Avere vent’anni: ANTHRAX – We’ve Come for You All

We’ve Come for you All ha una marea di difetti, su tutti quello di schierare una quindicina di canzoni di cui una metà abbondante di infimo valore. Il fatto è che l’altra metà me la ricordo perfettamente, e, prese una per una, queste canzoni mi piacciono un sacco, anche senza che fra loro campeggi una Only.

Se ripenso a Stomp 442 o a Volume 8 mi rendo conto che di quei due riascolto sempre gli stessi pezzi. Tipo FueledStomp 442 aveva uno stile accattivante ma gli mancavano proprio i pezzi, e quel paio che aveva stava per l’appunto in apertura. Volume 8 era una ruffianata totale, era eterogeneo, incoerente, ma qualche momento in più forse c’era. Comunque non moltissimi. Ritengo che a un certo punto questa incoerenza, questa urgenza di accontentare tutti finendo con lo scontentare i più, fosse diventata il credo artistico degli Anthrax.

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Facendo mente locale, venimmo a trovarci al termine di quel periodo storico in cui i gruppi grossi si mostravano disposti a svendere il culo pur di rimanere agganciati al carrozzone del mainstream: dal Black Album in poi si finì al nu metal e, per fortuna, nel bene e nel male e con tutte le ricadute del caso, dopo il 2003 questo giochino finì. Anche perché il nu metal era morto e questo concetto di suonare pesanti, alternativi e da classifica palesemente non rendeva più, era obsoleto; Anthrax e Metallica furono fra gli ultimi a capirlo per poi abbandonare vigliaccamente la nave. We’ve Come for you All, pur essendo un disco variopinto e dalle intenzioni vaghe, è più vivo, fresco, voluto e funzionale di tutta la roba uscita dopo che gli Anthrax avevano oliato il culo a John Bush e giurato amore eterno alla Vecchia Scuola (leggasi gli altri Big Four) pur essendo transitati per questi anni qua.

Dicevo dei pezzi. We’ve Come for you All ne aveva una marea. Metà teneva botta, l’altra metà era roba da scaricare nel cesso. Per qualche motivo le case discografiche credevano ancora nel lungo minutaggio, e queste erano le conseguenze. Il problema, o meglio uno fra questi, corrispose al partire con What Doesn’t Die per poi non allacciare niente di niente al suo vivacissimo thrash metal (all’incirca lo stesso che un anno più tardi ci avrebbero propinato i Death Angel con Thrown to the Wolves, apripista del loro quarto disco in studio). Non c’era traccia o quasi di thrash metal qui dentro. C’erano piuttosto un sacco di singoletti radiofonici, il che non suonò automaticamente come un sinonimo di “merda”.

Le risento adesso. Superhero è carina, Cadillac Rock Box e Taking the Music Back una bella accoppiata quasi in fondo alla scaletta. Aldilà dei singoletti che Scott Ian ipotizzava di piazzare all’ora di punta su FM 101.2 Radio Paraculo, il meglio è ovviamente altrove e risiede principalmente nella parte centrale del disco.

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Preparatevi perché fra poco si parla del batterista

Anyplace but Here è un pezzo particolarissimo e sarebbe stato perfetto per la voce di James Hetfield. Azzarderei che su St. Anger avrebbe fatto la sua porca figura. Nobody Knows Anything apre il terzetto più ghiotto dell’album, con Benante scatenato e i riff più aggressivi di tutto il lotto. A seguire Strap it on, cantabilissima, ritornello da stadio e prima guest di Dimebag Darrell sul disco (non nuovo alle collaborazioni con gli Anthrax, e lo ritroveremo pure in Cadillac Rock Box, dopodiché ci sarà posto per Roger Daltrey dei The Who al controcanto), infine l’assurda Black Dahlia fra effetti vocali spinti e i blast beat di Charlie Benante. L’idea di piazzare i blast beat in un disco paraculissimo degli Anthrax può ricollegare Benante a un episodio di priapismo che lo vede ribadire la paternità della suddetta tecnica in ambito metal, ma io sono dell’idea che, S.O.D. o non S.O.D., sarebbe stato più saggio farsi i cazzi suoi e procedere come da consuetudine. Anche perché la prova di Charlie Benante su questo disco è sopraffina, oltre che aiutata da una più che discreta produzione.

A somme tirate dico che non c’è album degli Anthrax “recenti” di cui io apprezzi un simile numero di brani. Sarà un’eresia, ma State of Euphoria, Persistence of Time, Sound of White Noise, che di gran lunga preferisco a questo per un numero non calcolabile di motivi, neppure loro li hanno. We’ve Come for you All sarebbe stato un otto/nove tracce decoroso, ma hanno preteso di farne un brodo. Peccato, perché, sebbene non impazzisca per la sua deleteria e ruffiana varietà, si percepisce che la band in quel preciso momento avesse i numeri, l’ispirazione, la voglia di rialzare la testa dopo dieci anni di ombre tendenti al buio pesto.

Primo degli Anthrax con Rob Caggiano alla chitarra, poi finito nei Volbeat, ed ultimo degli Anthrax con John Bush se si escludono i classici rifatti nel 2004 (perché?) e quel Worship Music a lui destinato, We’ve Come for you All l’ho risentito oggi e non posso ancora una volta dirne male. (Marco Belardi)

4 commenti

  • Ci sta un riepilogo sugli Antrace. Condivisibilissimo.

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  • Troppi pezzi sicuramente, però dopo Sound of White Noise è di certo il migliore con Bush. Peccato abbiano deciso poi di riprendersi quella scoreggia di Belladonna. Ma del resto fu il mondo metal tutto che a breve avrebbe abbandonato qualsiasi velleità commerciale/artistica per darsi anima e corpo ad una costante opera di masturbazione, della quale non si vede una fine.

    Piace a 1 persona

  • Bhe che dire, gli Anthrax sono, o meglio erano, un’istituzione. Li ho conosciuti agli inizi negli anni ’80, e li ho visti un bel po’ di volte in quel periodo, ma i lavori degli ultimi anni li ho saltati. Preferisco ascoltare i dischi vecchi, proprio qualche giorno fa ho rimesso su il bootleg del concerto al Palatrussardi di Among the Living (c’ero ovviamente) dove appena partono c’è uno che urla “Aiuto!” travolto dal pogo furioso, mitico!! Sicuramente fanno parte della mia storia e di quella di molti altri….Mosh!

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  • Prof. Giuliano

    Bravo Bush, bravissimo Benante, schifato dalla critica dei tempi, per rimane un buon album. Dopo non hanno più fatto niente di che, e pure il paio prima non è stato esaltante.
    Parafrasando un idiota: vi do due Belladonna per mezzo Bush

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