Chiudiamo il periodo delle recensioni in extremis con due gruppi di metallone vecchia scuola da Lipsia. E buon Natale a tutti.
Una serata indimenticabile che chiude la carriera di uno dei più grandi gruppi metal italiani, con ospiti d’onore al seguito e un locale strapieno per salutarli più che degnamente.
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Fistful of Metal aveva fruttato un contratto con Megaforce. Ma il gruppo si ritrovò in studio con un ragazzino implume al basso e nessuno alla voce. Finché non si presentò in sala un improponibile cantante glam.
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I dischi migliori (e peggiori) dell’anno, i concerti più belli e le migliori rivelazioni italiane secondo i discutibili gusti dei deprecabili redattori. Ora vogliamo sentire le vostre classifiche.
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Il tradizionale classificone con il meglio dell’anno metallico appena trascorso secondo i discutibili gusti dei tizi di Metal Skunk. Domani le playlist individuali con le nostre brutte facce.
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Chiudiamo il periodo delle recensioni in extremis con due gruppi di metallone vecchia scuola da Lipsia. E buon Natale a tutti.
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Il grind tecnico dei Defigurement, la violenza dei Diabolizer, il death doom metifico dei Ritual Ascension, i funanbolismi tecnici degli ex Spawn of Possession Retromorphosis, il death vecchia scuola delle Castrator, e il titolo più fico dell’anno con i Blindfolded and Led to the Woods
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Il debutto ufficiale dei promettenti Duelliste, il consueto ritorno biennale dei Nachtig, il devastante funeral doom degli Shades of Deep Water e un riepilogo di quanto uscito quest’anno a nome Trhä.
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Un disco strano tra Crowbar, Type O Negative e Prince, in cui si capisce poco. Forse perché noi l’America profonda non la capiremo mai davvero.
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Dall’antico territorio dei galli Allobrogi, che rimasero fedeli a Cesare anche durante la rivolta guidata da Vercingetorige, un black/death epico e marziale come l’incedere delle legioni.
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Power metal terremotante come si usava in Germania a metà anni ’90. Il quintetto polacco sbatte sul tavolo un pugno guantato di pelle e avvolto nel filo spinato.
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Chiudiamo il periodo delle recensioni in extremis con due gruppi di metallone vecchia scuola da Lipsia. E buon Natale a tutti.
Il grind tecnico dei Defigurement, la violenza dei Diabolizer, il death doom metifico dei Ritual Ascension, i funanbolismi tecnici degli ex Spawn of Possession Retromorphosis, il death vecchia scuola delle Castrator, e il titolo più fico dell’anno con i Blindfolded and Led to the Woods
Il debutto ufficiale dei promettenti Duelliste, il consueto ritorno biennale dei Nachtig, il devastante funeral doom degli Shades of Deep Water e un riepilogo di quanto uscito quest’anno a nome Trhä.
Un disco strano tra Crowbar, Type O Negative e Prince, in cui si capisce poco. Forse perché noi l’America profonda non la capiremo mai davvero.
Dall’antico territorio dei galli Allobrogi, che rimasero fedeli a Cesare anche durante la rivolta guidata da Vercingetorige, un black/death epico e marziale come l’incedere delle legioni.
Gli Aethernum e il loro black-death nel vecchio stile svedese, gli Umbrio che sono cileni ma paiono norvegesi, i Mantahungal che sono indonesiani ma cantano in olandese e i francesi Aldaaron che parlano delle montagne di casa loro.
Power metal terremotante come si usava in Germania a metà anni ’90. Il quintetto polacco sbatte sul tavolo un pugno guantato di pelle e avvolto nel filo spinato.
La frenetica attività del leader dei Rotting Christ si arricchisce di un nuovo capitolo solista che ripercorre nuovamente il periodo gotico della sua band principale.
Con il secondo album Le Donne Magiche il gruppo irpino è riuscito addirittura a fare meglio del debutto. Ne parliamo con il chitarrista Nicola Euplio Vitale.
Colloquio con il bassista dei Ne Obliviscaris, nel cui progressive estremo le corde grosse sono elemento autonomo e di primo piano di un suono articolato e poco convenzionale.
Anziani thrasher alla riscossa, suore scosciate col face painting, l’ex batterista degli Slayer costretto dalla moglie a mettere su un progetto con lei.
La nascita del desert sound, gli anni d’oro dei Queens of the Stone Age, il ricordo di Mark Lanegan. Il bassista ripercorre la sua carriera ai microfoni di Metal Skunk.
I dischi migliori (e peggiori) dell’anno, i concerti più belli e le migliori rivelazioni italiane secondo i discutibili gusti dei deprecabili redattori. Ora vogliamo sentire le vostre classifiche.
Il tradizionale classificone con il meglio dell’anno metallico appena trascorso secondo i discutibili gusti dei tizi di Metal Skunk. Domani le playlist individuali con le nostre brutte facce.
Un capolavoro ancora in grado dopo mezzo secolo di inquietare e fare paura, con uso degli spazi e dei suoni che resta modernissimo e gioca con lo sguardo dello spettatore come il gatto col topo.
L’implacabile Carrozzi dice la sua sull’ennesimo filmone di Guillermo Del Toro, la discreta pellicola politica di Kathryn Bigelow e il tentativo grottesco di far diventare Predator un eroe per cui empatizzare.
Una serata indimenticabile che chiude la carriera di uno dei più grandi gruppi metal italiani, con ospiti d’onore al seguito e un locale strapieno per salutarli più che degnamente.
Una fantastica celebrazione degli anni di gloria del power metal italiano con una scaletta focalizzata sul capolavoro Return to Heaven Denied.
La penultima data del tour d’addio dei Necrodeath, i Goblin di Simonetti che celebrano 50 anni di Profondo Rosso, il Morbidfest con Possessed e Terrorizer, Sinister, Demented Are Go… Ce n’è per tutti.
Un po’ poca gente e un po’ pochi gradi sopra lo zero termico, ma un bello spettacolo in una sede che porta avanti la stagione del Viper Theatre dopo l’incendio che ha bruciato il locale originale.
Se non è stato il concerto della vita poco ci è mancato. Uno di quegli eventi che ci si ricorderà per sempre: esserci ha significato tracciare una linea di demarcazione tra noi e gli altri.
Gli svedesi dal vivo sono sempre una bella esperienza, ma la scaletta infarcita di tracce estratte dagli ultimi album ci fa sperare in un tour celebrativo di The Great Cold Distance nel 2026.
Fistful of Metal aveva fruttato un contratto con Megaforce. Ma il gruppo si ritrovò in studio con un ragazzino implume al basso e nessuno alla voce. Finché non si presentò in sala un improponibile cantante glam.
Niente come il vecchio Live and Nude riporta alla mente quelle notti di maggio coi finestrini abbassati in cui sembra di cogliere la piena essenza della Felicità.
I dischi d’addio di System of a Down e Bolt Thrower, l’album più sottovalutato dei Lord Belial, tanto black metal underground, l’abominio dei Dimmu Borgir che rifanno Stormblast e altri ventennali.
Il disco gemello di Reise Reise, registrato per lo più nelle medesime sessioni, né è allo stesso tempo l’antitesi: organico, coerente e compatto laddove il predecessore era stato un’altalenante raccolta di hit.
Un disco composto per lo più di nuove versioni di brani risalenti ai demo e ai primi due lavori, comunque obbligatorio per chi ama gli ancestrali inni pagani di Vratyas Vakyas.
Un disco dal vivo riuscito male come pochi, spompo, raffazzonato e cantato miseramente, che conferma come questo gruppo avrebbe dovuto sciogliersi dopo il debutto.
