Si fa presto a dire NWOTHM: quello che ci siamo persi nel 2022

Diverse volte nel 2022 sono stato sul punto di mettere insieme un bello scatolone di uscite di metallo tradizionale per vostro esclusivo gaudio e giubilo. Poi però non se ne è fatto nulla, un po’ perché a parer mio non ci sono state nel sotto(?)genere uscite da lasciare ansimanti e spettinati, come era invece accaduto nel 2021, un po’ perché il Belardi ha vestito i panni del vero defender, combattendo da solo, salvando faccia e culo a tutta la truppa, proponendovi roba di livello, come qui, qui e qui. Quest’anno però il valoroso guerriero etrusco non sarà lasciato solo a coprirsi di gloria sul campo di battaglia. Il 2023 si preannuncia foriero di saccheggi e razzie (segnatevelo sul calendario, il primo marzo esce il nuovo Gatekeeper). Io perciò mi scrollo di dosso l’apatia decembrina, che a gennaio ancora mi girano ma a febbraio va meglio, e comincio a scaldarmi ripassando brevemente tutto il bottino che ci siamo persi per strada l’anno scorso.
Tipo Beyond the Wall dei METALIAN, di Montreal. Cazzo, questo avrebbe meritato una recensione tutta sua, a dire il vero. La copertina è scandalosa, il contenuto per niente, heavy metal al grado zero, medio (non troppo heavy ma di sicuro non soft). Dei Judas Priest senza eccessi. Ma son fighe sia le canzoni più dure e veloci, che le ballate settantiane (Solar Winds, riuscitissima). Sottobosco defender puro, purissimo. Quinto album ma non so se sono mai usciti dal Canada, o da Montreal. A Milano non mi risulta però ci sia una band così. Gran peccato. Questi li dovete recuperare sicuro, zero scuse. Magari per la biretta del venerdì sera. C’è pure il pezzo sleaze in chiusura, Dark City, cazzo volete di più.
Con cosa abbia perso il mio tempo a marzo 2022 non ricordo, ma il fatto di essermi perso Sturdy as an Oak dei MAMORLIS di Portland mi fa vergognare. Perché quando gli americani fanno metallo sopra le righe, epico nel senso di heroic fantasy, tagliato con l’accetta, c’è da divertirsi. Non so se ricordate i Ryghar. Ecco, però i Mamorlis lavorano più col folk nelle melodie di chitarra elettrica. La voce non è forse il piatto forte della casa, a volte esagera, ma ci sta. Comunque, una specie di NWOBHM vagamente folklorico, tra Maiden e Pagan Altar, tanto per inquadrare, ma come lo farebbero degli americani. Bardi, cavalieri e pop corn.
Vorrei chiedere a Trevor William Church di mandare un messaggio in redazione quando rilascia un nuovo disco. Hai ragione, Trevor, dovremmo aspettarci un disco dei tuoi HAUNT ogni anno, però magari poi ci sfugge. Costui lo conosciamo bene, l’anno scorso ha pubblicato Windows of Your Heart che riprende esattamente il discorso da Beautiful Distraction. Classico heavy metal che sa però di teenage pop, di palestre scolastiche agghindate per il ballo, di ragazzette travestite da Carrie che messaggiano con ragazzetti vestiti da Jason. Il precedente lo ricordavo però più felice, più innamorato. Forse Carrie alla fine non c’è stata, forse Jason è rimasto con un pugno di mosche. Dura la vita. Comunque il precedente era più felice anche a livello di scrittura. In questo qui mancano i pezzi memorabili e subito quindi memorizzati. Comunque tra poco sarà già ora del prossimo disco di TWC, per cui non c’è da rattristarsi.
Non proprio dei pischelli i THEANDRIC di Detroit, ma l’EP Flight Among Tombs è praticamente la loro prima uscita corposetta. Imbrogliano le carte all’inizio, col brano che dà il titolo al disco, con un riff thrash serrato, ma poi quasi subito ci si rende conto che i nostri fanno un metallo maideniano competente e anche cazzuto. Dei quattro brani, primo e l’ultimo sono particolarmente riusciti. Ozymandias sfoga la parte più prog, voce dickinsoniana e finale ispirato. Sono gli altri due brani, su tempi medi a metà fra la ballata sostenuta e il folk da locanda degli elfi, che abbassano la media. Vedremo quando sarà il momento del disco intero.
Poi niente, di dischi ne sarebbero usciti a pacchi. Qualità media, dal punto di vista tecnico, anche piuttosto alta. Dischi come quelli di Iron Kingdom e Doublegeddon, che gli vuoi dire. Se non che alla fine non rimane in mente molto. Per il resto (occhio: è solo il mio personalissimo punto di vista) ci sono un paio di trend nel sottofondo NWOTHM (qualunque cosa esso sia) che mi lasciano freddino. E sono in pratica opposti. Da un lato quei dischi cazzutissimi dall’inizio alla fine, tipo Electric Élite dei RIOT CITY. Praticamente 45 minuti del fulmicotone caro al prode fiorentino, chitarre sempre a mille, riff velocissimi e urla armonizzate. Disco encomiabile, ma a me in fondo dice ben poco. Oltre muscoli e ugole tirate al massimo, ci vorrebbero canzoni ed atmosfere. All’opposto, l’altro filone mi sembra sia la ripresa di leziosità prog e smaronamenti vari che il metal dovrebbe tenere a bada a suon di rutti e rullate. La musica invece in questi rimane in campo metal per un pelo e sembra evitare qualsiasi rischio di esibizione testosteronica (sia mai). L’anno scorso su questa scia ha visto i dischi di Spell e PHANTOM SPELL. Che sono due band diverse e la seconda è in realtà il tipo dei Seven Sisters (che al fiero mediceo eran piaciuti assai, a me molto meno) che fa tutto da sé. Molti ne hanno apprezzato il disco Immortal’s Requiem. Per me si tratta di una prova di resistenza improba. Non ce la faccio a sostenerne l’eleganza colta e la saccenza melodica.
Detto questo, non è il caso di demordere. Questa specie di ondata internazionale di giovani band rimastòne coi baffi a manubrio e le borchie sta regalando negli ultimi anni dei dischi notevoli e spesso molto meno allineati agli stereotipi di quanto sembri all’inizio (tipo, che so, Portrait, Herzel, Silver Talon, Fer De Lance). Bisogna solo portare pazienza e le band che non sono solo fredde e formali vengono a galla.(Lorenzo Centini)
Praticamente ho da ascoltare per un paio di mesi. Immensamente grazie.
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