La all-star band di metallari ultracinquantenni emigrati in Messico

Se un ventunenne si reca ad Amsterdam sappiamo benissimo che cosa andrà a fare. La stessa cosa possiamo dirla per Praga o, nel caso di un gruppetto di amiche sulla cinquantina scarsa, per Capo Verde: tutti luoghi di questa sconfinata Terra che non hanno più alcun mistero per noi. A questi si è appena aggiunto il Messico, preso di mira dai più bolsi e sbarellati metallari che si conoscano.

Fu Timo Tolkki a dare il calcio d’inizio: la love story con Claudia Pearl, le esclusive e fallimentari tappe dal vivo, i drammatici ritorni in Finlandia per farsi tirare le orecchie dal familiare di turno e ripartire – con una valigetta piena di contanti – verso la misteriosa e arida terra del Chihuahua. E subito fare incetta di cheeseburger e zoccole, rivendere strumentazione, piangere sui social e programmare altre esclusive e fallimentari tappe dal vivo, cancellarle e piangere ancora, come in un loop da serie televisiva di Baran bo Odar.

Leggo oggi (non senza una punta di malizia) che John Cyriis degli Agent Steel ha appena programmato una data in Messico in una location ad ora ignota. Il furbacchione specifica che l’evento è del tutto esclusivo, con la tiratura dei biglietti limitata a 250 unità; le cose sono quindi due: o li stipa tutti in un locale grosso quanto una bottega d’alimentari dell’Abetone o li sta prendendo per il culo perché è certo in partenza di non poterne vendere neanche la metà.

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La data, qualora foste interessati a sperimentare una così mistica esperienza, è il 28 ottobre 2023, anche se nei sette mesi che intercorrono potrà succedere di tutto, data la natura del Messico, data la natura del personaggio e data la natura del Mondo stesso. C’è da dire che di tempo per vendere 250 biglietti John Cyriis ne avrebbe a sufficienza, sempre che non finisca col subire un sabotaggio da parte dei mercenari del gruppo Wagner (cui è giornalisticamente additata la responsabilità per il 95% dei misfatti odierni, inclusa la fuoriuscita di acque reflue dai tombini ostruiti dal fogliame autunnale). L’evento è sponsorizzato dalla locale Unholy Productions, almeno finché i suddetti mercenari del gruppo Wagner non avranno preso il pieno controllo con fumogeni e granate.

So con certezza che a John Cyriis di questa data non frega un bel niente. Vuole farsi un giretto, stringere un po’ di mani e, in seconda battuta, stabilirsi proprio come Tolkki: a casa sua è bollato come quello che usa l’autotune, che canta di merda e sciupa dischi più che buoni sbarazzandosi di un compositore eccellente come Nikolay Atanasov. John vuole visitare colline buie e guardare il cielo in cerca di segnali luminosi mentre tutt’attorno sibilano i serpenti, tornare a casa deluso e andare a troie. Sbronzarsi, entrare in un secondo locale e vedere una figura silenziosa seduta a un tavolino, dall’aria europea e maledettamente familiare: Timo Tolkki. A quel punto vorrà stringere anche la sua mano, guardarlo dritto negli occhi e proporgli il più coraggioso progetto che si sia visto negli ultimi anni: un supergruppo fra sbarellati dell’heavy metal o, se preferite, il più grosso incidente psichiatrico della storia dell’industria musicale.

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È mia ferrea volontà evitare tutto questo prima che assuma la sua temibile forma finale, con John Cyriis (vocals, autotune, melodyne, alien abductions) e Timo Tolkki (guitars più tutte le porcherie che gli passano per la testa e per lo stomaco) e chissà quale altro baluardo dell’heavy metal stralunato (da Eric “Amon” Hoffman in là ormai li abbiamo catalogati tutti dal più al meno pericoloso, come fossimo dei profiler). Elencherò ora in favore dei due figuri una serie di rischi che si possono correre in terre messicane, palpeggiando il culo sbagliato o anche truffando i discografici sbagliati. I quali hanno aperto l’attività tutt’al più allo scopo di riciclare denaro sporco, altrimenti non andavano certo a ingaggiare loro due.

Timo Tolkki attualmente si trova a Medellin, Colombia, da dove pubblica sui social gli scontrini fiscali dei ristoranti presso i quali consuma spazzatura. Medellin non è certamente la Medellin di una volta: completamente ammodernata e potenziata nelle infrastrutture, siamo in grado di affermare che è una città moderatamente sicura rispetto a quella che i cartelli della droga misero a ferro e fuoco sino agli anni Novanta. Che lo abbia spinto in Colombia il desiderio di fissare date in un altro paese del Sud America, o la necessità di darci un taglio col Messico dopo che un paio di tizi l’hanno a ragion veduta guardato male perché aveva adocchiato la loro nipotina, non potremo mai saperlo.

Quello che sappiamo è che era prevista una data con Alessandro Conti (ex Luca Turilli’s Rhapsody, ora Twilight Force e Trick or Treat) e che la notizia della cancellazione è stata data dall’italiano in contemporanea al sorprendente silenzio (o cauto ottimismo, dirà lui) dell’ex Stratovarius. Parrebbe infatti che Conti, non vedendo alcuna comunicazione ufficiale riguardo alla cancellazione del concerto, abbia provveduto ad avvisare via social l’eventuale pubblico di non comprare alcun biglietto, oppure di chiedere il rimborso; causando così le ire di Timo Tolkki, che voleva dare la comunicazione in prima persona (anche se, chissà perché, questa comunicazione tardava ad arrivare). Il che ci rimanda a stabilire che il soggetto in questione un po’ c’è e un po’ ci fa, e che ha individuato nelle credenze e nel misticismo sudamericano un terreno fertile per tollerare e sopportare uno che altrove non metterebbe che qualche pubblicità nelle cassette postali. Ma attenzione: non ci sono solo nonne amorevoli e fan pazienti, laggiù.

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La città maggiormente vissuta da Timo è stata Città del Messico, almeno sino ad ora. Ha frequentato anche Guadalajara ed altri luoghi, ma fondamentalmente la sua nuova vita ai limiti della latitanza gravita attorno alla capitale e megalopoli da quasi nove milioni di abitanti.

Appena a sud si trovano gli stati di Michoacàn e Guerrero, considerati, assieme a Sinaloa e Chihuahua, i più pericolosi di tutto il paese dal punto di vista della criminalità organizzata. La quale è principalmente gestita e fomentata dai locali cartelli della droga.

Stabilendo la sua capacità di muoversi in un paese esotico in base al tono dei post sui social negli ultimi quattro o cinque anni (stress da pandemia incluso), ho i miei forti dubbi che un giorno Timo Tolkki non sarà spinto da una forte tentazione di migrare verso sud per vedere che succede. A essere sincero sono positivamente sorpreso nel trovarlo in salute, e non messo appositamente in un cassonetto da ignoti a cui aveva insistentemente chiesto la quattordicesima sigaretta in tre minuti scarsi. La frequenza con cui i cadaveri vengono appesi sotto ai ponti in segno di monito, tuttavia, potrebbe in qualche senso averlo aiutato a desistere dal rivolgere certe confidenze agli estranei. Ma cosa c’è esattamente a sud di Timo Tolkki?

È il cartello di Sinaloa a estendere i suoi tentacoli verso le zone del sud-ovest del paese a cui mi riferisco, in passato occupate dal dominio della Familia Michoacana e dei Caballeros Templarios.

In certe zone del Messico il problema maggiore riguarda coloro che vengono catturati e selezionati per l’arruolamento all’interno dei cartelli. In caso di rifiuto, per motivi come “ho una data a Guadalajara fra una settimana e delle lezioni Skype di chitarra, non posso”, alle iniziali intimidazioni segue il rituale dell’amputazione delle dita. Indice e pollice sono le due dita più comunemente amputate, poiché, se assenti, rendono la terminazione dell’arto pressoché inutilizzabile all’essere umano, specie se chitarrista.

Noi tutti sappiamo che il cinquantenne occidentale addita con arroganza un paese come terzo mondo e poi va ad infestarlo, certo, in cuor suo, che ogni puttanata che andrà a inscenare si perderà in un mare di problematiche ben più grosse con cui i locali agenti hanno quotidianamente a che fare. Do per scontato che il finlandese non lo riavremo indietro se non per riscuotere ulteriori finanze da qualche zio di secondo grado; però, e lo dico a te, statunitense e californiano e leader degli Agent Steel, falla questa data a ottobre, ma falla e torna a casa di corsa, perché lì ti mettono la testa su una tartaruga imbottita di esplosivo e dei tuoi alieni non frega un cazzo a nessuno. (Marco Belardi)

 

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