Il clima natalizio ha fatto nuovamente sbroccare Cronos

C’è una tizia al centro anziani sotto casa che, puntualissima, alle quattro del pomeriggio comincia a dare di matto. Il motivo è che vuole andarsene di lì il prima possibile; allora chiede a tutti i passanti di aprirle il cancello. Dato che in tal caso la ritroverebbero a Imola, il cancello se ne sta bello chiuso. Dopodiché, passati quindici, massimo venti minuti,  lei comincia a bestemmiare in faccia ai cauti operatori del centro anziani, accanendosi con le donne. Ha chiesto persino a me di aprirle il cancello, sempre rovistando all’interno della borsa alla ricerca di utensili che possano aiutarla a scardinare quella serratura. Ma la capisco, poiché conosco molto bene il genere di percorso che sta affrontando. Lei, la famiglia e gli operatori del centro anziani.

Da fan dei Venom, piuttosto, non comprendo perché Cronos si sia messo a bacare il cazzo ai livelli di Montesano durante il Covid-19 o di Daniele Adani durante il Mondiale in Qatar. Francamente sono due settimane che non sopporto più colui che declamò il celebre verso lay down your soul to the gods rock’n’roll, e per lui, no, di giustificazioni non ne trovo affatto. L’aprisse davvero una serratura e poi uscisse.

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Tutto comincia il quattordici dicembre, un attimo prima dell’accredito delle tredicesime, nel momento in cui le persone sono generalmente felici perché sanno che ventiquattr’ore più tardi sputtaneranno quei soldi nei peggior modi.

Non c’è da star tranquilli, perché Paul Elliott, del Metal Hammer inglese, anziché comprare un altro iPad su Amazon si prende la briga di intervistare il classe 1963 (compirà dunque sessant’anni il prossimo quindici di gennaio) e di stuzzicarlo quel poco che basta pur d’avvampare, nelle fiamme dell’andropausa, un sessantenne che ha trascorso gli Ottanta a bestemmiare di buon gusto e a comporre significativi, simbolici, iconici ma anche altalenanti dischi.

Allora Cronos, all’anagrafe Conrad Lant, incalza. Per prima cosa spara una cannonata ai Metallica, il che è diventato fattibile dalla pubblicazione di Fade to Black, rituale dal 1991, e virale dal 1996. Stuzzicare Cronos sui Metallica è come prendere da una parte mio zio e buttarla sulla politica: abboccherà. Già a suo tempo li accusò di avergli fottuto un riff per incastonarlo in Whiplash.

“I primi tre dei Metallica sono grandiosi, ma hanno composto diversi dischi di merda e dovrebbero saperlo.

Dannata omertà siciliana. I gruppi di San Francisco fanno diversi dischi di merda e fanno pure finta di non saperlo; vanno avanti come niente fosse.

E qui è come se fossi incatenato sul pavimento di una stanza, impotente, faccia in su, mentre sul soffitto vengono proiettate le copertine di Possessed (il minore del periodo fortunato, sono spiacente ma ci metto pure questo), Calm Before the Storm e svariati altri ancora dal periodo successivo a Resurrection. Che forse sono i peggiori in assoluto, ci tengo a sottolinearlo. Dischi che avranno venduto qualche centinaio di copie a esser generosi, e qui apro parentesi: ci dev’essere dell’astio per essersi portato tutta quella gente di spalla per poi essere sorpassato da ciascuno e giustificarsi con la coerenza (certamente non quella dell’inconcludente e paraculo Calm Before the Storm, allorché si provò a svoltare con un netto insuccesso).

È noto a tutti che i Venom ebbero un picco di successo subito, in una linea temporale favorevole agli inglesi e un attimo prima che le cose cose esplodessero oltre Oceano: ognuno prese, sviluppò o mantenne la propria dimensione attitudinale e commerciale. Perché guardare ai Metallica? La spiegazione è nell’immagine seguente, suppongo.

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Ma, tra una domanda e un’altra, Paul Elliott, sempre galvanizzato e in odor di tredicesima, passa dal fargli domande sulle sue passate partecipazioni in riti satanici al citare Mantas (Jeffrey Dunn) e il signor Bray, Abaddon. E gli dice che a noi fan piacerebbe rivederli tutti e tre assieme, come ai tempi di Cast in Stone. Non l’avesse mai fatto.

Se a quaranta anni suonati non avevate ancora udito il termine seguente:

“THOSE OTHER TWO DODDERY OLD FUCKERS”

Adesso, grazie a Conrad Lant, godrete di questa opportunità.

Lo ha detto davvero, e il concetto è che ci ha pure provato negli anni Novanta a riunirsi con quei due, e non è andata bene (i due dischi in oggetto a mio avviso sono oro colato rispetto a tanta roba postuma che va giù come una camomilla filtrofiore e che poi, appunto, t’addormenta). Quindi, secondo Cronos, quei due, quei “vecchi stronzi maldestri”, darebbero luogo a una prestazione scadente se li richiamasse per regalar loro qualche scatto pensione utile a salvarsi il culo. In pratica li indica come due baracconi sul viale del tramonto, mentre lui, in forma smagliante a correre ogni mattina al parchetto con le papere e le Saucony ai piedi, ci tiene a rimarcare come i dati di vendita siano nettamente superiori agli anni Novanta, un altro buon motivo per tenersi gli ottimi pischelloni della line-up attuale e non impelagare le royalties con gente che conta e non s’accontenta di due spicci, t-shirt e la voce in busta paga che recita “Onore e Gloria”.

Mi sento in dovere di spendere due parole per smentire la sua affermazione.

Una line-up non è cosa da poco. Sostituire Piggy con Mongrain e fare andare le cose magnificamente è stato possibile solo inserendo nei Voivod un individuo che, oltre alla spiccata capacità tecnica, sprigionava innato amore per il membro originario che andava rimpiazzando. Non considero Mongrain la copia di Piggy ma il suo Tributo in carne e ossa, e quel tributo lo sta svolgendo in una maniera che non solo ha ravvivato i Voivod, ma ha donato loro un orgoglioso motivo per andare avanti con quel moniker seppur privati dello storico compositore. Lo stesso potrei dirlo per i Judas Priest  rimpinguati di linfa vitale dall’iniezione di grinta portata da Faulkner. Tralasciamo l’incidente che per poco non ce lo uccideva sul palco per mezzo di un aneurisma aortico, ma Faulkner è la pedina giusta al posto giusto. Gli amici di Cronos chi cazzo sono al cospetto di due leggendari beduini con i bulloni spanati come Mantas e Abaddon?

Caro Cronos, sparate simili nei riguardi di Abaddon e Mantas potrai farle solo nel momento in cui avrai individuato due elementi carismatici e funzionali al progetto che ti permetteranno di far uscire anche solo una mezza cacatina che resti degna di menzione l’anno seguente la pubblicazione. E questo, fino ad oggi, non è accaduto. Trovo francamente più dignitosi e creativi certi dischetti a firma M-Pire of Evil e Venom Inc., su tutti Avè. Quindi, Conrad, perlomeno assicurati d’avere in mano qualcosa in più di una manciata di sabbia prima che siano solo le chiacchiere da bar, o da social, l’unico mezzo di comunicazione di un logo, un simbolo, un’icona, di cui fummo tutti giustamente innamorati. Perché altrimenti sciuperai persino il ricordo dei Venom. (Marco Belardi)

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