Zainetti thrash metal: INVICTA – Triumph and Torment

Gli Invicta (!!!) provengono dalla regione canadese dell’Ontario e non c’entrano niente con gli zaini vintage anni Novanta per i quali i pischelli d’oggi sono ben disposti a spendere cifre esorbitanti. Mi rammarica il fatto d’averne buttato via uno al trasloco del 2015, arancione acceso e brutto come il peccato: su Vinted avrei potuto ricavarci più quattrini di quanti ne sta racimolando Tolkki in Sud America al lancio d’ogni nuovo e affiatato progetto.
Tornando agli Invicta tutto ruota attorno al loro chitarrista, Kyle Edissi, il quale non ha neppure ventisei anni. Decidete voi se siano numericamente sufficienti: i Metallica all’epoca in cui gli erano coetanei giravano il mondo nel tour di supporto a Justice, ma le loro spalle erano coperte dalla Elektra, da Flemming Rasmussen, dal mercato e dalla consapevolezza. Ventisei anni nel duemilaventitré non sono niente, e se ora a quell’età hai il piglio del veterano io dico tanto di cappello. È un fenomeno, Kyle Edissi, non esattamente il genere di mago della sei corde che starei a sentirmi per ore, ma resta un fenomeno. Non a caso gli Heathen l’hanno chiamato come turnista per rimpiazzare Lee Altus, quando si era reso indisponibile per alcune date.
Mi affligge persino il dubbio che all’epoca del power metal europeo esistesse una formazione omonima (e alquanto inutile) della quale ero venuto a conoscenza: vado a controllare e ci sono davvero, ma provengono anch’essi dal Nuovo Continente. Metal Archives li segnala pure come attivi.
Triumph and Torment è il secondo disco degli amati zainetti, ed esattamente come il predecessore del 2019 (Halls of Extinction) gestisce con marzulliana tranquillità brani dal minutaggio oltre il settimo minuto. E una suite da dieci avente il compito d’intitolare il disco, che, se sei a comporla e ti esce di 9:36, sappiamo benissimo farai il possibile per portarla a dieci: accidenti a tutti coloro che hanno imbastito una roba del genere, il mondo ne è pieno. C’è una forte propensione per la musica riccardona il che li ha fatti accostare ai Revocation, ed è preoccupante, perché nelle ultime settimane mi ero già ritrovato al cospetto di gente accostata ai Revocation e sarebbe l’ora di finirla. In sostanza gli Invicta sono un thrash/death ottimamente confezionato, ricco di blast beat e straripante d’assoli. Il punto d’incontro sta fra una ferocia guerrafondaia alla Krisiun (i quali sono dei rozzi cavernicoli col feticismo per la tecnica: è più corretto dire Vital Remains) e una ridondanza melodica alla Kataklysm, il tutto applicato al thrash metal, materia prima ampiamente ostentata a partire dalle colorate scarpine retrò delle photo session.
A proposito di quest’ultima sessione in balia degli ombrellini e dei diffusori del tecnicissimo fotografo ufficiale, il quale opta per lo sfondo nero ma poi smarmella come Duccio: vedo polsini degli Heathen, magliette degli Heathen. Rilassati, Kyle, se Lee Altus si spacca tutto sul monopattino elettrico richiamano te anche se non gli svaligi le bancarelle, hai la mia parola.
Ho come l’impressione che al gruppo occorrerà potenziare il fattore scandinavo: l’attacco di Apprentice of Death ricorda i migliori riffoni degli At the Gates; i lead di chitarra di Battle the Beyond i Children of Bodom d’annata. Ogni qualvolta il fattore scandinavo viene a mancare è come se i brani scivolassero un po’ nell’anonimato, in quel metal generazionalista melodico e potente, anthemico e sotto sotto un po’ oscuro che suonano da un secolo i Rotting Christ (e gentaglia di rango inferiore) e che avrebbe anche rotto i coglioni. Bella pure The Morning’s Light, assolino falafel alla Edoardo Giardina e poi tanta brutalità e tanti tantissimi riff a cascata.
Formazione preparatissima e completata da un altro turnista di lusso, Shareef Hassanien, già in tour coi Razor qualche anno fa. Ora che ho scritto due parole sul batterista posso anche tornarmene a mangiare i Grisbì alla nocciola: proprio come quando giravo con quello zaino arancione di merda. (Marco Belardi)
Ottima segnalazione!
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C’han più spigoli nel logo che il tavolino di mia nonna.
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Per il momento mio potenziale album dell’anno. Tanta roba. Prima metà specialmente quasi perfetta.
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Il mio zaino Invicta era pieno di loghi… e con una bella croce rovesciata!
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Io avevo SLAYER grosso al centro, poi ne presi uno della Seven nero: borda SLAYER al centro anche lì, fatto col cancellino
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Io croce rovesciata grossa al centro. Anche Slayer presenti su questo e un altro zaino…
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