Il tanto strombazzato ritorno alle origini del gruppo finlandese si è avverato solo in parte, ma tanto è bastato a Clear Cold Beyond per essere il loro miglior album da tanti anni a questa parte.
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C’è da rompersi il collo nella mischia con l’esordio dei Savage Oath, un supergruppo poco super, almeno sulla carta, che suona un epic metal dalla foga furente e dalla classe cristallina.
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Un doppio album di ventuno pezzi in cui non si salva praticamente niente. Non importa quanto siate affezionati a Peavy Wagner, fate finta che questa pila di letame non sia mai esistita.
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Il virtuosissimo prezzemolino greco della sei corde è troppo prolifico perché l’ispirazione non ne risenta. Carrozzi non disprezza, però ogni tanto sarebbe opportuno prendersi una pausa.
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Giunti al fatidico traguardo del terzo disco, i canadesi fanno un piccolo ma significativo passo indietro rispetto al precedente album. E in casa Gatekeeper si festeggia a caldarroste, birra scura e rutti.
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