    Il paragone coi Pantera poi, dai ma che cagata è? La cafonaggine di 4 cazzoni campagnoli con la voglia di spaccare tutto a confronto con ‘sti “Bon Jovi versione brutta”.
    Inoltre i Pantera avevano attitudine anche nella musica non solo nel comparto visivo.
    Quindi la recensione si sviluppa: su una difesa del gruppo da eventuali haters (di cui il gruppo necessita per esistere) con tanto di precisazioni sulla biografia degli elementi principali, di cui frega solo a chi onestamente ha poco interesse verso la musica stessa e sul fatto che c’è tantissima gente che li segue in streaming.
    Per arrivare verso la fine a cose come: “Gli inni buzzurri da sparare a cannone durante la convention dell’NRA, come l’iniziale Welcome to the Circus”…davvero? Quindi alle convention dell’RNA ci sono solo teenager con gli occhialoni e le orecchie da Picachu? Non sapevo.
    Vabbè per me restano irrilevanti come le canzoni estive da spiaggia, location che, oltretutto, vedo bene per la musica dei 5FDP.

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  • Lorenzo Centini

    Io sto con i rinoceronti.

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  • “oggi siamo tutti abbastanza grandi per capire che i guerrafondai più pericolosi di solito non stanno dalle parti dell’elefantino, ecco”.
    Direi che siamo grandi abbastanza per evitare banali semplificazioni. In compenso buona parte del partito dell’elefantino sparerebbe a vista a un nero per il solo fatto di essere tale.

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    • “In compenso buona parte del partito dell’elefantino sparerebbe a vista a un nero per il solo fatto di essere tale”. A proposito di essere grandi abbastanza per evitare banali semplificazioni…

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  • Bella sviolinata Ciccio, ma qua di metal c’è n’è ben poco. Questa roba è plastica, plastica del cazzo, con la faccia feroce certo, ma sempre plastica rimane. E pertanto come prodotto molto più vicino alla Cina che all’America che a parole siamo boni tutti, con buona pace dei poveri rinoceronti.

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  • Tristezza, solo infinita tristezza per chi ha scritto questo articolo. Praticamente un adulto che vuole giocare a tutti i costi a fare l’adolescente. Cos’è, crisi di mezza età? E per cosa poi, per poter fare il bastian contrario a tutti i costi spacciando il “celodurismo” da cerebrolesi come filosofia di vita? Elogiando, fra l’altro, un gruppo di merda del genere che ai Pantera può a malapena accordare gli strumenti… Dire poi che i FFDP vengono odiati perché evocano sentimenti anti-trumpiani significa essere scollegati dalla realtà e vedere nemici da tutte le parti: questo gruppo in Europa non attecchisce per il semplice fatto che il suo pubblico di riferimento è essenzialmente americano, è musica nata in quel contesto e che fa presa su un particolare pubblico. Non ci sono complotti di sinistra dietro (o liberali o, peggio, “woke”, giusto per usare un termine dispregiativo che l’autore dell’articolo userebbe di certo per identificare i suoi nemici politici). Insomma, se ci si voleva sentire stupidi come una merda, si può dire che dopo questo articolo l’obiettivo è stato raggiunto. Se è proprio ciò che vuole l’autore… rimane il fatto che così facendo non si fa la figura degli eroi alternativi ma dei patetici inoffensivi

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