CRADLE OF FILTH – The Manticore And Other Horrors (Nuclear Blast)
Constatiamo con amarezza che la nostra idea secondo cui ognuno dei nuovi dischi dei Cradle of Filth sarebbe stato dedicato ad un diverso comune vesuviano è ufficialmente sbagliata. È un peccato perché della loro musica non frega più molto a nessuno, mentre un concept vampirico sui malvagi figli della notte che si nascondono negli oscuri anfratti di Casapesenna sarebbe stato interessante. Darkly Darkly Venus Afragola rimarrà dunque un unicum nella loro discografia, dato che questo album si chiama più aulicamente The Manticore And Other Horrors e di tutto parla meno che di vampiri dell’hinterland napoletano. Il primo assaggio si era già avuto con For Your Vulgar Delectation, poi è uscito il video di Frost On Her Pillow e ora il disco intero: musicalmente non ci discostiamo molto dal loro recente passato, anche se qui il rifferama death-thrash non spadroneggia come in Darkly Darkly Venus Pignataro Maggiore; possiamo parlare di uno stile più strettamente gothic-black, magari, anche se con tutte le virgolette e le precisazioni del caso.
Più che altro io credo che ci siano determinati gruppi che non possono andare avanti sempre suonando la stessa cosa. Ce ne sono tanti che possono -e devono- farlo, ma altri no. Fondamentalmente è una questione di semplicità o meno della struttura, ma non solo: un album come Dusk And Her Embrace è comunque difficilmente replicabile a distanza di anni, sia perché frutto di un’irripetibile momento d’ispirazione, sia perché non decontestualizzabile. È molto sottile l’equilibrio tra grottesco e macabro su cui i COF si sono costantemente mossi; tanto sottile che, una volta esaurita la verve giovanile e il furor creativo, hanno trovato rifugio nell’accademia e nel recupero di una supposta identità metallica (?) che andava a pescare dagli Iron Maiden, dal thrash tedesco e dal death svedese. Cose con una finalità e un senso completamente opposti rispetto ai vari Vempire e Principle of Evil Made Flesh, che in questo modo venivano smantellati, sezionati e definitivamente derubricati a semplice somma d’influenze. Ma destrutturare dischi del genere equivarrebbe, come disse il saggio una volta, a squarciare un pallone per cercarne il rimbalzo. E fu così che i Cradle Of Filth, da scintillante unicum che associava il black metal alla plumbea tradizione gotica vittoriana, divennero un altro gruppo della scuderia Nuclear Blast. Curioso che la perdita dell’innocenza sia avvenuta contestualmente alla nascita della figlia di Dani Filth, come a dire che è difficile fare il vampiro mentre cambi i pannolini.
The Manticore And Other Horrors non è un brutto album, ma se non ci fosse quel moniker in alto non ne staremmo neanche parlando. Ci sono buoni riff, anche un buon tiro in certi pezzi, e magari dal vivo potrebbe fare il suo sporco lavoro. C’è però quella sensazione di stare perdendo tempo, come se i pezzi fossero tutti intercambiabili e non ci fosse un vero lavoro di songwriting dietro, ma solo un collage di idee e riff venuti fuori in momenti diversi. Anche perché, mutatis mutandis, il concetto alla fine è sempre quello, con le onnipresenti linee vocali che mettono in secondo piano qualsiasi cosa accada in sottofondo; perché di sottofondo si tratta, a riprova del fatto che l’unico vero elemento protagonista è la voce di Dani, uguale a sé stessa dai tempi di Cruelty And The Beast; un protagonismo, appunto, che ridimensiona parecchio le velleità artistiche della band e qualsiasi tipo di evoluzione stilistica cerchino. Dunque parlare delle differenze tra i dischi dei Cradle Of Filth è esercizio abbastanza sterile, dato che si finisce sempre a seguire quello che fa Dani (e non mi riferisco alle sue disavventure quotidiane, tipo quando si è fatto sdraiare da un agente di sicurezza). Poi quando i tuoi riferimenti culturali cambiano da Le Fanu a Tim Burton c’è evidentemente qualcosa che non va.
A mio parere avrebbero dovuto sciogliersi dopo Cruelty, oppure cambiare moniker; la soluzione migliore sarebbe stata cacciare Dani, per vedere cosa sarebbe uscito fuori con un cantante meno vittima di delirio di onnipotenza. La storia è andata diversamente e ora ci ritroviamo con The Manticore And Other Horrors, che ci ricorda che stiamo diventando sempre più vecchi e disillusi. (barg)
uno di quei dischi che non so mai se ascoltare…
una di quelle band che porca puttana faceva cose meravigliose…
il problema di questi gruppi è che l’unico membro fisso di solito è il più scoppiato di tutti e ogni 10 minuti cambia un componente del gruppo, con risultati artistici notevoli oltretutto…
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Boh, io lo dico: lo sto ascoltando e non mi dispiace!
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Analisi come sempre calzante.
I Cradle furono il primo gruppo estremo (all’epoca) in cui mi imbattei in una assolata mattinata d’estate in un mercatino delle Marche. Erano già fuori con Bitter Suites To Succubi e ricevetti una sprangata epocale alle orecchie. Fu amore a primo ascolto e mi mangiai tutta la loro precedente discografia.
Ecco, io li salvo fino a Bitter… mentre li ho persi da Nymphetamine in avanti.
Damnation And A Day lo considero un buon dischetto, un punto di rottura dal canone solito prodotto da Dani & co (dovuto magari anche al fatto che venne pubblicato dalla major delle major, boh), ma insomma, MEH. Alla fine si sono smerdati con le loro stesse mani, buoni i primi merda tutto il resto.
P.S. Solo io adoro Nicholas Barker?
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cazzo le tue recensioni, sin dai tempi di ms cartaceo sono fatte sempre cosi’ bene che, se la penso diversamente, mi domando se per caso non stia sbagliando. no, a me piace, come quasi tutti gli album dei COF. a proposito, non c’ entra con l’ album, ma ne approfitto per ringraziarti per avermi fatto scoprire gli empiryum. infatti e’ proprio leggendo una tua schock mail su ms cartaceo, dove dicevi che ” song of moors……”andrebbe insegnato nelle scuole, che mi ha incuriosito! da li ho cominciato ad ascoltarli e per me sono diventati irrinunciabili! bella li!
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Il miglior disco dopo i primi capolavori.
Il recensore scrive bene, ma capisce poco a mio avviso.
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Se vabbè, adesso il Trainspotting capisce poco…
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meglio gli anal cunt
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Gruppo che ho amato fino a dusk and her embrace… poi complice una scarsa propensione verso il goticume di qualsiasi taglio (sentenced e sbarbine goth a parte :-)) li ho lasciati perdere. ogni volta che esce un nuovo disco e leggo che -comunque- non di merda si tratta mi torna la voglia di dare loro una chance, ma dura il tempo di un video puzzone a caso!
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Ora sia arrivati pure a dire che il Bargonauta capisce poco… bestemmia totale!
Comunque, io mi chiedo da anni come è stato possibile che una band che fino a Cruelty and the beast è stata perfetta, abbia potuto partorire dischi che offendono la storia della band. Gli ultimi 5 dischi sono di una piattenza disarmante, lo stesso Dani è l’ombra di sè stesso e non solo a livello compositivo (stesso identico discorso per altri grandi nomi come Mayhem e Dimmu Borgir)! Io torno ad ascoltare Principle of evil made flesh, questo è bene! (cit.)
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pardon, volevo dire “piattezza”
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Tralasciando ogni improponibile confronto con i tempi che furono (ben poche le band che resistono a paragoni con i loro primi lavori), mi sembra comunque un discreto colpo di coda che li rimette in carreggiata.
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Sempre e comunque eleganti e raffinati, ma sono lontani i tempi delle emozioni forti.
The forest whispers my name /sospiro.
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