RADIO FECCIA #23: non c’è fiha ai concerti dei Dream Theater

È la mancanza di tempo a impedirmi di buttar giù quattro o cinque distinti articoli sul popò di roba di cui ci sarebbe da parlare in maniera approfondita. Non preoccupatevi: non è il lavoro né la prole a privarmi del mio tempo. È che ci sto dando dentro con la serie televisiva Narcos e mi trovo ancora al cartello di Cali, dunque alla terza stagione. Ne seguiranno altre tre ambientate in Messico, il che mi priverà del mio tempo per molto ancora.
LA PANZA DI TOLKKI SCONFINA IN TEXAS. MA IL COLOSSEO CHE C’ENTRA?
Già che ho rammentato il Messico, partiamo da lì e dallo strambo crossover della terra, appunto, dei Narcos con la Finlandia: Timo Tolkki.
Il classe 1966 finlandese trapiantato nei deserti ci informa che “apparently in the USA you write the data like this” e che il giorno 11 marzo 2022 sarà a Fort Worth, Texas (teatro, se non vado errando, del Cunning Stunts dei Metallica, con la differenza che lui si esibirà nel più fognoso e meno capiente dei locali). Prima prova indiziaria: nel fare lo sbruffone gli americani penseranno comunque che la data sia scritta all’europea, e che quindi l’esibizione si terrà il 3/11/2022 inteso come tre novembre, trasformando l’evento in un autentico fiasco. Seconda prova indiziaria: si prenota su prekindle.com (slogan: event ticketing that works) al prezzo di 15 dollari americani, il che, non appena cinque anime a stelle e strisce non avranno resistito alla tentazione d’esserci per i classici di Visions ed Episode, farà saltare l’intera faccenda come capitato a decine di esibizioni, side project, vendite online di apparecchiature e monili personali e stramberie varie alle quali abbiamo assistito a suo tempo. La presentazione del concerto, professionalmente parlando, è avvenuta mediante una locandina chiaramente ispirata alla pagina social Amo il mio carabiniere, con tanto di bucolico arcobaleno e luna rossa direttamente dalla copertina del 1997, e un improvvisato Colosseo il che lascia supporre Claudio Lotito alla prefazione, alle backing vocals o in qualità di fonico di palco. Pagarlo non sarà semplice, visto come andò con Felipe Anderson.

Due teenager americane attendono eccitate uno strappo a uno show dei Dream Theater
PERCHÈ IL BATTERISTA DEI TOOL SI È FATTO ARRESTARE IN AEROPORTO?
Proseguo con Danny Carey. Il talentuoso batterista dei Tool, decisamente uno dei migliori interpreti al mondo del suddetto strumento, è stato arrestato all’aeroporto di Kansas City. Non è ancora chiaro granché, se non che si sia reso protagonista di un litigio e che al momento del diverbio fosse vestito malissimo (ricorda un po’ il Jesse Pinkman di Breaking Bad, e, direi, il volto di Saul Goodman). Che cosa ha fatto? Non si capisce bene: almeno quando Homme fu pizzicato all’aeroporto in possesso di un manganello si seppe subito quale fosse il movente. Di Danny Carey possiamo solo ipotizzare che sia semplicemente uno sbarellato che milita nella stessa formazione di uno, Maynard, che, solo per incidere un disco sotto stress, girò per il traffico cittadino nei pressi dello studio di registrazione per ore, e che si fece pure appendere a testa all’ingiù pur d’incrementarlo, codesto stress. Oppure che un passante gli avrà fatto presente che è cresciuto con Ulrich, che, in fin dei conti, era un creativo, e che non gliene frega niente di tutte le sue dinamiche e i passaggi sui rulli su Stinkfist, e che poteva quindi andarsene affanculo. Io penso che una litigata con Carey possa partire da una scintilla del genere, da una domanda tipo “ma il disco nuovo stavolta quando esce?”, altrimenti non se ne starebbe nei Tool: altro non so.
L’UTILISSIMA CRIPTOVALUTA DEI MEGADETH
C’è poi Dave Mustaine che, mentre Ellefson vende un quantitativo imprecisato di bassi elettrici “utilizzati nei Megadeth” (essendo inverno ed essendo in voga le stufe a pellet quello utilizzato nei The Lucid avrebbe comunque una sua logica) e d’attrezzatura “varia” (quest’ultima parola mi mette addosso una paura che non immaginate), è a sua volta entrato a piede a martello nel mondo delle criptovalute mettendo in circolazione la moneta virtuale dei Megadeth, la $Mega (facilissima da convertire in $Megma qualora l’operazione non dovesse volgere a buon fine). Lo osserviamo poi posare sorridente in fotografie che lo ritraggono in procinto di vendere qualunque cosa, fra cui quegli irresistibili cameo video personalizzati nei quali potrete, sotto cospicuo versamento di soldi realissimi, fargli dire qualunque stronzata nei trenta secondi che vi collegheranno a lui, tipo che Hammett è stata una scelta migliore. E io a quel punto non gli farei dire altro, trattandosi di pagare.
Ci sarebbe pure Bruce Dickinson che ultimamente non fa altro che cantare, vestito in camicia bianca alla Labyrinth 1998/2001, i suoi classici a cappella. Ma non ce ne frega un cazzo.
Il piatto ricco e conclusivo di questa carrellata di Radio Feccia ultima edizione 2021 (nonché prima, e prima dal 2019 in virtù di una mai ritrovata continuità che mi ha ricordato Lucas Paquetà e Piatek) è “i Dream Theater”.
L’ENTUSIASMO DEL PUBBLICO FEMMINILE PER GLI ASSOLI DI JOHN PETRUCCI
Che cosa è successo in casa Dream Theater, oltre a quel disco d’inediti che dovevo recensire e che al momento ho ascoltato una sola volta e mezzo?
Metal Hammer a quanto pare ha intervistato Petrucci e, circa una settimana fa, le domande (scelte accuratamente e sadicamente dai lettori) hanno avuto un riscontro. Su tutte una, di tale Jo Fleischer, che ha proprio voluto pungerlo nel profondo o metterglielo nel culo che dir si voglia.
“Visto che ai vostri concerti non ci sono praticamente donne, avete mai considerato di trasformare la mancanza di code al bagno delle signore in un punto vendita per il merchandising?”
L’inizio della risposta di John Petrucci altro non è stato che “THAT’S FUNNY!!!”, al che mi sono implosi svariati organi interni.
Ha poi precisato, rincarando la dose, che sua moglie, Rena, è una chitarrista che è pure intervenuta come “guest instructor” (Boldrini digli qualcosa) a uno dei suoi “camp” denominati John Petrucci’s Guitar Universe (nel manifesto immagino ci siano le solite mani protese di Visions e il Colosseo, oltre a Lotito che controlla i Green Pass all’ingresso con un 70% di esiti negativi). Ha pure aggiunto che sua moglie (non binary guest instructress al camp Crystal Lake) militerebbe pure in una cover band dei Judas Priest chiamata Judas Priestess. Al che i restanti organi interni mi si sono cotti in un attimo, tipo al microonde.

Una fan ci mostra il suo entusiasmo per la presenza di tutta In the Presence of Enemies nella scaletta
John, vuoi che ti spieghi perché non ci sono donne ai tuoi concerti? È molto semplice, te lo dice un toscano che da piccolo andò a vedere i Theatre des Vampires.
All’epoca la fica non aveva ancora preso saldamente il controllo dei live di metal estremo, ahimè. Ma notammo una cosa, che le prime pioniere volevano essere come loro: dark, aggressive, in tiro come non mai. Volevano essere come Sonya Scarlet, come la prima Cristina Scabbia. Coloro che avevano il freno a mano tirato sognavano magari un animo gentile alla Anneke, i cui poster molti miei commilitoni andavano imbrattando non di fissativo o vernice; chi vorrebbero essere costoro se di fronte avessero Jordan Rudess che si esibisce?
La gnugna che va a spararsi all-men band come i Marduk, che è moltissima, ci va perché vuole roba forte e perché ben sa chi troverà ai suddetti concerti. C’è un motivo se in Big Bang Theory ci hanno messo un elemento di contrasto e quell’elemento di contrasto ebbe il nome di Penny. Se ne rintracciassimo ai vostri concerti (escluse le fidanzate gelose che li hanno seguiti fin lì perché “un concerto dei Dream Theater” pareva loro una bella scusa) sarebbe un elemento di contrasto, e nient’altro. Ma uno che ha aperto il John Petrucci’s Guitar Universe, precisamente, che pubblico dovrebbe mai avere? Cazzo, John, ripigliati. (Marco Belardi)
I Dream Theater li vidi live una volta sola, peraltro a Fucecchio, quindi magari c’era anche il buon Belardi. La fia, in quantità modeste, ma c’era, anche se suppongo fosse là per i gruppi di apertura (Labyrinth ed Angra). Potrei sbagliarmi, ma credo di non aver più ascoltato niente dei Dream Theater dopo aver assistito a quell’esibizione.
Questi $mega sembrano la classica valuta inventata dei luna park o delle feste medievali che ti accettano solo negli stand all’interno. Magari ne prendo un po’ e poi li uso per comprare le attrezzature usate di Ellefson.
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Io non litigherei tanto con Danny Carey: è un bestione imponente che per poco non è finito nell’ NBA, finirebbe molto male per quasi chiunque.
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La presenza della fan eccitata, diciamo così, dalla presenza di ‘In the presence of my enemy’ riscatta il tempo perduto a sentir parlare di Petrucci & co.
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