METALLICA – 72 Seasons

Novembre 2022. I Metallica pubblicano Lux Aeterna e un esterrefatto Bargone si ritrova, unica voce fuori dal coro, a difendere un singolo tutto sommato carino col quale la redazione s’era accanita. In breve gli estratti diverranno quattro. A metà aprile esce l’album e scopro che dura precisamente quanto Hardwired… To Self Destruct, il cui difetto lampante era appunto il durare troppo.

Ai Metallica, ne sono convinto, non interessa fare un disco da St. Anger del 2003, l’ultimo concepito con un’idea alla base, e con la bastonata fra capo e collo che ne conseguì. E in sette anni uno come James Hetfield può andare oltre questa roba qua, anche a sessant’anni, anche dedicandosi alla composizione un solo mese all’anno, mente e corpo. Se solo ne avesse la voglia. Ma a quei livelli e a quell’età la voglia è sistematicamente soppiantata dalla necessità, che volge lo sguardo ai concerti perché il guadagno sta tutto lì. Quanto alla durata infinita degli album, la legge dello streaming impone più contenuti e loro glieli offrono sul piatto d’argento. Gli offrono Inamorata con la sua durata che supera One Rode to Asa Bay. Ma veniamo all’album, cui mi sto dedicando da una settimana con primo ascolto alle 6:40 del mattino il giorno dell’uscita e trattamento sanitario obbligatorio la sera stessa.

91nXuH6lzKL._AC_SL1500_

L’artwork fa cacare come mai un artwork dei Metallica aveva fatto cacare. Le fotografie macro ai fluidi corporei di Anton Corbijn e il ritorno in pompa magna di Brian “Pushead” Schroeder (già con loro per la copertina del 1988) per disegnare quella porcata fumettosa su St. Anger, badate bene, fanno parte di questa speciale classifica. 72 Seasons ha il privilegio di montare sul gradino più alto del podio e schizzare tutti di spumante; una bella vendetta nei confronti di quel Corbijn che ebbe l’idea della copertina di Load.

La produzione è formalmente perfetta, e debbo lamentarmene. I Metallica hanno goduto di una spinta paurosa da Bob Rock finché non si son sentiti costretti a ripensare le gerarchie. Il rullante di Lars sul Black Album e più in generale i suoni del medesimo furono un’opera d’arte vera e propria; Bob Rock seppe sporcare i suoni in Load mantenendo il marchio di fabbrica vivo e vegeto. Quel che è accaduto nel 2003 non inficia minimamente il mio giudizio su uno dei produttori (e mentori) più significativi della storia dell’hard rock. Togliete quel rullante da St. Anger e avrete un’altra produzione da urlo; ma quel rullante, cari miei, così come l’idea di sporcare Load, erano le scelte coraggiose e talvolta contraddittorie che marchiarono a fuoco gli album dei Metallica prodotti dal biondino. Per quanto Rick Rubin abbia combinato un casino imbarazzante con le compressioni e il missaggio di Death Magnetic, trovo che Greg Fidelman sia un buon produttore a cui mancano un po’ di attributi. Hardwired suona moscio rispetto alle due produzioni precedenti, e, data la forte impronta classica, un po’ ne comprendo la scelta. Ha quella cassa che pare sputacchiare e che pertanto considero odiosa; ma è una produzione perfetta, nonostante privata del genio che dovrebbe sprizzare da un tanto atteso album di quei quattro. 72 Seasons è la versione più potente e corretta di Hardwired e la scelta, se mai ce ne fosse una, è stata quella di focalizzare tutto su Lars Ulrich. Quasi un’ammissione che, perché le cose siano fatte perbene, Greg Fidelman dovrebbe un po’ fare il Bob Rock della situazione. E Fidelman ha fatto l’impossibile per tirar fuori il rullante di Lars, per inciso l’unica parte della batteria che a lui interessa sul serio. Per quanto approvi la suddetta decisione, Fidelman avrà sì ottenuto un buon rullante, ma non sarà mai il rullante di Lars Ulrich tirato fuori da Bob Rock. E la stessa cosa vale per gli altri strumenti, sebbene in proporzioni minori.

870x489_metallica

Le canzoni sono tutte al di sotto di Lux Aeterna, che inizialmente non mi piaceva e m’è entrata in testa un attimo più tardi. È la più vivace e grintosa, quella in grado di fare ben sperare. Le uniche che tengono botta sono 72 Seasons, che ci mette troppo a ingranare e ben regge fino a metà, dopodiché arranca in una ripetizione ossessiva; il classico brano da cinque minuti stirato a dispetto fin quasi a otto. Poi Chasing Light, il mio pallino, ariosa e ritmata.

Qui dentro convivono due anime, una speed metal influenzata da melodie e riff NWOBHM, un’altra a metà fra il Black Album e quel che avremmo dovuto ascoltare nel 1994 per prepararci gradualmente a Load. Ossia la sua versione metallizzata. Se andate a riascoltare le preview sul palco di brani come 2×4 capirete che l’intenzione originaria dei Metallica andava sensibilmente in quella direzione.

I Metallica sono stati particolarmente attenti ad alcuni aspetti della composizione e ne hanno trascurati altri. Ad esempio hanno curato in maniera piatta le introduzioni dei brani. Attaccano troppo spesso col binomio basso/batteria o con Lars soltanto, chiaramente accanito sul rullante e sulla cassa. L’unico pattern funzionale al riff in arrivo è quello che apre If Darkness had a Son e mi ha fatto respirare un goccino d’aria vecchia. Peccato che la canzone, pur carina, sia similissima a Confusion (da Hardwired).

2023-04-10-james-hetfield-the-72-seasons-interview_02

Dicevo che i suoni sono costruiti sull’impatto di Lars sull’album. Fermo restando che a breve scriverò un pezzo sul batterista d’origini danesi, credo che quest’ultimo abbia svolto un compito più appariscente del solito. Se ripenso a quanto era stato fastidioso su Death Magnetic ne ho una parziale conferma. Qui riesce a farmi incazzare solo su You Must Burn!, un massiccio lento alla Sad but True che favorirebbe una batteria lineare e dritta in cui invece lui va a infilarsi in modo invadente. Su Sad but True, se ci ripenso, ogni suo fill di batteria era perfetto. Non voglio nuovamente invocare Bob Rock ma credo che in quegli anni, stando dietro a quei quattro, abbia compiuto miracoli misti a danni ingenti, alla stregua di un manager o della moglie antipatica che supervisiona come dai il cencio. Il fatto che nessuno supervisioni Lars Ulrich è naturale conseguenza di certe sue invasioni di campo tipo l’orrendo attacco di The Day that Never Comes di quindici anni fa.

Accettabile Sleepwalk my Life Away e pure Room of Mirrors – bellissimo il riff quasi power metal alla fine – il resto sono canzoni sinceramente bruttarelle e fra queste metto persino il singolo Screaming Suicide, che parte bene, regge fino alla strofa e poi si perde totalmente.

E alla fine c’è Inamorata. Ne ho lette di tutti i colori, tipo che comincia alla maniera degli Sleep. Io avrei buttato lì anche gli Electric Wizard o i Belzebong. Anche un po’ i Thecodontion per farla breve.

Inamorata è il classico pezzo alla The Outlaw Torn, ma più lunga; o alla Fixxxer, ma più lunga. È una Bleeding Me più lunga di Bleeding Me che non ce l’ha fatta. Ha qualche buon momento, specie a metà, ma il ritornello certo non aiuta e poteva esser sgrassata di un terzo. Risente di certe cose coverizzate su Garage Inc.

Inamorata certifica l’apporto di Kirk Hammett all’album, e non tanto per quell’assolo armonizzato che un po’ ovunque ha fatto furore. Non credo che i Metallica abbiano volutamente svolto un lavoro corale, come invece hanno dichiarato loro. Credo che ciò sia dipeso dal calo fisiologico di James Hetfield. Parliamoci chiaro: Hetfield i dischi dei Metallica li ha fatti da solo, supervisionato poi da Lars Ulrich che ne ha in sostanza decisa la forma e le sembianze finali. Il riff è di James Hetfield, la melodia pure; Lars aggiusta, sposta, corregge. Non a caso l’unica volta in cui James Hetfield non c’è stato con la testa e con il fisico, hanno cancellato tutto e ricominciato daccapo, e il risultato è stato il secondo album che avrebbero intitolato St. Anger. In rete si trovano ancora scampoli delle versioni preliminari dei brani scartati dalla prima sessione, e certe cose sono meno orrende di quel che pensiate.

Sono fermamente convinto che i Metallica abbiano lavorato di gruppo, e tirato in ballo Kirk, di colpo, per compensare alle temporanee amnesie di Hetfield. Che arrangia bene e suona come da consuetudine; ma per carità, è tutto così ordinario. A 72 Seasons mancano i riffoni da urlo, è tutto da manuale come se qualcuno avesse detto all’intelligenza artificiale di cacciar fuori dei riff generici dei Metallica. Non a caso abbiamo il secondo album consecutivo con riferimenti netti al periodo 1996-1997 e con la furbizia di starne debitamente alla larga per mezzo dell’heavy metal. Le ritmiche sono spesso scarne e lineari e questo perché si è guardato a un suono classico, semplificando per necessità sia individuale (Lars?) che collettiva.

Quanto vale 72 Seasons? È semplice, prendo le sue migliori canzoni e le metto da una parte: la prima, Lux Aeterna, Chasing Light; in seconda battuta quella uguale a Confusion e Sleepwalk my Life Away.

Ora prendo le migliori di Death Magnetic e di Hardwired… to Self Destruct. Prendo All Nightmare Long, The Judas Kiss, My Apocalypse e il singolo mezzo plagiato da One; dal secondo prendo Atlas Rise, Moth into Flame, Dream no More (a molti non piace, io ci sono fissato) Halo on Fire, Confusion e Spit Out the Bone.

A mio parere i pezzi appartenenti al secondo gruppo sono tutti superiori a quelli di 72 Seasons. La differenza fra un album formalmente vario, corale, ben prodotto, perfettino, ma vuoto dentro, e gli altri due, che ho trovato apprezzabili sin dal primo giorno, è lampante. Accettabile, ascoltabile, ma di fatto sto ascoltando il peggior disco dei Metallica dopo St. Anger, fatte le seguenti puntualizzazioni: che Reload ha alcuni brani rock che spaccano il culo e pertanto glielo preferisco; che non considero Lulu un disco dei Metallica ma un qualcosa di simile a un frontale fra due treni dal punto di vista di chi deve raccattare i cadaveri; e che i Metallica un disco davvero brutto, orrendo, indifendibile, non l’hanno mai fatto, neanche oggi che si limitano a un compitino che potrebbe essere l’ultimo come il penultimo. Di quello del 2003, tanto, ne parleremo a breve per il ventennale: e giù di antidolorifici. (Marco Belardi)

23 commenti

  • @Marco Belardi: ciao, quando scriverai finalmente il pezzo sul mitico Lars, puoi trovare anche la risposta al perchè il buon Lars non utilizzi i ride cymbals dai tempi di Master of Puppets? Io non me lo spiego e non me ne capacito!

    "Mi piace"

  • ” Fermo restando che a breve scriverò un intero pezzo sul batterista d’origini danesi” è una roba che mi provoca la secchezza delle fauci. Sul fatto che i riff sembrano generati automaticamente sono pienamente d’accordo ed è una cosa che dura dai tempi di Death Magnetic, ed è il peggior difetto degli attuali Metallica: i riff, gli assoli, le linee vocali, per non parlare della batteria…suona tutto generico, scolastico ed è per questo che ottanta minuti di ‘sta roba è un supplizio, una noia che soltanto chi magari ha 15/16 anni e ascolta metal da sei mesi può trovare sopportabile. L’unica traccia sulla quale non mi è calata la palpebra è Inamorata dove, a tratti, ho ritrovato le poche cose che mi erano piaciute di Load. E se in un disco dei Metallica devo andare a cercare qualcosa che mi ricorda Load per trovarci un minimo di interesse significa che siamo messi male, molto. Capitolo Bob Rock/ Ulrich: è vero che fu proprio il lavoro del produttore su Lars a rendere il Black Album ciò che é, ma è altrettanto vero che fu Bob Rock a rovinarlo come batterista, inculcandogli l’idea che fosse cosa buona e giusta mettersi a suonare come un ragazzino e, di conseguenza, rendendo i Metallica un gruppo del cazzo.

    "Mi piace"

  • Qua e là come, dice il recensore, qualche buona idea c’è non capisco l’accanimento di dover fare canzoni di 7 minuti (…e un album di 80), considerando che non sei i Tool e che in un formato da 4 minuti tiri fuori una canzone che certo non è una pietra miliare, ma si fa ascoltare più che volentieri.

    "Mi piace"

    • A dire il vero pure i pezzi degli ultimi Tool sono fatti da riff ripetuti alla nausea…almeno quelli dei Tool sono piacevoli, anche se il calo da 10000 Days a Fear Binocolo per me è davvero enorme.
      Gli ultimi Metallica li salto proprio, visto che già Death Magnetic non ero riuscito nemmeno a finirlo una volta.
      Considerando che già la 4 Stagioni mi è indigesta, dalla 72 Stagioni me ne tengo alla larga. A questo punto aspetto i commenti dei fanboy per vedere se essi stessi sono meglio o peggio dei fanboy degli Iron…

      "Mi piace"

      • Sui Tool sono perfettamente d’accordo con te (Fear Inoculum, tra l’altro, l’ho ascoltato veramente pochissimo) ed è il concetto che alla fine volevo esprimere, I Metallica non hanno ne la perizia tecnica, ne, attualmente, l’attitudine per rendere interessante una canzone che vada oltre i 5 minuti.

        "Mi piace"

      • I Metallica non hanno proprio più l’attitudine da band metal. Stanno cercando di essere una versione semplificata di ciò che furono ai tempi di Master of Puppets o and Justice, ma non funziona. Oltre al fatto di essere regrediti tecnicamente hanno totalmente perso quel feeling oscuro, arcigno e minaccioso nei riff e nelle linee vocali che avevano mantenuto fino al Black Album e che era la loro vera cifra artistica. Questo disco suona “allegro”, non ha un cazzo di ciò che erano i Metallica. Avrebbero dovuto proseguire sulla strada intrapresa con Load, magari imparando a non pubblicare qualsiasi stronzata gli venisse in mente (Cure, Ronnie..) e tornando ad un suono più heavy tipo Black Album, come su Garage Inc. per intenderci. In una versione rock metallizzata, forse avrebbero avuto ancora qualcosina da dire ma come band metal tout court sono improponibili.

        Piace a 1 persona

  • Giuseppe Emanuele Frisone

    Da vocalist dei Thecodontion, mi ha fatto sorridere leggere il nome della mia band nella recensione. Francamente è l’ultima cosa che mi sarei aspettato ahah.

    "Mi piace"

  • Una merda noiosa senza speranza di salvezza.

    Piace a 1 persona

  • Si impara sempre qualcosa di nuovo:quindi questi tizi allungano i loro brani per la legge dello streaming.

    "Mi piace"

  • Vedendomi arrivare in negozio settimana scorsa, uno dei ragazzi di Discoteca Laziale mi fa:
    – È inutile che chiedi, lo trovi lassù.
    Alzo lo sguardo e tra gli scaffali delle novità trovo i colori dell’ape Maia co’ il letto negro der fijo idrocefalo che pija a mozzighi le sponde senza rimette in ordine.
    Rispondo con un leggero moto di stizza che sono all’incirca 32 anni (dio cane) che non sgancio un soldo pe’ sti poveracci. Piuttosto me compro due etti de cocco e li butto nel cesso.
    Lui sgrana un po’ gli occhi e tenta di convincermi bonariamente che stavolta hanno fatto un ottimo lavoro.
    – Prendo gli Overkill, ti ringrazio. Forza Roma e abbasso la lazio. I Dodheimsgard sono arrivati?

    Piace a 1 persona

  • I Metallica hanno cambiato stile 3 o 4 volte e ormai hanno fatto e disfatto il metal a modo loro. Fanno i Metallica senza far parte di una precisa corrente, infatti MOP e’ finita nella Biblioteca del Congresso perche’ va al di la’ di un genere specifico di appartenenza.
    RTL gia’ perdeva la componente hardcore punk di KEA, fondamentale per formalizzare il thrash, per riscrivere l’heavy metal (non il thrash) per ottundere e martellare. Nel 1991 associarono il metal ad architetture rock. Poi non discuto del fatto che possano piacere o far cagare, solo che certi paragoni a parer mio lasciano il tempo che trovano, specialmente se fatti con altre band puramente thrash.

    Piace a 1 persona

    • Concordo! Un grande errore bollare i Metallica come thrash metal tout-court. Proprio Ride The Lightning è più un album heavy, togliendo FFWF, Creeping Death e Trapped Under Ice. La title track, For whom, Fade to Black e Khutulu non sono thrash. Escape è una versione embrionale di Enter Sandman

      "Mi piace"

  • “i Metallica un disco davvero brutto, orrendo, indifendibile, non l’hanno mai fatto”: ma vai a cagare e smettila di scrivere di cose di cui non capisci un cazzo.

    "Mi piace"

    • Vabbè, diciamo che nella categoria del brutto, orrendo e indifendibile St.Anger ci sguazza dentro molto bene. E Reload a ruota

      "Mi piace"

    • sì, ma con calma eh… son d’accordo che Reload e soprattutto St. Anger sono indifendibili, ma cerchiamo di non trasformare in una fogna pure questo spazio, per cortesia

      "Mi piace"

  • Ps: L’artwork di Load è di Ares Serrano (vedi anche pisschrist dei FF) e non di Anton Corbijn.

    "Mi piace"

  • Per me dopo …and justice si sono sciolti. Non esitono più. Mi dispiace ma non li riesco a digerire. Gli voglio bene lo stesso perché non finirò mai di ringraziarli per i quattro capolavori. Ma poi il nulla. E sulle note di fade to black vi saluto

    "Mi piace"

  • Ho trovato questo album abbastanza godibile (come Hardwired e come Death magnetic) ma nulla di più. Senza infamia e senza lode. Certo non sono pezzi che entreranno nella storia e Load gli è superiore di 18 lunghezze. Concordo in larga parte con la recensione , in particolare quando dice che fanno il compitino e che i riff sembrano creati da un generatore di riff automatico in stile Metallica. Un disco simile, tutto groove, poteva durare anche 20 minuti di meno e non moriva nessuno. Certo non di noia. E’ forse la prima volta nella loro carriera che non ci mettono una ballata, un arpeggio, un calo di dinamica. E’ tutto dritto, tutto paro da inizio a fine…cristo! Neanche una variazione di suoni….
    Aggiungo che prendere un fenomeno di bassista (ma ormai sono 20 anni che sta con loro) per fargli fare il minimo sindacale, ma che senso ha? Slegate Trujillo, fategli fare qualcosa!!!

    Piace a 1 persona

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...