Tom Gabriel Warrior cela la verità assoluta sul global warming

Tom-Gabriel-Fischer

Un giorno mi accorsi che Lars Ulrich era diventato vecchio, parecchio vecchio. E tentai di capire quando fosse successo. Non si trattava di un fenomeno graduale, come accade a ognuno di noi, ma piuttosto di una di quelle cose che appaiono legate a una coincidenza, a un preciso fatto della vita. Ad esempio i capelli bianchi in seguito a un brutto spavento, cose così. Decisi di stabilire quando fosse avvenuto il fattaccio e procedetti secondo la seguente logica: Lars Ulrich era un personaggio molto celebre, e, di conseguenza, molto presente in rete, e così, digitando su Google il suo nome seguito dalle varie annate, sarei rapidamente riuscito a scoprire che il 1999 e il 2000 dovevano averlo provato molto. Ricollegai il tutto alla lettura, da parte sua, di troppe recensioni di Reload. Continuando nella mia severa ricerca, scoprii inoltre che nel 2005 aveva assunto la “carpenteriana” forma di Max Pezzali, e che solo due anni più tardi tentò addirittura di farsi ricrescere i capelli, fermandosi subito.

Perché l’ho fatto? Il Carrozzi sostiene da sempre che ho troppo tempo libero, ma si trattò di senso del dovere. Fu come una reazione a catena. La scoperta legata al batterista dei Metallica mi portò a studiare in modo meticoloso le sembianze di Tom G. Warrior, all’anagrafe Fischer. Uno dei miei indiscussi idoli adolescenziali, per via di quel cappellino di lana che sembrava essere diventato incapace di togliersi, attrasse di colpo tutta quanta la mia attenzione: era nuovamente tempo di ricerche. I Celtic Frost non ebbero il medesimo seguito dei Metallica, e per questo motivo non riuscii a trovare sufficienti immagini utili a stabilire chi glielo avesse venduto, quando avesse iniziato a portarlo, e infine, se avesse avuto dei brevi periodi di ricaduta o di sfiducia nei confronti dell’oggetto di morbido cachemire. Tom Gabriel Warrior è una vita che ce l’ha addosso, e questo aspetto non si poteva negare in alcun modo.

Gli attimi più concitati della riunione fiorentina

Esattamente un anno fa abbiamo convocato d’urgenza una riunione presso la mia abitazione: presenti l’amico Matteo, pisano, che si presentò con una golosissima torta al cioccolato ritraente un pentacolo rovesciato, e Roberto Bargone, il quale, per l’occasione, stava effettuando la consueta spola tra Milano e Roma per accertarsi che – da Nord a Sud – tutti scrivessero sufficienti articoli per Avere vent’anni del mese corrente. La gravità della situazione lo costrinse a fare tappa a Firenze. Il carattere fortemente complottista di quest’ultimo lo portò inoltre a osservare che – sebbene non ne avesse alcuna prova – i capelli lunghi che scendevano ai lati del cappellino di Tom G. Warrior fossero a loro volta una parte integrante del capo di vestiario. Un po’ come se sotto di esso dimorasse l’equivalente svizzero del colonnello Kurtz, per intenderci. Involontariamente descrisse un accessorio invernale sì azzardato nei gusti e nell’estetica, ma per nulla dissimile dai cappellini che davanti alla visuale fanno scendere tentacoli alla Cthulhu. Essendo commercializzati e diffusi questi ultimi, mi auspicai di trovarne ceste stracolme a prezzi vantaggiosi ai prossimi mercatini di Natale. Ma non c’erano. Né Zara, e nemmeno Tommy Hilfiger, avevano venduto quel cappellino al cantante dei Triptykon. E nemmeno gli itineranti. La mia ricerca si interruppe in modo brusco.

Nell’attesa di capire se Roberto avesse o meno ragione, sposterò ora l’attenzione da tutt’altra parte. Ho scoperto il periodo esatto in cui Lars Ulrich imboccò la via della voragine temporale, ma Tom Gabriel Warrior ha fatto molto più di me. Egli ha smascherato, di fatto, la gigantesca farsa legata al global warming. Il presidente americano Donald Trump ne sminuisce da sempre gli effetti: i ghiacciai ci sono ancora poiché vi si avventurano gli alpinisti, e a New York gli è capitato d’assistere a un paio di nevicate da urlo, che, da sole, comproverebbero le sue autorevoli e sentenziose teorie. Anche il fondatore degli Hellhammer porta i suoi elementi probatori, in merito a ciò. Uno che ha scritto e inciso Cold Lake terrebbe mai addosso un cappellino del genere, per svariati inverni, se facesse realmente più caldo del solito? Avrei il dovere di dargli del folle! e del disonesto!, e i Celtic Frost, senza esagerare, sono uno dei miei cinque gruppi preferiti di sempre. Non potrei mai farlo. Inoltre egli proviene dalla Svizzera, e avrà con certezza preso il trenino da Grindelwald per raggiungere il ghiacciaio dell’Aletsch (il cui arretramento annuo supera però i dieci metri, è statistica) e l’incantevole e ospitale Kleine Scheidegg, per ammirare, in loco e in tutta la sua maestosità, il caratteristico “ragno bianco” che sputa mortali slavine sulla minacciosa parete nord dell’Eiger. Tom Gabriel Warrior, e lui soltanto, custodisce la verità.

Il custode della verità

Possa il sole rovente sciogliere il mastice da pelletteria che rende un tutt’uno la tua cute e quel nero cappello di lana, e risolvere per un’ultima volta ogni dubbio che attenaglia la nostra redazione da fin troppe stagioni: dopo averci meravigliati con Morbid Tales e ancor più con To Mega Therion, e dopo averci consegnato Monotheist e Melana Chasmata, ovvero, due dei più grandi album della nostra epoca, svelaci la verità e indirizzaci all’acquisto di una Toyota Yaris ibrida a 18.000 spiccioli piuttosto che di una spaziosa e prestante monovolume alimentata dal diesel, corredata da fiera classificazione euro 6. Ancora una volta, come sulle note infauste di una Inner Sanctum, io mi affiderò completamente a te. (Marco Belardi)

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