ALCEST – Spiritual Instinct
Il nuovo disco degli Alcest è sempre un evento attesissimo in quel covo di omosessuali che è la redazione di Metal Skunk. Inveterati pederasti come Ciccio e Charles, oppure aspiranti emuli degli eunuchi ottomani come Edoardo Giardina, o ancora inqualificabili personaggi come Marco Belardi, che se riescono ad ascoltare i Leprous è palese che abbiano il culo chiacchierato: tutti fan degli Alcest. Persino il crudele distruttore di mondi Mighi Romani e il truce pugilatore Enrico non sono immuni al fascino umbratile del glabro polistrumentista francese. E, manco a dirlo, io stesso amo addormentarmi al neghittoso suono di scenari fatati decantati dal fioco sospiro di Neige, sognando sottoboschi imperlati di rugiada su cui vagolano eterei folletti dal cuore innamorato. L’unica differenza è che io, a differenza dei miei colleghi succitati, sono eterosessuale.
Insomma Spiritual Instinct è il sesto disco degli Alcest, il primo per Nuclear Blast e il secondo dopo la catastrofe Shelter, l’album in cui avevano provato a fare direttamente gli Slowdive con risultati diciamo controversi. In questo Spiritual Instinct non è troppo diverso dal precedente Kodama: un album che stabilisce un canone fisso su cui poter campare finché sarà possibile, senza troppi scossoni e senza rischiare più di tanto. Da questo punto di vista gli Alcest sono un gruppo artisticamente finito proprio con Shelter, che era brutto e noioso ma che era anche il disco in cui si sono assunti più rischi: dunque, a meno di imprevisti, non si dovranno mai più temere sorprese da parte loro, e il giochino reggerà finché Neige sarà ispirato abbastanza da trovare le melodie e le atmosfere giuste.
Il grandissimo interrogativo su Spiritual Instinct era relativo al passaggio alla Nuclear Blast. Il perché è ovvio e scontato, ma lo ripeto lo stesso: come può, si pensava, l’etichetta che per antonomasia è legata alle produzioni di polistirolo, alle batterie registrate da Robocop e in generale a tutto il peggio del metal per ragazzini minorenni rispettare il suono così molle ed onirico degli Alcest? La risposta ce l’aveva già anticipata il video di Sapphire: non cambiando nulla. Fortunatamente, la pestilenziale etichetta tetesca ha lasciato che Neige si rivolgesse ai soliti Drudenhaus studios e al suo produttore, già tastierista degli Anorexia Nervosa, che ha curato tutti i dischi degli Alcest tranne il debutto, che fu registrato direttamente da Neige, probabilmente nella sua stanzetta piena di peluche dei My Little Pony.
Quindi Spiritual Instinct è sulla stessa identica scia di Kodama, e si può pensare con ragionevole certezza che non sarà l’ultimo con queste caratteristiche. È forse più omogeneo del predecessore, che si perdeva un po’ verso la fine come tendono a fare quasi tutti i loro dischi. Coloro ai quali già piacevano gli Alcest saranno felicissimi, e di sicuro non ci saranno nuove acquisizioni nella fanbase, diciamo così. Speriamo solo che la Nuclear Blast non si faccia venire strane idee, perché a questo punto è l’unica cosa che può seriamente rovinarli. (barg)
La prima parte dell’articolo è stata devastante. Davvero.
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Mi sento chiacchieratissimo anche io.
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