ANGEL DUST – intervista a Dirk Assmuth

Contrariamente a quel che si potrebbe pensare, non mi sono avvicinato agli Angel Dust in modo tradizionale e cioè ascoltando Bleed e poi tutto il resto. Per molti di noi quella canzone fu come spalancare una porta; io, al contrario, avevo scoperto casualmente il gruppo di Dortmund grazie alle sue prime composizioni. Loro si erano già riuniti, ma la cosa mi interessava relativamente tant’è che non riuscivo a togliere dal lettore Into the Dark Past. Stabilii che i pezzi forti fossero Legions of Destruction e Gambler, uno di fila all’altro. Traccia tre e traccia quattro. Poi, una volta smaltita la sbornia, mi sono dedicato anima e corpo ai nuovi Angel Dust: una nuova band in tutto e per tutto, anch’essa favolosa, sebbene una parte della testa continuasse a suggerirmi, malignamente, come farebbe un’emicrania, che i vecchi Angel Dust e quello speed metal dal gusto spiccatamente melodico mi mancavano eccome.
Certi capitoli sono fatti per essere chiusi e si sfigurerebbe al solo tentativo di riaprirli. Eppure quello in oggetto verrà in un certo senso riaperto, come a breve ci racconterà Dirk Assmuth, batterista e unico membro fondatore ancor oggi presente in formazione. Ho deciso di intervistarli, e appunto di intervistare lui, perché rimuginando su una vecchia domanda ricorrente – più e più volte discussa con amici metallari – puntualmente usciva fuori il loro nome. L’argomento era più o meno questo, di una banalità sconcertante: quali dei gruppi che si sono sciolti ti mancano di più?
Tutti nominano i Pantera e i Death, fra i tanti, e ben ne comprendo il perché. All’epoca naturalmente nominavamo pure i Carcass. L’ultima volta che ne parlai mancavano all’appello personale tre nomi, tutti particolarmente dolorosi: Sentenced, Agalloch e appunto gli Angel Dust di Into the Dark Past, o, se vogliamo essere onesti, quelli di Bleed. Il tempo di nominarli e nel giro di qualche mese lessi che avevano nuovamente in programma di suonare insieme. Ecco perché ero così curioso di sentirli: una reunion può andare a parare da moltissime parti, e passare dalla trincea delle belle aspettative a quella in cui sotterrarsi è questione d’un attimo.
Per prima cosa, Dirk, vorrei chiederti di presentarci l’album, intitolato Ghosts, poiché è una vita che non ne esce uno a nome vostro. Che dobbiamo aspettarci?
Quando siamo stati invitati al Prog Power Festival di Atlanta del 2017 (cosa che francamente non ci aspettavamo) abbiamo deciso di accettare l’offerta e di ritrovarci ancora per provare la scaletta che avevamo tenuto per l’ultimo tour, ed è andata bene. Ci siamo così divertiti che alla fine, aiutati dalla frequenza con cui suonavamo, abbiamo scritto delle nuove canzoni. Col passare degli anni abbiamo raccolto abbastanza materiale per ottenerne un album. Avevamo intenzione di pubblicarlo tempo fa, a dire il vero, ma siamo rimasti vittime degli eventi. Ora siamo finalmente pronti, e lavoriamo sodo affinché l’uscita dell’album venga pianificata per l’anno in corso. Ciò che musicalmente potrete aspettarvi è ricollegabile agli ultimi quattro dischi, a parer mio. Power metal con le tastiere che a tratti prendono il predominio, e sporadici passaggi di doppio pedale. Come bonus intendiamo registrare da capo alcune canzoni speed metal che già registrammo a cavallo fra gli anni Ottanta e i Novanta, ma che non videro mai la luce. Dovrebbero essere una chicca per tutti i fan di Into the Dark Past e To Dust you will Decay.
Sono effettivamente molto curioso di sapere che cosa pensi del periodo legato a questi due album. Personalmente li adoro, in particolar modo il primo. Ve ne siete andati mentre la scena speed’n’thrash tedesca era all’apice…
Entrarono in gioco molti fattori, tra cui troppi cambi di formazione in un lasso temporale strettissimo, problemi interpersonali e, una volta fuori, problemi con l’etichetta discografica (Disaster Records, la stessa che pubblicò i primi Exumer, ndr) e con chi si occupava della distribuzione. Poi passarono gli anni, io e Banx ci ritrovammo in una cover band assieme a suo fratello (Steven, tastierista, ndr) e Bernd Aufermann, era il 1998. Mi feci rapidamente l’idea di riformare gli Angel Dust, perché fra di noi stava andando tutto particolarmente bene e inoltre avevamo iniziato a scrivere dei brani. Una volta trovato il cantante ideale, Dirk Thurisch, Century Media si mostrò subito interessata a produrre il nostro lavoro: la reunion era perfetta, c’erano le persone, la label, tutto. Certo, senza Andy Lohrum e Rummy Keymer (Roman, che successivamente entrò nei Risk, ndr) non si sarebbe certamente trattato del tipico suono speed metal degli Angel Dust anni Ottanta. Dopotutto erano trascorsi dieci anni e la line-up era completamente stravolta, fatta eccezione per me e per Frank Banx. Ma penso ai fan sia piaciuto ugualmente.
A proposito di Dirk, l’altro Dirk, Thurisch. Lo trovo un cantante dalla personalità spiccata, uno che di distingue. Certe volte lo paragono a Joseph Michael dei Witherfall. La reunion non avrebbe avuto alcuna logica, senza di lui. È stato difficile rimettere insieme tutti i pezzi?
Non particolarmente difficile. L’alchimia andava nella giusta direzione, è stato così sin dalla prima volta che abbiamo varcato la soglia della sala prove, per prepararci a quello show ad Atlanta. Gli Angel Dust probabilmente non avrebbero avuto luogo, senza quella chiamata e quel concerto. Adesso siamo carichi e pronti a scrivere ancora altre canzoni e a suonarle dal vivo, non appena sarà possibile suonare dal vivo, s’intende. Ad esempio abbiamo un seguito molto nutrito in paesi come il Brasile e il Messico, luoghi dove non vediamo l’ora di tornare per accontentare quella gente. Per quanto riguarda il Brasile abbiamo già avuto una chiamata per un concerto, vediamo, magari ce la faremo entro il 2021 o al più tardi nel 2022.
Parliamo di Of Human Bondage. Stavate provenendo da tre album di livello assoluto, e non piacque altrettanto. Che è successo?
Sfortunatamente, dopo tutti quei tour fra fine anni Novanta e inizio Duemila, Bernd ci ha lasciati. Abbiamo individuato come sostituto Ritchie Wilkinson, che andava in tour con i Demons & Wizards. Non si trattava di cambiare il chitarrista ma uno dei compositori principali, e in effetti Of Human Bondage è l’album nel quale si notarono le maggiori differenze dagli altri tre. L’altro problema fu che cominciammo a sentirci effettivamente stanchi in seguito a quel periodo, senza mai fermarci, e la creatività probabilmente ne risentì. Abbiamo deciso di scioglierci, fu una decisione comune… almeno fino al 2017.
Un giorno vado a una grigliata in campagna, tutti metallari. In giardino c’erano una batteria montata, ampli e una tastiera. Un tale ci si mette dietro e attacca con il famoso giro di Bleed. Un sacco di persone vi considera la band di Bleed, io trovo che abbiate una decina di pezzi più o meno su quel livello, molti di questi in Enlighten the Darkness. L’hai mai trovato un problema?
No, non credo. Non è una cosa che ho percepito, almeno finora, neppure in quegli anni. Certamente è una delle nostre canzoni più conosciute, negli anni Ottanta era Gambler il pezzo di riferimento. Ma questo per noi non era e non sarà mai un problema, anzi la vedo come una cosa positiva e non da cui rimanere come schiavizzati.
Grande band anche per Me. Discografia completa e conosciuti proprio con l’album “BLEED” quando uscì sul mercato.Dirk Thurisch ha una voce pazzesca! Tra primo periodo speed/thrash più cazzuto e periodo “power” non saprei quale scegliere. Aspetto questo nuovo album più volte annunciato e speriamo che quest’anno venga fuori. Questa intervista mi fa felice e ritornare tantissimo l’hype 🤩
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