I dieci migliori gatti di Metal Archives

Il noto database Metal Archives, panacea di tutti i mali per ogni metallaro che si rispetti, ci ha ormai abituati a pesci d’aprile sempre molto creativi. Ricordo per esempio quello di più di una decina di anni fa, nel periodo in cui ci fu una stretta sugli altrettanto noti siti di condivisione dati, rei di essere un ricettacolo per la pirateria, quando fece comparire nella home page una schermata che comunicava che il sito era stato sequestrato per lo stesso motivo – per inciso, io ci casco più o meno ogni anno. Il 1° aprile 2021 la scelta è ricaduta su dei simpatici gattini che sono andati a sostituire le immagini delle band. Che, poi, qual è la ratio dietro alla scelta della tipologia di gatto più rappresentativa per una determinata band? La mente dietro alle schede dell’Encyclopaedia Metallum ha creato un algoritmo che trovasse foto di gatti che somigliassero a uno o più membri della band in questione? Le ha caricate a mano una ad una, modificandole singolarmente con vari gadget quando necessario? 

Questo, inter alia, va a dirimere una vexata quaestio che ha tenuta impegnata la redazione per lungo tempo e sulla quale vi vorrei rendere partecipi: ovvero, è più black metal il lupo o la lince? Che poi, mutatis mutandis, è solo una delle tante battaglie (in versione metallara) della guerra tra canidi e felini per la supremazia nel cuore di noi esseri umani. La mia tesi, che è poi quella che per primo ha sostenuto il buon Messicano, è che la lince sia molto più grim & frostbitten del lupo. Un animale versatile ed intelligente, progettato da Madre Natura per cavarsela in mezzo alle nevi del Nord, da solo contro tutto il resto del mondo, messo a confronto con un animale da branco che da solo non saprebbe manco come cacciare un cerbiatto zoppo: non c’è proprio partita. Se la mente dietro a Metal Archives ha scelto degli eleganti gatti e non degli stupidi cani ci sarà un motivo.

10 – Lou Quinse

Il decimo posto, se non altro per perorare ancora maggiormente la causa della lince, è occupato senza ombra di dubbio dal gatto dei Lou Quinse, gruppo delle montagne piemontesi abbastanza apprezzato qui dentro (soprattutto da me e da Ciccio). Un gatto dall’andatura sicura e leggera, che incute timore solo per come scruta la preda da lontano. I chihuahua di Charles avrebbero ottenuto lo stesso effetto? Direi proprio di no.

9 – Shores of Null

Rimaniamo in Italia ma passiamo ad uno dei nostri feticci più rinomati, gli Shores of Null. Un gattino grigio e bianco vestito da diavoletto rispecchia perfettamente l’indole della band romana e del loro doom misto a death melodico. Beyond the Shores (On Death and Dying) è stata solo la prima parte del materiale composto nell’ultimo periodo dai nostri e ci dobbiamo aspettare un album almeno altrettanto lungo nel prossimo futuro. Per il prossimo videoclip lungo quanto tutto l’album vi vogliamo vestiti così.

8 – Candlemass

Se fino ad ora non ero riuscito a trovare un metodo dietro alla scelta dei gatti ed ero solo rimasto ammaliato dalla loro bellezza, coi Candlemass comincio a pensare di aver trovato una modalità ben precisa. Messiah Marcolin non è più il cantante degli immortali svedesi da parecchio tempo (e non è neanche il mio preferito), ma sicuramente è stato e sempre sarà il loro membro più iconico, con buona pace del pizzetto a treccia che Leif Edling si è fatto crescere di recente. Un gatto ciccione spaparanzato sul divano che sembra battere i pugni a ritmo sulle ginocchia come il robusto cantante italo-svedese nel video di Bewitched? Vice, se stai leggendo ti segnalo questo reato di body shaming.

7 – Celtic Frost

Ok, questo forse è un po’ scontato, ma a volte le cose più semplici sono anche le migliori, e questa è di sicuro effetto. Forse si comincia anche ad intravedere uno schema nella scelta dei gattini (o pattern, se preferite l’aziendese parlato a Milano e dintorni). Questo non fatemelo neanche spiegare, per favore.

6 – Sodom

Sempre della serie gattini che assomigliano ai loro padroni (o quelli che in un mondo perfetto dovrebbero essere i loro padroni), per i Sodom viene scelto l’alter ego felino di un giovane Tom Angelripper. Ancora più semplice e ancora più efficace.

5 – Opeth

Sulla stessa linea, ma con una vena più espressionista, è invece la scelta del gatto degli Opeth. La spocchia e la boria di quella che ormai è l’unica mente artistica rimasta a tirare le fila del gruppo svedese sono ben rappresentate dall’elegante gattino pettinato alla perfezione e vestito con un simpatico cappello e un foulard a pois. Gli occhi leggermente a mandorla sottolineano i lineamenti aristocratici del viso e le vibrisse rimangono dritte come la sua linea dinastica che, senza interruzioni, parte dal prog rock anni Settanta e arriva fino ai giorni nostri.

4 – Iced Earth

Scommetto che, non appena avevate scoperto di questo simpatico pesce d’aprile, siete andati tutti immediatamente a controllare il gruppo americano, sicuri di trovare qualche perla. La foto di Jon Schaffer in gattabuia a causa della sua partecipazione alle rivolte di Capitol Hill è effettivamente un colpo da maestro, per quanto telefonato. Se però fate attenzione ai dettagli noterete che è un fotomontaggio: le braccia sembrano articolarsi in un modo leggermente innaturale e si ha l’impressione che le sbarre siano state aggiunte in un momento successivo. Anche il collo pare non rispettare alla perfezione le proporzioni anatomiche che ci si aspetterebbe.

3 – Anathema

Non sapevate come rappresentare la vena hipster alla Radiohead degli ultimissimi Anathema (anzi, scusate, ana_thema)? Beh, questo pingue gatto imbolsito che siede al pc con un paio di occhiali tondi e un bellissimo papillon potrebbe fare al caso vostro. Assomiglia pure molto a Danny Cavanagh (e quanto detto sulla deriva dell’ultimo album del gruppo dove suona coi suoi fratelli vale forse ancora di più per l’ultima oscenità mezza elettronica che ha pubblicato da solista, Monochrome).

2 – Alcest

Il gatto degli Alcest è talmente ben scelto che sembra una riproposizione della copertina di Spiritual Instinct che allo stesso tempo cerca anche di catturare le atmosfere delle copertine dei primi tre album (Shelter e Kodama vanno chiaramente e fortunatamente esclusi da questo discorso). Ma quant’è leggiadro con quelle ali da fata?

1 – Mourning Beloveth

Sono stato felice di aver riscoperto i Mourning Beloveth di recente, grazie a un bello split con i The Ruins of Beverast. A loro è toccato un gatto albino senza naso e orecchie, rinchiuso dentro ad una gabbia che guarda fuori con uno sguardo vitreo e vuoto: una perfetta rappresentazione del male di vivere veicolato dalla loro musica, emblema efficace della condizione umana che tutti noi viviamo da marzo 2019. Non poteva non essere al primo posto.

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