Nella salute e nella malattia: LES DISCRETS – Prédateurs
Potremmo dire che Alcest, Lantlôs e Les Discrets stanno al blackgaze come Paradise Lost, My Dying Bride e Anathema stanno al death doom? Probabilmente no, ma mi diverte vedere questi parallelismi un po’ dovunque e pensare che non tutto sia dovuto al caso. Per esempio, e se World Metal: Kosmopolis Sud dei Solefald assumesse il ruolo che in passato ebbe Death Metal dei Possessed e nascesse un nuovo genere omonimo? Ma forse questo è soprattutto un delirio dovuto al mio recente soggiorno ad Amsterdam. Non tanto per la droga e le tette in vetrina nel distretto a luci rosse. Più che altro per i pullman che arrivano in orario manco ci fosse ancora lui e per la gente che fa la fila, sale solo dalla porta anteriore, scende solo da quella posteriore e timbra sia in entrata che in uscita.
Tornando alle cose serie, tutto sommato i primi tre gruppi citati in passato sono stati legati a doppio filo. Neige ha fondato gli Alcest per poi suonare nei tedeschi Lantlôs. Insieme a Fursy Teyssier dei Les Discrets fa e disfa gli Amesœurs – i quali probabilmente avrebbero più diritto dei Les Discrets stessi di stare sul podio. Inoltre, il buon Teyssier sforna copertine, tra gli altri, per tutti e tre i gruppi. Il circolo virtuoso viene rovinato da Shelter nel 2014: i tedeschi, dopo un magnifico Agape, pubblicano un insipido Melting Sun e, quest’anno, esce Prédateurs.
Nei precedenti Septembre et ses dernières pensées e Ariettes oubliées…, se non per quanto riguarda qualche sparuto sprazzo, non si è mai veramente potuto parlare di metal in senso stretto. Tuttavia l’attitudine è sempre stata molto chiara, e l’incedere quasi doom. Ora, il problema non riguarda la mancanza di chitarre distorte, ma più propriamente la perdita dell’attitudine, e l’incedere che diventa molto meno coinvolgente. Il loro post-rock infarcito di trip hop sarebbe anche abbastanza personale se non fosse per il timore che Fursy Teyssier ultimamente abbia ascoltato fin troppe volte Kveikur dei Sigur Rós. Qualora dall’ultimo album degli islandesi togliessimo gli elementi sinfonici e la voglia di vivere otterremmo fondamentalmente le tracce Vanishing Beauties e Le reproche. Un’altra canzone che potenzialmente sarebbe tra le più interessanti è Virée nocturne, ma l’impronta jazzata che la contraddistingue si rifà troppo a quello che alla fine era diventato uno dei marchi di fabbrica dei Lantlôs. Cionondimeno i Les Discrets non hanno prodotto il peggior album della terra, sia chiaro. Semplicemente è poco coinvolgente sia dal punto di vista stilistico, che da quello emotivo.
Per chiudere il cerchio, torniamo al paragone iniziale: se di quel trio prendessimo i peggiori album, quelli più noiosi e/o deludenti, avremmo rispettivamente Shelter, Melting Sun e Prédateurs. Nonostante non entusiasmi, probabilmente Prédateurs rimane comunque il migliore dei tre. Inoltre gli Alcest con Kodama sembrano essere tornati in parte sui propri passi, anche se in quanto malalingua dubito della genuinità di questa loro inversione a “U”. Per il futuro si potrebbe sperare che i due gruppi francesi e quello tedesco tornino ad influenzarsi positivamente a vicenda, così come del resto sono stati contagiosi nella loro “malattia”. Tuttavia tutte le collaborazioni tra i tre frontman sono state interrotte, e ho paura che non ci sia molto da sperare. (Edoardo Giardina)
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