Avere vent’anni: CHILDREN OF BODOM – Hate Crew Deathroll

All’epoca i Children of Bodom vivevano a cavallo fra l’apice assoluto della loro carriera e quel lento declino in cui sai d’essere ancora strafamoso ma che, se non ti dai una mossa, nel giro di cinque anni ti renderai conto che è tutto finito. Giovani com’erano, dubito pensassero a fattori come questo alla data di pubblicazione di Hate Crew Deathroll. Chissà invece se in casa Spinefarm già non facessero due conti nelle tasche di Alexi Laiho, oltre che nelle proprie, naturalmente.

La fretta nel pubblicare Tokyo Warhearts l’ho sempre attribuita alla spremitura d’un fenomeno musicale prima che questo si esaurisca, e, ironia della sorte, la sua scaletta venne estratta da soli due album: i migliori. Che all’epoca lo avessero presagito o no, non lo sapremo mai. Dovendo collocare il live album ideale dei Children of Bodom in un preciso momento che ne riassuma lo stato di estasi, francamente, non sarei andato oltre l’opera terza Follow the Reaper. Ma questi cinque finlandesi erano dei treni, e nel 2003 la loro inarrestabile corsa diede alle stampe il secondo disco consecutivo che fece percepire a quasi tutti come la parabola fosse discendente.

1920px-Finland_2016-02-20_(26329849595)

Accolsi tiepidamente Follow the Reaper, svolta power metal dichiarata, laddove Hatebreeder era già considerabile un brillante power metal nascosto fra le righe del metal estremo. Ma vi dirò: in virtù di quanto avrei poi apprezzato Hexed, considero il power metal, anzi, quel power metal, il mestiere destinato ai Children of Bodom affinché funzionassero al meglio. Avrei pagato per vederli rallentare la loro evoluzione ed andare alla deriva per un altro po’. Invece finì subito, e con Hate Crew Deathroll partì un altro treno. Era percepibile fin dalla prima traccia, Needled 24/7, col thrash metal (al modo dei finnici) tenuto in vetrina nonostante un ritornello categoricamente melodioso ed immediato. Tutto il disco a dire il vero sarà un contrasto (netto, a volte fastidioso) fra le nuove intenzioni di Alexi e i cliché già assodati, alternando, in taluni casi forzatamente, elementi non del tutto capaci di amalgamarsi fra loro. E così rivalutai quello stesso Follow the Reaper, ritenendone perfetta l’alchimia musicale.

713bCxKAnmL._AC_SL1400_

La realtà è che Hate Crew Deathroll si distinse per una sola cosa: la produzione. L’idea fu quella di far suonare gli strumenti in maniera meno fredda e chirurgica che in passato. Meno asettica, di conseguenza meno scandinava. La parentesi Tagtgren fu presto archiviata e si tornò al produttore storico, Anssi Kippo, guarda caso produttore dei Norther dallo stesso anno in poi. Anssi aveva già messo mano sui primi due lavori del gruppo in coppia con Mikko Karmila al mixaggio, e stavolta adoperò una metodologia differente. A mio parere si trattò del miglior operato in studio di registrazione mai architettato dai cinque di Espoo. La batteria di Jaska Raatikainen suonava – finalmente – come meritava; le chitarre, meno taglienti che in passato, avevano una profondità sui bassi mai udita finora senza che il suono generale venisse compromesso o impastato. Needled 24/7, sommata a quella produzione, mi fecero urlare al miracolo troppo presto.

La porcata era in realtà dietro l’angolo. Da Sixpounder, e dall’annessa scimmiottata ai Pantera, non intravidi molto altro per cui festeggiare. Apprezzai Chokehold, non disdegnai Bodom Beach Terror né l’incedere marziale alla Sentenced di Angels don’t Kill ma, a distanza di vent’anni da quell’acquisto a scatola chiusa (l’ultimo nei loro riguardi e non senza qualche percettibile perplessità di fondo), ritengo questo il primo passo falso di una band ancora in forma, ancora capace, ancora convinta, ma che forse era stata spremuta troppo rapidamente. Dopodiché c’è chi gli preferirà Are You Dead Yet?, a saracinesca ampiamente tirata giù. (Marco Belardi)

4 commenti

  • buona rece… disco ascoltabile, che suona bene, ma che si percepisce essere un altro e non ultimo calo artistico

    "Mi piace"

  • Saranno 15 anni che non lo riascolto, letteralmente. Forse questo articolo mi dà la spinta a farlo…all’epoca lo accolsi come una grossa delusione. Non amando un granchè nè i Pantera nè tantomeno il groove metal, non mi piacquero per nulla quelle pesanti influenze. Per me la formula giusta era quella dei primi 3 album, avevo delle aspettative sui Bodom after midnight, ma purtroppo sappiamo com’è andata a finire.

    "Mi piace"

  • Ci cascai pure io con Needled 24/7 e con la title track. Non abbastanza da comprarlo, ma da farmi sfuggire cose tipo “QUESTI sono i CoB che volevo!”, quando anche io continuo a ritornare su FtR. Bella rece.

    "Mi piace"

  • Un amico mio era fomentatissimo con i Children of Bodom. A me non hanno mai detto più di tanto. C’è da dire che a parte i Norther non ricordo altre band che abbiano un suono simile.

    "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...