Il singolo degli Helloween con Kiske e Hansen non è brutto ma mi fa incazzare

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Oggi ho commesso ben due errori: entrambi riguardano gli Helloween, e l’ultima volta che li avevo messi su realizzai che anche con My-God Given Right non c’era proprio niente da fare. Il primo misfatto è stato andare a riguardare lo show al Wacken degli Amici di Kai Hansen, iniziativa diffusa anche in Italia – ma da Pavarotti – a partire dai primi anni ’90. C’è un momento in cui sir Gamma Ray invoca il nome di Michael Kiske e lui compare, con indosso un giubbotto che sceglieresti per fare lo zarro al raduno del Vespa Club di Igea Marina. Mi sono ascoltato qualche canzone e, nonostante se la cavasse benone, in Future World compariva qualche segnale di cedimento. T’eri messo buono coi Place Vendome, poi hai smerdato quindici anni di dichiarazioni per tornare a cacciare acuti su acuti negli Unisonic, ed ecco il guaio. E’ il metallo che non perdona.

Dicono a noi, ma in Germania ci sono dei gran furbacchioni: Kai Hansen che fa il secondo Land Of The Free, poi il terzo Keeper di Weikath e compagnia bella, fino a che qualcuno non arriverà al diciottesimo qualcosa; quindi gli Unisonic, che riescono a far meglio degli ultimi quindici anni di zucche arancioni, mentre nel frattempo le colonne portanti Kusch e Grapow avevano sfanculato la casa madre per formare gli ottimi Masterplan dei primi due lavori. E in un’orgia generale di epoche e formazioni, ai titoli di coda rientra un sacco di gente negli Helloween, con contratto a tempo determinato e a formazione, e con la promessa che i fan ne vedranno cantare ben tre, anche se gliene interesserà soltanto uno. Vorrei tornare indietro a quando li apprezzavo davvero, cioè a Better Than Raw, perché queste nuclearblastate non le sopporto più. In tutto questo raschiare il fondo del barile, si sta organizzando un tour che a giudicare dalle prevendite avrà dell’epocale – e in tutto questo Kiske ha la voce che va a rotoli, con tanto di indicazioni mediche che gli dicono di riposare. Così come circolano sul feroce web alcuni videoclip che sembrano suggerire l’insidiosa parola playback, e voci circa scalette accorciate per preservare l’incolumità vocale del cantante di Amburgo. 

Veniamo all’errore numero due: il nuovo singolo degli Helloween per far cantare tutti e tre abbracciati come lo eravamo noi, oltre qualche frontiera, la sera della testata di Zinedine. Grapow non c’è, non lo vogliono più e l’ha detto pure lui. Peccato che fino a The Dark Ride fossero lui e il batterista a tenere a galla la zattera. Ma i tre amici dell’acuto ci sono, right? La canzone non è affatto brutta, fa semplicemente incazzare. Pumpkins United è un pezzo studiato a tavolino per suonare in una certa maniera, contenente cori straripanti e parole chiave come #jericho nel testo, che sembra il momento a fine recensione in cui si scelgono i fondamentali tag; l’unica cosa che mi è saltata alla testa è che c’è un suono di batteria spettacolare e che spacca tutto quanto, il che è insolito per il 2017. In attesa che esca il 10” a dicembre sentitevela, fatevi un’idea, ma sappiate che i Keeper non torneranno neanche se faranno il quarto e il quinto, e che io continuerò a preferire i concreti, indelebili Walls Of Jericho e Better Than Raw a questo ciarpame revival degli anni ’10. (Marco Belardi)

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