Mi ricordo, sì, io mi ricordo – intervista a Beth Schuldiner

Sono ormai passati quasi dieci anni da quando Chuck Schuldiner ci ha lasciati, rendendo sicuramente più povero un mondo, quello della nostra amata musica, che già a parere mio non gode di buonissima salute dal punto di vista dell’innovazione (tra nu metal e cazzate varie).  Circa ventotto anni fa nasceva una leggenda, prima sotto il moniker di Mantas, e successivamente con quel nome che noi tutti conosciamo, un nome che ispira grande rispetto anche in chi magari non è appassionato di certe sonorità ma è in grado di riconoscere il genio e la sensibilità artistica di un uomo che ha sempre dovuto lottare per ottenere gli onori che gli vengono ora giustamente tributati. Stiamo ovviamente parlando dei Death, creatura che ha sconvolto il mondo della musica estrema, non solo nel continente americano. È stato un onore per me avere questa piacevole chiacchierata con la disponibilissima e gentilissima Beth Schuldiner, sorella di Chuck, che ci offre un ricordo commosso del fratello. C’è da chiarire anche la spinosa questione dell’eredità musicale di Chuck, che tra pubblicazioni non autorizzate di materiale demo e di album incompiuti, è arrivata fino in tribunale. È coinvolta l’etichetta olandese Hammerheart Records, rea a quanto pare di aver pubblicato i vecchi demo dei Death includendo anche il secondo album dei Control Denied, che era ancora in lavorazione e privo di parti vocali, senza aver chiesto l’autorizzazione. L’acquisto della release è sempre stato sconsigliato ai fan da parte della famiglia di Chuck. A quanto pare, ora il materiale “inedito” è nelle mani della Relapse Records, e il famoso When Man and Machine Collide verrà completato dai restanti membri della band, stando a quanto dichiarato da Tim Aymar. L’uscita è prevista nel corso di quest’anno.

Ti ringrazio, Beth, per avere accettato quest’intervista. Prima domanda: ho saputo che sei tu ora a gestire la proprietà intellettuale di Chuck. Ci puoi quindi dire qualcosa a proposito della controversia riguardante il secondo album dei Control Denied? Quale è stato l’esito della battaglia giudiziaria?
Ti basti sapere che, verso la fine della battaglia che Chuck ha combattuto per la sua stessa vita, e perfino dopo la sua morte, ci sono state delle persone, delle etichette discografiche e dei marchi che si occupano di merchandise, che lo hanno derubato senza alcuna vergogna. In altre parole, cercavano di ottenere un profitto spremendolo finché era in vita, approfittando del fatto che lui non aveva né la forza né il denaro per affrontare una causa legale. La sua eredità è ora nelle mani fidate di Eric Greif (il suo manager, ndr) e della Relapse Records.

Torniamo alla metà degli anni ottanta… Tuo fratello tentava continuamente, e con fatica, di costituire una line up stabile per la band, con i vari Kam Lee, Rick Rozz e molti altri che prima si aggiungevano alla formazione e poi lasciavano… Stando alle note interne della ristampa di “Scream Bloody Gore”, egli provava un senso di frustrazione allora, a causa di questi continui cambiamenti. Ti sembrava scoraggiato a quel tempo?
Sì, ogni tanto mi pareva parecchio frustrato da ciò che accadeva. Gli altri membri del gruppo vedevano i Death come un passatempo (non tutti, ovviamente), mentre Chuck prendeva la propria musica e la band molto seriamente.

Chuck si trasferì in Canada nel 1986 ed entrò in una thrash band di culto come gli Slaughter. Successivamente si trasferì a San Francisco dove incontrò Chris Reifert e riuscì ad incidere la mitico demo “Mutilation”, che gli valse un contratto con la Combat Records… Fu senz’altro la svolta della sua carriera. Come si sentiva al tempo? Elettrizzato?
Sicuramente era molto eccitato dalla cosa. Far parte di una metal band era difficile, sopratutto allora. L’industria musicale, in passato, trattava il metal come robetta da nulla. Ovviamente questa fu una grande conquista per Chuck!

E’ probabile che non ci sarebbe stata nessuna scena death metal in Florida o nel resto degli States se non fosse stato per tuo fratello… Ricordi qualche altra band del genere nel 1984?
Chuck mi portava un sacco di gente a casa. Ricordo grigliate interminabili… C’erano molti metallari affamati che avevano bisogno di essere nutriti!

Chuck andava d’accordo con gli altri esponenti della scena death della Florida? Chi erano i suoi migliori amici?
Si, quasi con tutti! A parte un breve screzio con Eric Greif (successivo alla pubblicazione di Spiritual Healing, ndr), subito ricucito, aveva molti amici tra cui Tim Aymar, Shannon Hamm, Richard Christy…

Una volta lessi una vecchia intervista dove Chuck dichiarava il suo amore per il metal più classico degli anni ottanta… Tu cosa pensi del recente revival che ha riportato in auge alcuni generi molto popolari 20-30 anni fa?
Penso che questo revival sia una gran cosa. Certa musica non si è mai estinta per i metallari degni di questo nome, ed è bello vedere che le nuove generazioni vivono il genere come lo si viveva allora, e che ancora lo amano!

Cosa pensi del death metal del 2011? Ti sentiresti di raccomandare l’ascolto di qualche band in particolare?
Direi Cynic, Charred Walls of The Damned e parecchi altri a dire il vero…

I Death in Messico nel 1989 con il manager Eric Greif

Quand’è che Chuck iniziò a provare interesse per la musica?
Aveva nove anni quando iniziò ad esplorare gli orizzonti musicali… E non molto tempo dopo cominciò a scrivere i primi testi.

Quali erano i suoi gusti musicali all’infuori del metal?
Un giorno gli feci sentire della musica country, mentre era in macchina con me, mi disse che lo divertiva. Ad ogni modo, gli piacevano il jazz e il buon vecchio rock ‘n’ roll.

Tuo fratello ha rappresentato per anni l’ala più “progressiva” del metal estremo, ma ha influenzato molti altri musicisti anche con i suoi primi album, naturalmente… Quale preferisci tra i suoi lavori discografici?
Il mio pezzo preferito è forse “The Philosopher”. Mentre “Human” è probabilmente il suo album migliore nel complesso, almeno secondo me.

A Chuck non interessavano il satanismo e la violenza gratuita, al contrario di altre death metal band. Tralasciando ovviamente i suoi primi lavori, le sue liriche erano molto più profonde. Qual’è invece il suo miglior lavoro da questo punto di vista, secondo te?
Continuo a dirti che secondo me è “The Philosopher”, anche se alcuni non sono d’accordo. Molti dei testi di Chuck, a parte gli argomenti di attualità, erano intrisi di significati personali… La maggior parte, a dire il vero.

E ora, per la serie “stupid questions”: Sean Reinert o Gene Hoglan? Chi è meglio secondo te?
Dio, no! Non è per evitare di risponderti, ma sono entrambi INCREDIBILI… A ciascuno il suo stile… Questo è un campo in cui non voglio avventurarmi! Sono davvero tutt’e due grandi!

Hai qualche episodio buffo da ricordare o un aneddoto particolare da raccontarci a proposito di Chuck o di qualche altro membro della band?
Oh si! Tantissimi! Uno che mi riguarda: Chuck tornava dalle prove molto tardi, oppure arrivava in aeroporto a notte fonda al ritorno da un tour… Mi chiamava sempre per chiedermi di incontrarlo in un locale che si chiama Bahama Breeze ad Altamonte Springs, in Florida. Io mi lamentavo regolarmente che mi aveva tirato giù dal letto, ma lui continuava a supplicarmi e finiva che non mancavo mai all’appuntamento. Una volta mi presentai in pigiama pensando di causargli un certo imbarazzo… Volevo dissuaderlo dal chiamare così tardi un’altra volta. Beh, si mise a ridere… Forse era un po’ imbarazzato, ma di certo non cambiò abitudini e continuò a chiamarmi la notte per invitarmi a bere una birra. Sono contenta di esserci sempre andata! Ho nostalgia di quei giorni…

Come spieghi il fatto che tuo fratello abbia sempre avuto grosse difficoltà a mantenere una line up stabile nei Death? Forse perché voleva avere sempre il meglio e quindi era portato a coinvolgere fior di musicisti, che però avevano degli impegni con altre realtà musicali (penso a Steve Di Giorgio, Andy LaRocque o Sean Reinert)…
Col senno di poi, direi che queste difficoltà e questi cambi continui hanno reso i Death ciò che erano allora e che sono ancora oggi. Certamente Chuck desiderava una formazione stabile con componenti fissi fin dall’inizio della sua carriera. Se devo essere sincera, il Chuck musicista professionista è quello che conosco meno… Ma si poteva vedere che era un perfezionista, e forse, a volte, anche un po’ stronzo, quando si trattava della sua musica. E’ un aspetto che fa parte della storia stessa della band.

Ora una domanda delicata, Che persona era Chuck nei giorni della sua battaglia con il cancro? Si sentiva ottimista oppure sapeva che non ce l’avrebbe fatta? Che ruolo ha svolto la musica in quegli anni difficili?
Chuck ascoltava moltissima musica… Davvero tanta! Leggeva anche ogni singola lettera che i fan e gli amici gli inviavano da tutto il mondo. Queste lettere, quasi tutte scritte a mano, davano molta forza a mio fratello. C’erano bei giorni e cattivi giorni. Quello stramaledetto tumore gli dava però poche speranze di sopravvivere, e lui lo sapeva. Andare in giro ogni giorno con il “nemico” letteralmente dentro di sé farebbe impazzire chiunque.

Questo dicembre cadrà il decimo anniversario della scomparsa di Chuck… Stai pensando a qualcosa in particolare, che so, un tributo?
Chuck si arrabbierebbe con me se sapesse che organizzo tributi o commemorazioni (a parte la commemorazione che ho organizzato poco dopo la sua morte). Io cerco di onorare la memoria di mio fratello ogni giorno pensando a lui sempre. Mi manca più di quanto qualsiasi parola possa esprimere.

In cosa credeva Chuck? In Dio, forse?
Mio fratello era uno spiritualista, certamente non una persona religiosa. Di sicuro credeva nel karma.

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