Il grande ritorno dei CONCEPTION è un capolavoro
Un capolavoro. Questo disco è un capolavoro e, col senno di poi, sono ancora più contento che Roy Khan abbia avuto quella sorta di “esaurimento” che lo portò, un po’ di tempo fa, ad abbandonare i Kamelot per ritirarsi dalle scene. Onestamente all’epoca pensai che fosse del tutto bollito e che difficilmente si sarebbe ripresentato su un palco, il che poi ci starebbe: voglio dire, tournée su tournée alla fine sfiancano, e, se uno non ci deve necessariamente campare (complice lo stato sociale norvegese), allora ad un certo momento lasciar perdere può essere la soluzione migliore, tanto più che i Kamelot si sono trovati un suo clone (decisamente meno ispirato) e continuano a sfornare dischi clone di The Black Halo fatti con lo stampino (decisamente meno ispirati. Che poi, come nota a margine, già solo le copertine degli ultimi Kamelot, con quei pastrocchi gotico-imbecilli che fieramente campeggiano sotto il logo, fanno passare la voglia di ascoltare il disco. A meno che non siate gotico-imbecilli pure voi, chiaro). Però, ed è una fortuna per noi tutti, la passione di Khan evidentemente non si è esaurita, e se già un annetto fa il mini My Dark Symphony ci aveva dato un felicissimo assaggio del ritorno dei Conception, è con questo State of Deception che, per assurdo, i norvegesi riescono a tirare fuori il capolavoro indimenticabile.
È incredibile come sia tutto fantastico, tutto perfetto, non una sbavatura, non una caduta di tono, anzi, piuttosto picchi di stile ovunque. Incredibile soprattutto come i Conception di oggi siano ancorati al passato (vedi She Dragoon) eppure incredibilmente proiettati verso il futuro, in un reinventarsi senza snaturarsi rarissimo e sorprendente proprio perché sono di gran lunga più numerosi i gruppi che alla lunga si degradano (Iron Maiden, Queensryche, Dream Theater, tanto per fare qualche nome noto a tutti) piuttosto che quelli capaci di un lavoro, anzi, di un miracolo come questo. È incredibile, se contiamo che questi hanno una cinquantina di anni di media, la verve di ventenni ma l’esperienza e le capacità di gente che ha passato il mezzo secolo. Magari sarà stato anche merito di questa fase di stanca che ha tenuto Khan e Tore Ǿstby lontani dalle scene dando loro il tempo fisiologico di rigenerarsi, immagino di sì, ma se tra dieci anni tirassero fuori un lavoro così sarebbe veramente un miracolo, anche se non ci spero troppo. Oddio non lo so. Ovviamente mi piacerebbe moltissimo, però magari anche prima di dieci anni, facciamo cinque, o tre, o uno, o domani. Che capolavoro, al punto che se putacaso ve lo perdete siete dei poveri stronzi. (Cesare Carrozzi)
e come tutti i capolavori non è stato compreso da tutte le altre testate che hanno fatto la recensione..Qui finalmente si parla di vero capolavoro proprio come pensavo io.grazie metal skunk.
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Porcoddio, sono d’accordo con Carrozzi. Mi fa senso ‘sta cosa.
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fa specie che sia una mezza autoproduzione, senza una grossa label alle spalle.
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Bellissimo disco davvero
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Per quanto serve: a me è piaciuto un sacco, ho pure pensato “il Kahn è tornato” ,,, ma sono quasi sentimentale come il tipo che ha scritto l’articolo su Wikipedia su Roy Kahn. Speravo pure di vederli dal vivo. …speravo
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