EMMA RUTH RUNDLE & THOU – May Our Chambers Be Full

Ok, ero partito con lo scrivere una stroncatura lamentosa e dolorosa di una delle mie Muse preferite. Poi per buona prassi ho continuato ad ascoltare il disco mentre scrivevo e cancellato quello che avevo tirato giù fino a quel momento perché in fondo ho, solo parzialmente, cambiato idea. Contestualizziamo, prima.
Chi è Emma Ruth Rundle? Semplice, tra le varie cantautrici (più o meno) dark emerse negli ultimi anni, è quella con le basi più solide e i risultati più viscerali. Niente svenevolezze alla Marissa Nadler, no atteggiamenti da diva goth alla Chelsea Wolfe (da me adorata ma praticamente sempre ignorata tra queste pagine). Emma Ruth Rundle ha un curriculum piuttosto solido: militanza nei Red Sparrow e collaborazioni illustri, tra cui sul bel Conquistador di Dylan Carlson (quello con la moglie Holly in copertina). Alla chitarra, ERR ha una personalità splendida e psichedelica tra post metal e grunge. Alla voce, un approccio malinconico e di carattere. Alla scrittura, soprattutto, una continuità con la canzone americana più riflessiva e profonda. Quest’anno sarebbe stata curatrice del Roadburn, non male, no? Poi, per inciso, è più o meno il mio modello di donna ideale, con chitarra o senza (eh, dai, non si vive di solo Darkened Nocturn Slaughtercult).
Chi sono i Thou? E che ne so io. Me li ha passati un collega, ma non ne ho capito il perché. Non seguo Cvlt Nation come dovrei, ok, però non mi dicono davvero nulla. Figurano sul web come gruppo sludge con influenze black metal. Ora, prima di fare riferimento allo sludge ci penserei due volte. Anche io ho rimesso su gli EyeHateGod mentre cucinavo, tanto per essere sicuro di non sparare parole a caso. E ve li immaginereste voi Bower e co. presentarsi con quell’aria parrocchiale un po’ così?
(Idiosincrasia mia: non riesco a prendere sul serio chi suona il basso tanto in alto che si potrebbe vedere l’ombelico, col braccino che suona a mo’ di zampa di gallina. Il basso è lo strumento fallico per eccellenza e deve stare giù, in mezzo alle gambe, con funzione apotropaica a beneficio dello sfigato nerd che di solito si trova a suonarlo. Vita vissuta. Chi lo suona in alto non ha capito un bel niente del senso di suonare il basso. Basta guardare una foto qualunque di Rex Brown o Peter Steele. Come? Per suonare meglio deve stare in alto? Allora non avete mai visto e sentito Joey Vera, mi spiace.)
Ok, tornando al merito, nei Thou non ci trovo nulla, ecco. Ma proprio nulla.
Quindi insomma, venendo al disco, l’accoppiata mi suonava sospetta. Mi puzzava di captatio benevolentiae assolutamente non necessaria nei confronti di un pubblico più estremo. Come quando la splendida Anna Von Hausswolff si faceva immortalare con la maglietta di Burzum (ops, scusate, si può ancora dire B*rzum in pubblico?). O come quando la Wolfe (la cui carriera ERR segue a distanza come ai bei tempi Mustaine coi vecchi sodali) ha tirato fuori un Hiss Spun che male non era, ma che risultava comunque troppo forzato rispetto al precedente, e splendido, Abyss.
Bene ma non benissimo, il disco. La voce da gallina strozzata di Bryan Funck smorza quasi sempre la tensione che ERR riesce a creare e le parti pesanti sono quasi del tutto anonime. Che fastidio. Quello che salva in calcio d’angolo un disco del genere è, come prevedibile, la classe profonda dalla nostra Musa in anfibi e t-shirt metallare. Quando si manifesta lei, meglio se in solitaria, il suono si dispiega evocativo, oscuro, avvolgente, romantico. Così Killing Floor e Magickall Coast sono bei pezzi. Anche Ancestral Recall sarebbe magnifica, se non intervenissero le grida di Paolino Paperino che ha schiacciato un dito nel cofano della 313. Un’operazione del genere è riuscita sicuramente molto meglio a Chelsea Wolfe (appunto) e Converge nel tour di Blood Moon (che lacrime, signori, quel giorno). O ai Cult of Luna e Julie Christmas con Mariner. Perché i Cult of Luna, anche se non sono certo il mio pane quotidiano, hanno di sicuro ben altro spessore rispetto ai Thou. E perché Julie Christmas è Medea in persona e, come tale, è perfettamente a suo agio tra muri di suono potentissimi, drammatici ed oscuri (chi si ricorda quel capolavoro che è stato A Day of Nights?). Emma Ruth Rundle invece è una magnifica redneck (acquisita) da grande romanzo decadente americano. E a me piace così. Ma non significa per forza che funzioni in un contesto più estremo (anche se solo sulla carta). (Lorenzo Centini)
Si metta a verbale: il bassista, tra l’altro, può permettersi l’headbanging anche se completamente calvo (per scelta o per diocane alopecio).
"Mi piace"Piace a 1 persona
In realtà il disco di Chelsea Wolfe sarebbe “Hiss Spun”… Comunque credo che la signora Wolfe e la signora Christmas restino inarrivabili per la Rundle che comunque non ha una voce da disprezzare. Personalmente non mi dispiacciono i Thou (a parte la foto obbiettivamente ridicola) sull’accoppiata non ho ancora un parere, di solito da cose come questa escono o cose sublimi o pessime, non ho dubbi sulle altre due (e nemmeno su Jarboe e i Neurosis, se vogliamo dirla tutta), qui qualche dubbio in più c’è, ma musica come questa va ascoltata con calma per farsi un’idea precisa.
"Mi piace""Mi piace"
Grazie per la segnalazione, è stato l’errore di uno stagista che ha trascritto male ed è stato per questo scacciato a pedate.
"Mi piace""Mi piace"
Ci mancherebbe, sono il primo a fare continuamente strafalcioni di questo genere. Alla salute!
"Mi piace"Piace a 1 persona