Quando IHSAHN si riveste, mette il verde col celeste

La leggenda vuole che un artista diventi meno prolifico con l’avanzare dell’età, in favore di una produzione discografica maggiormente ponderata. Le eccezioni non mancano mai, anzi nel caso di Vegard Tveitan finiscono con lo sconfessare quanto definito sopra.
Considero Ihsahn – com’è noto colui che ho menzionato un attimo fa – uno dei dieci artisti più rilevanti nell’ambito del metal estremo. Non mi metterò a tirar giù una vera e propria classifica, ma gli riserverei una posizione di assoluto rilievo, così come è infinito l’amore che rivolgo e sempre rivolgerò agli Emperor, nonostante sia statistica il fatto che ne ascolti puntualmente i soliti due album. Coloro che non conoscono Ihsahn, sommati a coloro che non ne riconoscono l’importanza, hanno come uniche due chance una rapida passeggiata su Wikipedia oppure il nodo scorsoio.
Io, comunque, un salto sull’enciclopedia open source ce l’ho fatto comunque, più che altro per capire se vi fosse stata segnalata la vistosa problematica che da anni affligge Ihsahn – e tormenta noi – circa il vestiario che indossa nelle fotografie promozionali per qualunque genere di materiale in uscita. Ultimamente si è pure fissato con gli EP, e, alcuni mesi dopo l’uscita di Telemark, già si accinge a rilasciarne un altro dal titolo Pharos. La cui copertina raffigura appunto un faro. E ci accontenteremmo di sapere che uscirà su Candlelight come tutti gli altri, e che non saranno presenti altre cover di Lenny Kravitz: ma lui ci ha messo le foto.
Sono un po’ arrugginito, poiché ho messo in pausa la mia passione per la fotografia alla fine del 2018 e chissà quando potrò riprendere, e inoltre non le ho visualizzate su uno schermo di dimensioni generose (ma soltanto sullo smartphone), ma mi puzzano di fotoritocco già su un sei pollici. Insomma, la classica foto di Ihsahn in giardino e il classico grafico che lo fa irrompere nella taiga, come se l’ex mente degli Emperor portasse il quadrupede a evacuare a centinaia di chilometri dai centri abitati, semplicemente perché di Ihsahn si tratta.
Sono ancora scioccato dall’immagine promozionale di qualche tempo fa, in cui Ihsahn, nel bel mezzo d’un freddo cane, scrutava il nulla assoluto in una sequenza che lo ritraeva con e senza occhiali da vista a seconda dello scatto. Ma i dettagli che resero fatiscente il mio stato d’animo erano il suo maglione a collo alto e quella barba, il tutto incollato sulla sua espressione fiera, d’una serietà degna della recitazione di Charlie Sheen sui due Hot Shots, uno che era capace di fare le peggiori puttanate con la faccia che avreste all’atto di richiedere un finanziamento in banca. Non ho ancora superato quelle immagini promozionali di Ihsahn che già lui ce ne propina altre.
Che dirvi? Poniamo il caso che lui fosse davvero lì.
Ihsahn deve avere un bel guardaroba. È norvegese, e immagino non gli mancheranno parka, robuste giacche a vento, cappelli di lana e il classico pantalone imbottito: ecco, se un giorno decidessi di portare fuori il cane a cacare nella taiga pur in primavera inoltrata, anziché in giro per l’isolato, probabilmente mi indirizzerei su quella roba e non ci sarebbe temporale estivo in grado di impensierire me, né il fido Whisky, che nel frattempo si sarà fiondato a rotolarsi in una torbiera profonda mezzo metro.
No, Ihsahn porta fuori il cane vestito da giocatore di biliardo alle semifinali del circolo ARCI, con l’unico dettaglio che in una foto sembra sfoggiare una scarpa nera lucida, elegante quanto inappropriata, e nell’altra non si capisce bene se hanno fatto un pastrocchio con Photoshop o se si sia proprio tolto le scarpe, segno che le ha affondate alla cazzo di cane nel fango perdendo all’istante un investimento di 200-250 euro che recupererà vendendovi qualche maglietta.
Ciò che mi preoccupa dell’ex Emperor è la sua espressione corrucciata. Non è fiero come negli scatti con il maglione a collo alto, piuttosto sembra che qualcosa lo preoccupi. Mi attivo e faccio una ricerca.
Esce fuori una futura collaborazione con Matt Heafy dei Trivium, a margine di un progetto che dovrebbe chiamarsi MRITYU a meno che, strada facendo, non trovino il nome, originario del linguaggio sanscrito, controproducente ai fini della memorizzazione e consecutiva digitazione sulla funzione di ricerca di Spotify. Non ho niente contro le collaborazioni: questi due possono essersi anche incontrati nella taiga, avere stretto amicizia raccogliendo licheni e aver deciso di procedere oltre un semplice e cordiale “arrivederci”. Due cose tuttavia mi preoccupano.
La prima sarà la consueta carrellata di immagini promozionali, stavolta dei MRITYU, aventi il compito d’alternare o peggio ancora affiancare un norvegese che pretende d’essere ritratto sulla neve e un americano proveniente da una regione infestata di paludi e coccodrilli. Ad aver la peggio, nel secondo caso, sarà proprio il cane di Ihsahn.
Inoltre dubito si andrà incontro a una banale fusione di due stili caratteristici, anche se Ihsahn è da Prometheus che ci propina tutto e il contrario di tutto. Diciamo che se un giorno Till Lindemann dovesse decidere di uscire con un progetto su musiche scritte da Trent Reznor, beh, due film mentali potrei anche farmeli. Ma in questo caso non mi viene in mente proprio niente, tranne, appunto, un po’ di sana preoccupazione. (Marco Belardi)
Sembra nato dalla fusione tra Ricky Gervais e Undertaker.
Detto questo, attendo serenamente la fucilazione.
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Vi dico una cosa che per voi suonerà come un’eresia, ma d’altra parte noi metallari siamo TUTTI eretici: non sono mai stato un grande ammiratore degli Emperor. Si d’accordo, ci hanno messo tutta quell’atmosfera, la musica classica, hanno inventato il Symphonic, ma ecco, proprio questo è il problema: io non mi compatisco le sinfonie black metal. Non riesco bene a conciliare l’essenzialità del black metal con tutte quelle tastiere, senza contare poi quel piglio intellettualista che si diedero, o che gli fu riconosciuto.
La foto di Ihsahn ad alta definizione col maglione sembrano la pubblicità di qualche ditta di abbigliamento tecnico (che ne so, da sci o da trekking), le altre non si sa cosa vogliano rappresentare: un gentiluomo nordico dei primi ‘900 alle prese con la bonifica di un’area edificabile? Un giocatore di ruolo live? Uno che vuole consensi su Instagram?
No, è gente che non riesco proprio ad ammirare.
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boh, io avendo passato da poco i quaranta non mi pongo il problema che il black debba essere intellettuale. MI pare un po’ una cazzata. Consideriamo che quando i geni del blackmetal (Burzum, Darkthrone, Emperor e pochi altri) hanno scritto i classici del loro genere avevano forse 20-22 anni, come potevano essere degli “intellettuali”? Hanno sfruttato il loro talento e basta.
Poi l’età avanza e arriva l’esigenza di reinventarsi, quindi Vikernes coerentemente si rifugia in campagna a chiavare ad oltranza, i Darkthrone sviluppando il loro lato buzzurro e gli Emperor, che già erano quelli più “progressivi”, decidono di sviluppare il lato più estroso, producendo cose che a me non interessano (a me piacciono solo i primi due dischi).
Certo che, a livello visivo, è meglio l’Ihsahn “testimonial della Decathlon” di quello in versione “nonno di Rumenigge a spasso col cane”. Soprattutto perché in questo modo si sta avvicinando pericolosamente all’idiota dei bububu, almeno a livello estetico.
https://images.app.goo.gl/Nn4RYTFfc3GA9NWF8
https://images.app.goo.gl/3zoVZhFbBKU64aES9
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Per me quest’uomo, per quello che rappresenta e che ha fatto e per il talento smisurato di cui ci ha fatto dono, può pure farsi le foto sessions in costume da bagno e canottiera.
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La parola Telemark mi fa sempre pensare ai cataloghi Postalmarket, ma la canzone, invece, fa tornare in mente i Van Der Graf Generator e non mi pare poco.
Kravitz idolo assoluto.
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