Avere vent’anni: DISTURBED – The Sickness
Grazie a questa rubrica abbiamo potuto in certo qual modo ripercorrere con calma e rivalutare il nu metal degli esordi – che poi nacque e si sviluppò proprio nella seconda metà degli anni Novanta, periodo che Avere vent’anni ha finora preso in considerazione. E forse ce n’era anche bisogno, perché prima dell’arrivo del djent era probabilmente il sottogenere metal più bistrattato dai puristi. Non saprei spiegarne precisamente il motivo, ma in retrospettiva immagino che fosse perché aveva attirato molte nuove leve che potevano così sentirsi e atteggiarsi da cattivoni metallari senza essere passati prima dalle basi, avendone quindi meno diritto (?).
Ad ogni modo, ho sempre avuto l’impressione che, dopo essere nato nelle periferie della California con Korn, Deftones e Coal Chamber, il baricentro del nu metal con Slipknot e American Head Charge (i primi due che mi vengono in mente) si sia spostato verso il Midwest e la Rust Belt. Regioni degli Stati uniti che probabilmente incarnano ancora meglio tutto l’immaginario che il genere si porta dietro, ovvero droghe, violenze domestiche, manicomi, sociopatia, disagio, deindustrializzazione, edifici abbandonati e quartieri deserti. Fin qui tutto bene (più o meno), no? Poi sono arrivati i Disturbed.
Il germe della commercializzazione era già insito nel genere: Korn, Slipknot e Limp Bizkit sono stati probabilmente gli ultimi grandi gruppi metal che conoscevano quasi tutti, anche al di fuori della scena. E ognuno di loro si sarebbe presto “venduto”, uno peggio dell’altro, ma nessuno lo aveva ancora fatto del tutto. Ma i Disturbed probabilmente sono stati i primi a farlo in maniera così palese, e a me hanno sempre dato l’idea di essere veramente uno di quei gruppi che non ha ragione d’esistere, se non per fare e far fare soldi. Sono il primo gruppo nu metal che, nonostante venga anch’esso dal Midwest e sembrerebbe inserito alla perfezione in tutto quell’immaginario di cui sopra, dà proprio l’impressione di essere costruito esattamente a tavolino per incuriosire e intrigare. The Sickness è davvero solo il titolo di un album e poco altro, così come Disturbed è solo una parola carina come un’altra per dare il nome ad un gruppo metal.
Tutta la violenza (sonora e non) che aveva caratterizzato i primi dischi dei gruppi del genere qui è quasi totalmente edulcorata, all’acqua di rose. Il parental advisory in copertina sembra giusto dire ai ragazzini “compratelo perché vostra madre non vorrebbe che voi lo faceste”. Non ci sono neanche le influenze rap/funk/crossover da cui era partita la maggior parte dei gruppi nu metal – e infatti tra le tracce David Draiman & Co. ci piazzano una cover di Shout dei Tears for Fears. Addirittura la produzione pulita e plasticosa sembra essere resa un po’ più acida solo successivamente, apposta per farla suonare più sporca di come sarebbe stata in origine. Quindi alla fine di The Sickness cosa rimane? Probabilmente solo uno dei singoli metal che ha spopolato di più (Down with the Sickness), finito nelle colonne sonore di videogiochi “sportivi” alla Need for Speed e di filmetti come L’alba dei morti viventi del 2004. (Edoardo Giardina)
“Non saprei spiegarne precisamente il motivo, ma in retrospettiva immagino che fosse perché aveva attirato molte nuove leve che potevano così sentirsi e atteggiarsi da cattivoni metallari senza essere passati prima dalle basi, avendone quindi meno diritto (?).”
Lo hai spiegato.
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a parte sti sionisti di merda infami dei disturbed il cantante dei rammstein e’ in ospedale rianimazione
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Down with the Sickness…il cui riff iniziale si sussurrava fosse stato “rubato” da No Woods degli Stompbox…sarà vero?
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