Sepultura 2.0: THE TROOPS OF DOOM – Antichrist Reborn

Ero molto perplesso. Spiegatemi il senso dell’ex Sepultura Jairo Guedz, ultracinquantenne e oggi identico a un magazziniere che lavora con me, che fonda i The Troops of Doom con un articolo determinativo (“the”) messo lì giusto per pararsi il culo e riparte da dove aveva mollato: da Morbid Visions.

Gli ultimi contatti fra Jairo Guedz e i Sepultura risalgono alle apparizioni del mio magazziniere preferito sul palco dei Cavalera Conspiracy, in occasione delle quali furono risuonati classici ahimè dimenticati quali Necromancer e la stessa Troops of Doom. Poi lo scippo del nome, la nuova band, i due EP di presentazione e questo album che ha visto la luce in primavera, allorché io ero preso a scovare, identificare e fotografare la rara e bellissima Zerynthia Cassandra sulle colline scandiccesi. Ammetto che l’ho sentito per intero solo un mese fa e, da allora, una decina d’altre volte.

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Zerynthia Cassandra (Ph: Marco Belardi)

Il concetto è che Jairo Guedz te l’immagini come uno svogliato uomo di mezza età che, mollato dalla storica compagna dopo un decennio trascorso a dare il pane secco alle anatre al parchetto dietro casa, decide di farle vedere come si fa: ci tiene a puntualizzare che è ancora in carreggiata e caccia fuori un album che è un furioso compendio di sonore bestemmie (ogni titolo alterna più o meno una terminologia come God, Messiah, Altar, a un aggettivo più dispregiativo del precedente), va in tournée, lo ricoverano per reumatismi, rifà due date, si caca addosso sul palco, ne fa un’altra per poi, mesto, ritirarsi in studio per un EP finché il medico curante non gli rilascia un certificato di buona salute e gli prescrive tranquillanti, Brufen per le articolazioni e Imodium alla necessità.

Tutto sbagliato: Jairo Guedz è perfettamente in grado di comporre un buonissimo album thrash metal trentasei anni dopo quel Morbid Visions; non dimentichiamo, a proposito, che per tutti gli anni Novanta fu attivissimo e suonò e registrò regolarmente con due band di cui non è fregato un cazzo a nessuno, i The Mist prima (i quali si formarono come Mayhem, salvo poi recarsi all’ufficio postale e trovare una probabile lettera dell’avvocato di qualcuno), gli orribili Eminence poi. È mio dovere dirvi che l’attuale cantante di questi ultimi si chiama Bruno Paraguay.

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L’impresentabile Bruno Paraguay degli Eminence

Qualora vi interessasse sapere com’è Antichrist Reborn dei The Troops of Doom, vi dirò soltanto che il fattore “primi Sepultura” è annidato in due o tre tracce e non ne sovrasta la scaletta. Dethroned Messiah è la più eclatante in tal senso ed è posta in apertura dell’album, con ciò rischiando di convincerci che esso suonerà tutto come un enorme ricalcare quanto svolto dai Seps all’epoca in cui Wagner Lamounier passò ai Sarcofago mentre i Nostri, spinti da Cavalera alla voce, svoltarono per la prima volta prima d’affidare la sei corde principale ad Andreas Kisser. In tutto questo la figura di Jairo Guedz ci appare talmente insignificante da trasformare in obbrobrio il solo fatto che sia lui, proprio lui, solo lui a spingere in quella stessa direzione. Eppure Antichrist Reborn è davvero un buon disco, e non è neppure banale.

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Altar of Delusion mette in vetrina linee melodiche decisamente scandinave e tipiche di certi passaggi “firma” degli At the Gates. Ci tengo a precisare che l’effetto non è urticante: sentite e giudicate voi stessi. Far from your God fa le veci dei Destruction più aggressivi e lo fa probabilmente meglio. Rebellion (niente cornamusa stavolta) è un mid-tempo slayeriano il cui ritmo decisamente marziale ci riporta a certe cose dei Kreator anni Novanta, almeno fino all’improvviso blast beat che mi ha ricordato non poco i cambi di tempo dei Sarcofago di Rotting. Rebellion è un mezzo capolavoro, forse la migliore del lotto, mentre Pray into the Abyss risulta a una prima occhiata l’altra traccia sulla scia dei primi Sepultura, con chitarre monocorda e un ulteriore accenno ai Sarcofago prima che certi sentori tipici del death europeo tornino a farla da padroni. Non arriverò fino in fondo alla scaletta con questa sorta di track-by-track (peggior pratica diffusa fra gli umani dopo la coprofagia e la lettura dei titoli di Repubblica): accennerò solo alla presenza di Joao Gordo dei Ratos de Porao quasi in conclusione (A Queda), e mi limiterò a dirvi che con questa lista ho voluto far luce sulla caratteristica principale di Antichrist Reborn, sull’unica sua caratteristica realmente in risalto. È un album vario, ma anche coeso. Non è dispersivo e il fattore “thrash brasiliano anni Ottanta”, o anche war metal, è onnipresente e si avvicenda a svariate influenze che negli anni debbono aver fatto centro nel cuore di Jairo Guedz. Uno che evidentemente il metal non ha mai smesso di ascoltarlo, di farlo suo. Un Grande Antico, e grandissimo cinquantenne, che merita il nostro rispetto e l’attenzione di tutti noi grazie a un album che non sarà certo un capolavoro. Ma che ho ascoltato più piacevolmente di molte cose a firma Sepultura o Cavalera Conspiracy: questo, con mio infinito rammarico, posso garantirvelo. (Marco Belardi)

6 commenti

  • Bruno Paraguay è evidente un pornoattore gheì

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  • È altamente probabile che non freghi un cazzo quasi a nessuno (peccato che di questi tempi non freghi un cazzo a nessuno di nulla, ma proprio zero pure se te more tu’ madre sotto ar naso); ma a me e a qualche altro malato forse sì.
    Il ritorno dei Blind Illusion è proprio un disco con i contro-cazzi. E se non li conoscete documentatevi che ne vale la pena.

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    • Ti ho dato ascolto e l’ho ascoltato e hai pienamente ragione. E infatti l’ho comprato. Peraltro lo trovo migliore del debutto, più coeso nella scrittura e compatto nei suoni. Grazie del consiglio, che estendo a mia volta a chi non abbia (ancora) ascoltato il disco.

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    • Cazzo grandi! Ho il primo su vinile e anche un demo dai miei tempi passati di tapetrader. Non sapevo che fossero ancora in giro, mi metto subito alla ricerca.

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  • Azz… l’avevo perso di vista dopo l’uscita dal gruppo, non sembra male, vedrò di recuperare qualcosa. Purtroppo mai visto dal vivo, non ricordo bene l’anno di uscita, ma la prima volta che ho visto i Sepultura, a Vienna nel lontano 1989, c’era già un giovine Andreas alla chitarra. Peccato che non so come allegare dei file mp3, altrimenti avrei voluto farvi ascoltare un brano suonato da Jairo nel 1986 a Belo Horizonte , e un altro dal concerto di Vienna che ho registrato. Confermo che il cantante in foto è veramente inguardabile, sembra George Michael metallaro.

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  • Generale Putzerstofen

    Avevo sta cassetta colore caffelatte con da un lato Morbid Vision e l’altro Bestial Devastation , sentivo il bisogno di farvene partecipi.

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