FINNTROLL – Blodsvept (Century Media)

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l’unico santo a cui votarsi dopo una sbronza

Il folk metal è una cosa seria, su questo non ci piove. Ce lo dice gente come Einherjer, Ensiferum e Moonsorrow, persone serie cui portare rispetto. Poi ci stanno quei soggetti dei Finntroll cha da simpatici cazzoni quali sono prendono la cosa per un altro verso. A voler essere precisi però il loro esordio, Midnattens Widunder, spaccava le corna ai caproni. Fu Jaktens Tid il primo vero disco ad essere usato come colonna ufficiale delle serate a base di birra e rutti. Poi è successo che hanno attraversato un periodaccio di sfighe: il tumore alle corde vocali del primo cantante e la morte del chitarrista caduto nel ghiaccio da un ponte perché ubriaco (il cantante degli Impaled Nazarene va ancora affermando che si trattasse di suicidio e non facciamo fatica a credergli considerato quanto il governo finlandese si adoperi per ridurre le influenze negative dei frequenti suicidi sulla psiche dei propri cittadini mascherandoli come improvvidi incidenti causati dal troppo sbevazzare) al quale defunto chitarrista, si diceva, fu dedicato un lungo EP acustico di assurdo neofolk cantautorale. Superata la fase introspettivo-celebrativa, totalmente distante dallo spirito da bettolaccia finnica, i troll ripartirono alla grandissima con Nattfödd che riusciva a fomentare anche l’uditorio più passivo. Poi dopo una parentesi più incazzusa (tra l’altro pure quella niente male), sono tonati ad essere gli ubriaconi, festaioli e casinari di cui sopra con Nifelvind.blodsvept Blodsvept, da parte sua, si apre con un pezzo spiazzante che sembra voler ripartire proprio dall’arrabbiato Ur Jordens Djup, poi si alleggerisce e sbraca totalmente per finire nell’allegra farsa dell’hum-ppa hum-ppa da taverna per ripartire nuovamente con sfuriate black metal senza se e senza ma. Niente più canti popolari e scacciapensieri ma i riferimenti alla polka finnica ci sono eccome. Blodsvept è un disco molto in linea e coerente con la propria carriera, bello tosto ma che principalmente rimane un tripudio di trombette e fisarmoniche. Come è giusto che sia. Le parti di tastiera sono di nuovo efficacissime e si devono alla maestria di un Henri Sorvali, aka Trollhorn, ritornato grandissimo e favorito dalla striscia positiva dei suoi devastanti Moonsorrow di Varjoina Kuljemme Kuolleiden Maassa. Bisogna dire che c’è pure un nuovo pezzo da aggiungere alla propria lista di canzoni immortali, Rösets Kung, uno di quei brani che ti fa fischiettare come una vecchia spugna nei contesti meno adeguati. Come gli stranoti Solsagan, Trollhammaren e l’immensa Skogens Hämnd per intenderci. Nel pezzo si sentono pure le ruvide voci dei trolls che probabilmente stanno decidendo se è meglio mangiare un cristiano alla brace o in umido. Dunque, per i duri di comprendonio, riassumo la grandezza di questo gruppo che consiste in: riff da trattoria, profluvio di trombette e fisarmoniche intramezzate da voci di trolls. È bene ribadirlo: i Finntroll sono gli ironici e adrenalinici fracassoni di sempre.

Tutti devono qualcosa ai Finntroll, anche i Korpiklaani e gli Alestorm. (Charles)

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