Il Centini vuole tenersi tutte le cantautrici goticone per sé

C’era un periodo in cui qua su Metal Skunk conoscevamo al massimo Chelsea Wolfe. Dopodiché è arrivato il Centini e ha fatto conoscere a tutti Emma Ruth Rundle con la recensione di May Our Chambers Be Full, collaborazione della cantautrice con i Thou. In redazione è piaciuto abbastanza, tanto che più di uno di noi l’ha inserito in playlist l’anno scorso. Salvo poi sentire il Centini che comincia a dire che lui in realtà voleva scrivere una stroncatura e non voleva che ci piacesse ecc. ecc. Centini, assumiti le tue responsabilità.

Ora, la collaborazione tra la Rundle e i Thou aveva oggettivamente dei difetti: sembrava un po’ posticcia, costruita appositamente per far incontrare i due pubblici. La musica era quella dei Thou meno ispirati, sulla quale cantava la Rundle, accompagnata costantemente dallo scream “gallinaceo” [cit.] di Bryan Funck. Insomma, il termine collaborazione era probabilmente inappropriato e posso anche accettare che al Centini non sia piaciuto poi così tanto – io stesso lo misi in ultima posizione nella top 10, più che altro per mancanza di alternative. Bloodmoon: I invece è una vera collaborazione tra i Converge con Chelsea Wolfe nella quale, stando alle dichiarazioni dei diretti interessati e ai crediti dell’album, i membri dei due gruppi (dalla parte della Wolfe era presente anche Ben Chisholm, suo coautore) hanno tutti partecipato e apportato il loro contributo in quanto singoli individui, musicisti, artisti: una vera opera corale che porta i nomi di Converge & Chelsea Wolfe principalmente per motivi pratici e commerciali. Secondo voi è piaciuta al Centini? Spoiler: NO.

Certo, le collaborazioni di questa nuova ondata di cantautrici proveniente dagli Stati uniti con gruppi metal, tendenzialmente afferenti alle correnti sludge/post-metal e post altri generi, è diventata quasi una moda (però bisogna ammettere che funziona). Un altro sodalizio più recente e tutto europeo è quello di A.A. Williams coi Cult of Luna, mentre potremmo considerare Neurosis & Jarboe e gli stessi Cult of Luna con Julie Christmas antesignani di questa tendenza. Bloodmoon: I ha però un’impronta diversa. Innanzitutto perché la cooperazione tra gli artisti è iniziata in maniera del tutto spontanea, nel 2016, con un tour europeo che passò anche per il Roadburn e che vedeva la partecipazione anche di Steve Von Till. In secondo luogo perché, come già detto, l’album si presenta come una collaborazione tra individui, più che tra gruppi – il cantante e chitarrista dei Neurosis si è poi defilato, mentre si è aggiunto Stephen Brodsky dei Cave In. Il risultato è un’opera originale, che unisce le sensibilità di tutti gli artisti coinvolti, dando vita ad uno stile che si rifà chiaramente ai rispettivi generi di riferimento, ma dove è difficile capire precisamente dove finisca Chelsea Wolfe e dove inizino i Converge e viceversa – parziali eccezioni le tracce Viscera of Men e Tongues Playing Dead. Allo stesso modo, è sbagliato aspettarsi un disco dei Converge o un disco di Chelsea Wolfe.

Ma questo può bastare al Centini? No. Lui preferisce che la Rundle strimpelli arpeggini oscuri e intimisti da sola. Preferisce che la Rundle e la Wolfe suonino insieme e si titillino vicendevolmente. E non lo fa perché dice che i Converge non sono più quelli di Jane Doe, discorso che oltretutto troverei francamente insensato dopo venti anni e dopo così tanta acqua sotto i ponti. Oppure perché Chelsea Wolfe era meglio prima (Birth of Violence manco gli è piaciuto). È che preferisce proprio tenersele per sé e non condividerle con nessuno. Vuole che gli cantino le ninne nanne tediose mentre gli carezzano la testa pelata. Ma solo dopo che gli hanno sussurrato che gli hanno preparato seitan e hummus per cena perché la carne rossa fa male alla salute. (Edoardo Giardina)

 

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