NOCTURNAL BREED – We Only Came for the Violence

Condivido in pieno la recensione di Panzer Division Marduk volta a spiegarne le differenze di attitudine con ciò che il black metal era stato considerato sino ad allora. La stessa cosa accadeva anche in periferia, con le nuove leve e con chiunque altro fosse stato investito dall’onda d’urto: di certi gruppi ho già parlato all’interno di un paio di pezzi, cioè uno e due, e posso ripetere che sia quei giovanotti dei Raise Hell, sia i Nocturnal Breed – l’allora side project di Silenoz dei Dimmu Borgir – non fecero altro che esasperare il tiro del celebre album dei Marduk. Anche suonando in un modo del tutto diverso.

Se Panzer Division Marduk è il tizio che investe di proposito un tale che gli rimaneva sui coglioni, Raise Hell e Nocturnal Breed sono la seconda passata a retromarcia. Raise Hell e Nocturnal Breed sono i due chihuahua abbaioni e carichi di odio al guinzaglio del tipo palestrato – Panzer Division Marduk – che ti sta fissando alla fermata del bus con la stessa espressione facciale di Steve Tucker nelle photo session. Inoltre dilagò questa cosa insensata e ciclica dei carri armati in copertina: prima i Marduk, poi gli Enthroned in uno dei loro peggiori lavori; Raise Hell e Nocturnal Breed scelsero di omaggiare il settore bellico con bucoliche immagini di attacchi aerei: tutto quanto sembrava essersi trasformato nel videoclip di Sacrifice dei Motorhead, e c’erano Spitfire e truppe che volavano e marciavano contro la chiesetta dietro casa, sbattendosene della contraerea o dei sistemi radar con i quali le suore e i chierichetti li avrebbero potuti intercettare. Erano pronti a distruggerla una volta per tutte, e la fanteria avrebbe polverizzato anche i cocci al suono degli M-16. Non si capiva nemmeno cosa cazzo volessero suonare quei due, ma tutto quanto era talmente goliardico che per un brevissimo periodo li amai per davvero. Il modo di intendere il metal estremo da parte dei Nocturnal Breed prevedeva la caciara totale, e a pochi riuscì farlo così bene.

Silenoz che molla i Nocturnal Breed dopo l’uscita del loro migliore album, No Retreat… No Surrender, è codardia pura: in futuro sarà tamarro come le scarpe con le zeppe degli anni Novanta, si ritroverà per le mani una cosa più grossa del previsto, ma vaffanculo. I Nocturnal Breed per lui erano come la birretta con gli amici per raccontare la sbronza vera, cioè quella della sera precedente; lui voleva di più, e finirà per fare i quattrini con la roba più ridicola in circolazione. Silenoz stacca l’ossigeno ai Nocturnal Breed e questi restano in debito con l’hard rock più sleazy, quello della cover dei Twisted Sister, così come con il thrash metal più feroce e ottantiano: ma si sono trasformati in una cosa ordinaria. Non fanno più effetto nemmeno le foto dentro ai libretti, con le motociclette e le fiche scandinave a tette all’aria: i Nocturnal Breed prendono a incidere un disco ogni sei o sette anni, azzeccano Fields Of Rot, cannano Napalm Nights, e gli altri due senza Silenoz tra i ranghi sono semplicemente ordinari. Questo qua, We Only Came for the Violence, è ordinario tanto quanto lo era Tools Of The Trade, il Nuovo Inizio con cui capii che era già tutto finito. Forse è più arrogante, più estremo, ma è il classico album di mezzo la cui colpa principale risiede nel presentarti tredici tracce, delle quali solo un paio finiranno realmente per dirti qualcosa. Una è Nekrohagel, l’unica che davvero rimanda al 1999 senza perdersi in puttanate; l’altra è Frozen To The Cross, una sorta di tributo ai Darkthrone che tributano a loro volta il punk, o se volete scomodare il termine, il crust. Frozen To The Cross pare uscita fuori da The Cult Is Alive ed è il momento in cui il chihuahua si stacca dal guinzaglio e inizia ad aggredire la folla, mutilando tendini d’achille e staccando generosi lembi di pelle scoperta e abbronzata. Il resto è nella media: niente lo era su No Retreat… No Surrender.

In vent’anni abbiamo tuttavia assistito a due cose: per quanto il filone alla Dissection abbia gradualmente perso interesse, nonostante ricordi un ottimo album dei Necrophobic e questi tizi tedeschi che si chiamano come un cartone coi cavalli, mettendo da parte i Raise Hell, i quali infatti fuggirono immediatamente e con insuccesso dalle parti del thrash citazionista, i Nocturnal Breed è come se avessero partecipato ad un qualcosa di importantissimo. In quanti avrebbero scommesso sul ritorno degli Ottanta nel 1999? Sulle produzioni sporche, spontanee, in contemporanea ai Testament che rompono ogni regola e rilanciano a modo loro un genere? I Nocturnal Breed lo fecero, e a giudicare dalla folta scena thrash metal norvegese di queste ultime annate, la loro perseveranza non deve essere passata proprio inosservata. Un album ogni sei o sette anni e nemmeno di altissimo spessore, quindi, ma questi qua, per quanto le loro intenzioni fossero giocherellone e goliardiche, vanno ringraziati sul serio. (Marco Belardi)

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