Dieci dischi per gli anni Dieci: Cesare Carrozzi

Faccio sempre molta fatica a fare classifiche. Sapete, ogni volta che c’è da fare la poll di fine anno ho la “fortuna” di incappare nell’evidenza che, uscendo sempre un mucchio di merda, è più difficile trovare materiale interessante da inserirci dentro piuttosto che da scartare, ma alla classica domanda “quali dischi porteresti su un’isola deserta?” vado regolarmente nel pallone, perché mi piace davvero un sacco di roba e ritengo che vivere, che ne so, di soli tre dischi (o tre chitarre, o tre ricette di barbecue, o altro) è davvero troppo riduttivo, persino ipoteticamente. Ma anche cinque o dieci, per dire. Magari sarò strano io, ma se una cosa mi piace tendo ad esplorarla per bene, quindi limitarmi ad usufruirne in maniera regimentata non è più un’opzione percorribile. Vale per la musica e vale per la cucina, e per fortuna che non mi drogo, diciamo. E quindi meno male per me che il secondo decennio di questo secolo non è esattamente simile agli anni Ottanta del secolo scorso, altrimenti altro che dieci dischi contati, che poi sarebbero questi di seguito in nessun particolare ordine di gradimento:

TESTAMENT – Dark Roots of Earth (2012)

Che discone, amici. Una mazzata tra capo e collo che nel 2012 dai Testament non mi aspettavo affatto, o almeno, sicuramente non dai Testament con quasi la formazione originale. Non che The Gathering mi fosse dispiaciuto (ANZI), ma se The Formation of Damnation era così così, questo Dark Roots of Earth piuttosto incredibilmente riuscì non tanto a riportare il gruppo ai fasti che furono, quanto a consegnare al nuovo millennio la miglior versione dei Testament possibile. E da quel picco, infatti, non hanno potuto far altro che scivolare giù inesorabilmente.

JUDAS PRIEST – Firepower (2018)

Praticamente un disco di Rob Halford con in copertina il logo dei Judas Priest, il che va benissimo, visto che è un lavoro ottimo, ben pensato, ben suonato, ben prodotto, senza sbavature di sorta. Addirittura senza nemmeno riempitivi, visto che i pezzi sono tutti più o meno ad un livello più che buono e anzi ci sono parecchie gemme. Lo si deve allo scarso apporto di Glenn Tipton, purtroppo malato di Parkinson? Secondo me sì. D’altronde Tipton è un po’ come Steve Harris: faccio io, decido io, comando io, che quando sei giovane e ispirato magari funziona, da vecchio e bolso inconsapevole certo che no.

DEATH ANGEL – The Dream Calls for Blood (2013)

Mi era piaciuto moltissimo anche Relentless Retribution, ma The Dream Calls for Blood è quello che preferisco tra quelli incisi con la formazione stabile che i nostri oriundi filippini hanno da dieci anni a questa parte. Veloce, incazzato, con la voce di Mark Osegueda cattivissima come sempre, The Dream Calls for Blood è un lavoro allucinante che va ascoltato e riascoltato ancora.

CARCASS – Surgical Steel (2013)

Surgical Steel è un disco fantastico che purtroppo ancora non vede un successore, successore che comunque, se e quando arriverà, quasi sicuramente non sarà al suo livello. È un mondo difficile. In ogni caso, questo è il miglior disco possibile per i Carcass da Heartwork e Swansong: le chitarre di Bill Steer sono eccellenti, la voce di Jeff Walker sempre a fuoco, la batteria spacca e insomma è tutto bellissimo.

ENFORCER – From Beyond (2015)

Qualcuno magari preferirebbe Death by Fire, ma secondo me è con From Beyond che gli Enforcer hanno dato il meglio, il loro lavoro più equilibrato, tra pezzi veloci, altri più cadenzati e tutto quello che ci capita in mezzo. Per chi non li conoscesse, gli Enforcer vengono dalla Svezia e sembrano uscire fuori dritti dal 1985, con una perizia tecnica che però è un po’ più figlia dei nostri giorni ed una produzione assolutamente retrò, quindi per forza di cose molto studiata nei suoni, sia delle chitarre che della batteria. La voce di Olof Wikstrand è ottima e perfettamente azzeccata nel contesto di un gruppo che, fino a From Beyond appunto, pur essendo totalmente derivativo non aveva ancora sbagliato un colpo.

BLACK SABBATH – 13 (2013)

Non gli avrei dato una chance, invece poi l’ho ascoltato e mi è piaciuto pure. Praticamente è tutto quello che vale la pena di scrivere su 13, è un disco dei Black Sabbath con Ozzy alla voce che poteva uscire malissimo e che invece è bello. Se non lo avete ancora ascoltato fatelo, anche perché è pure l’ultimo.

THE BLACK DAHLIA MURDER – Nightbringers (2017)

Abysmal mi era piaciuto, ma ho cominciato ad interessarmi davvero ai The Black Dahlia Murder proprio con Nightbringers, un lavoro velocissimo, pesante e pure melodico, che ha il solo limite nello scream di Trevor Strnad, un po’ piatto e a volte un po’ troppo, nel senso che è sempre presente, qualche volta in maniera eccessiva. Ma è un dettaglio, perché per il resto è un disco bello assai che vi consiglio caldamente.

SORCERER – The Crowning of the Fire King (2017)

E dire che non vado pazzo per il doom, ma questo The Crowning of the Fire King è un dei dischi più fighi che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi anni, complice pure il cantante e i chitarristi, tutti bravissimi. L’unico vero difetto dei Sorcerer è a volte la prolissità, ma è una delle caratteristiche che di solito accompagna il genere e comunque a fronte di tanta qualità è una tara che gli abbuono piuttosto volentieri.

CONCEPTION – State of Deception (2020)

Un capolavoro da avere.

GRAND MAGUS – Triumph and Power (2014)

Sicuramente, tra i dischi dei Grand Magus dopo Iron Will, è quello che preferisco: ben scritto, con pezzi carichi, potenti e tutti o quasi con un ritornello e delle linee melodiche memorabili. In più, è sempre un piacere ascoltare la voce di JB. Certo non si inventano nulla, né in Triumph and Power e nemmeno negli altri dischi della loro carriera, ma quando sono ispirati come in questo lavoro, in Iron Will e in altri pezzi sparsi nella discografia, non ce n’è veramente per nessuno. (Cesare Carrozzi)

2 commenti

  • Però! Mi piace quasi tutto, degli altri che hanno scritto quasi niente. Saranno gli arrosticini che parlano per me.

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  • anche per me finora è la selezione con cui ho più in comune. Sicuramente condivido priest, carcass e conception. Gli altri che se personalmente non sono da top del decennio mi piacciono comunque.

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