Avere vent’anni: STRATOVARIUS – Elements part 1

Grazie a questa rubrica abbiamo potuto ripercorrere buona parte della discografia iniziale degli Stratovarius, a partire dall’avvento di Timo Kotipelto al microfono: Fourth Dimension, Episode, Visions, Destiny, tutti dischi bellissimi che seppero dare nuovi orizzonti al power metal europeo e che continuano tuttora a fare scuola. Già con Infinite però si capì che il giochino si era rotto e che la carica rivoluzionaria della band si era esaurita: un album completamente rivolto all’indietro, freddo e asettico, in cui la ricerca spasmodica della melodia giusta finiva per far perdere di vista quel sentimento di tristezza disperante tipicamente finlandese che era sempre stato il nerbo degli Stratovarius. Che poi era anche prevedibile: “non si può cantare il nero della rabbia coi miliardi”, cantava uno che la sapeva lunga, e da un gruppo all’apice della fama come gli Stratovarius di fine millennio ce lo si poteva tranquillamente aspettare. Però questo nuovo approccio spensierato, diciamo così, non portò a nulla di buono se non a un paio di canzoncine da cantare sotto la doccia: Hunting High & Low sarebbe diventata un cavallo di battaglia ai loro concerti, e del resto alle folle urlanti è giusto anche che si dia un ritornellone da cantare tutti abbracciati rispetto a una Season of Change, per dirne una. Ma, oltre al suddetto pezzo, pochissimo altro da ricordare.

I difetti di Infinite ritornano con ancora più evidenza in Elements part 1, primo capitolo di un ideale doppio album la cui seconda parte sarebbe uscita pochi mesi dopo. Le cose vengono purtroppo messe in chiaro già dal primo pezzo, perché Eagleheart è la riproposizione dello stesso schema già utilizzato nelle aperture bombardone degli Stratovarius: SOS, Father Time, Black Diamond e Hunting High and Low, tutte però molto migliori di questa Eaglehart che ha la spompatezza tipica del clichè ripetuto fino allo sfinimento. Il resto dell’album è una lenta e triste agonia in cui si può assistere in presa diretta al disfacimento totale di quella bella favola che erano gli Stratovarius dei tempi d’oro.

Come già detto, quegli Stratovarius funzionavano perché si reggevano sul fragile equilibrio tra suoni potenti e freddi, quasi meccanici, e una sensibilità disperante e disperata. Eliminato quest’ultimo fattore, la formuletta diventa insostenibile. Ad esempio Soul of a Vagabond e l’esasperante Elements (dodici minuti di morbidezza) hanno l’andatura e la (s)pompa tipica del symphonic metal degli anni 2000, genere che all’epoca ancora non esisteva come lo intendiamo oggi ma a cui questi Stratovarius hanno la colpa di aver dato una bella spinta. Complimenti, davvero. Papillon è un’altra lagna terrificante con alcuni inserti di chitarrina spagnoleggiante che davvero ti chiedi cosa hai fatto di male per doverti subire una roba del genere. O anche l’assolo di Learning to Fly, ché il diavolo si annida nei dettagli: si inizia credendo che fare un assolo del genere sia una buona idea e si finisce con le visioni di Gesù Cristo che ti sussurra kabbalah kabbalah all’orecchio. Sulla strumentale Stratofortress stendiamo il proverbiale velo pietoso perché a tutto c’è un limite. Aggiungiamoci pure la prestazione soporifera di Kotipelto, le cui linee vocali in questo disco sono stiracchiate come non mai. Come ciliegina sulla torta (di merda) c’è pure la solita copertina orribile di Derek Riggs del periodo in cui si era fissato coi disegnini al computer senza neanche aver imparato a farli; e se non credete a che livello di schifo fosse arrivato all’epoca, provate a guardare questa copertina. Insomma, amici, un vero disco di merda. E questa era solo la prima parte. (barg)

21 commenti

  • Eccheccazzo adesso mi è venuta voglia di riascoltare i loro vecchi dischi, nonostante tutta la roba accumulata ancora da ascoltare che ho in lista. Comunque a me la copertina del disco non dispiace.

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  • Una scoreggia di disco.

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  • pessimo davvero

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    • Da fan dei primi dischi degli Stratovarius.. Se la miglior canzone e’ Eaglehearth (roba trita e ritrita e senza spina dorsale….lo si capisce dopo pochi secondi di ascolto) stendiamo come dici tu un velo pietoso…alcuni gruppi dovrebbero capire quando e’ ora di chiudere in bellezza….

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  • il video di Eagleheart era imbarazzante, ammiccavano come le battone dentro a un flipper. Non che ci sia niente di male nell’ammiccare come una battona, ma a mio modesto avviso esce male in un video heavy metal.

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  • Sinceramente la trovo la tua una pessima “recensione”, probabilmente sei abituato a sonorità di merda e quindi hai fatto semplicemente proiezione buttando fango su chi vale tanto. Perché gli Strato oltre ad essere una band eccezionale, visti e rivisti più volte live, hanno anche sfornato dischi eccellenti, tra cui proprio Element 1 e 2 che io personalmente adoro. Questione di gusti? Naaa, io credo proprio che la tua sia un’aridità di fondo, che non è tarata per vedere la bellezza in generale scambiandola per merda. Secondo me dovresti cambiare mestiere, perché il tuo narcisismo è evidente nei discorsi che fai. Senza offesa, ma fidati che fare le recensioni musicali non fa per te. Quello è un ruolo per gente autentica, profonda e soprattutto con dei sani sentimenti, ovvero completi di quelle risorse umane che proprio non rientrano nella tua natura. Prova a rifletterci su.

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  • Cambia mestiere… Possono piacere o non piacere, e su questo siamo d’accordo, ma arrivare a buttare merda su un disco musicalmente e tecnicamente validissimo dimostra proprio di non avere le basi! Componili tu Papillon, Fantàsia, Elements se ne sei capace!

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  • quando mi piacciono i fanboy, sempre sugli scudi!!! io tanto trasporto emotivo nel difendere qualcuno (soprattutto con argomenti così risibili) lo impiegherei giusto se Tolkki fosse mio fratello. E pensare che il detto “de gustibus” qualche annetto ce l’ha…

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    • peraltro io alcuni album degli stratovarius, episode visions e soprattutto il doppio live, li ascolto tuttora che ho appesantito i gusti… “la musica, quella vera, non fa per voi”, come la sposa con questo fatto, il fenomeno qui sopra??? mah

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      • Diciamo che quando certi post si rendono pubblici e ripeto PUBBLICI, in automatico si ha il diritto di leggerli e di poter commentare ed esprimere la propria opinione, in quanto PERSONE (e non personaggi come tanti qua sopra) in grado di RAGIONARE da soli e dire la propria. Se continuate a fare branco (e mi dispiace per voi) per potervi sentire onnipotenti e sapientoni, perché è evidente che “ragionate” come fanno le pecore nel gregge, il problema rimane vostro e magari di chi vi auguro vi prenda in cura. Per tornare al tema centrale, ovvero ad uno dei miei album preferiti di sempre ripeto che, se non si riesce a vedere la bellezza e il significato di certi brani e a provare le emozioni/sensazioni suscitate da quel tipo di sound in particolare di quel periodo storico della band (che poi sarebbe lo scopo principale di chi fa musica in generale) è evidente che sussiste una palese limitazione mentale, che sia individuale o di massa non importa, sempre quella è. Eppure esistono altri generi musicali che possono compensare tanta rabbia, invidia e frustrazione, non capisco perché continuare ad accanirsi su ciò che non riuscite a vedere nemmeno con gli occhiali in 4D, anche se capisco che la luce dà sempre fastidio alle tenebre. E allora buttare fango sul migliore è la classica proiezione usata come valvola di sfogo per innalzare la propria disistima. Ma esistono gli specialisti per questo tipo di problemi a cui consiglio di rivolgervi, perché anche per esprimere in pubblico certi pensieri personali che siano negativi o positivi servono esperienza, competenza, intelligenza, rispetto, umiltà, ascolto, predisposizione e doti particolari, oltre al carattere e all’empatia, ovvero tutte quelle caratteristiche UMANE che qua sopra sono assolutamente inesistenti. Il mio consiglio è di lasciar perdere questo giochetto di buttare l’amo per vedere quello che succede, col chiaro fine di riuscire ad intravedere la conferma o la disconferma del proprio presunto valore attraverso l’energia altrui. Perché per fare certe “recensioni” con l’intento mirato e pianificato di buttare merda per ricevere attenzioni e approvazioni, ma anche e soprattutto disapprovazioni per arrivare al conflitto è sintomo di disfunzionalità patologica. Mi auguro pertanto che facciate spazio a gente competente e preparata, ma soprattutto serena, priva di rabbia, deficit mentali e senza quell’ego smisurato che contraddistingue certi personaggi. Direi che per come state messi non ci fate assolutamente una bella figura (altro che tso) perché giudicare in modo così dispregiativo la sacralità di certe band e di certi sound seppur non eccellenti, si capisce benissimo che il problema è vostro e che non è un compito che fa per voi. Piuttosto uscite e andate a sfogarvi in discoteca.

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  • Sinceramente l’energia che ho speso per rispondere a certi presunti tuttologi musicali me la tengo ben stretta, anche perché dalle risposte ricevute è strachiaro che non vale la pena nemmeno spenderne altra. Purtroppo certe limitazioni producono certi risultati ed è inutile tentare di trasformare un quadrato per un cerchio. E non è questione di gusti ripeto, ma di taratura mentale però niente, non ci arrivate proprio e mi dispiace per voi. Stay away.

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    • è anche possibile che qualcuno abbia un’opinione diversa dalla tua. forse.

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    • Sempre eccezionali quelli che iniziano una discussione insultando a destra e a manca, la continuano rispondendo con altri insulti agli altri commenti e alla fine fingono di tirarsene fuori dicendo cose tipo “non meritate il mio tempo”, che io immagino pronunciata con il nasino arricciato e la boccuccia distorta in una smorfia di altero disprezzo. L’esperienza pluriventennale in queste situazioni mi dice che 9 su 10 il soggetto in questione ha un tale disperato bisogno di attenzione che se ne andrà solo quando crederà di avere avuto l’ultima parola. Scommettiamo?

      Nel merito, complimenti per aver scelto “Elements” degli Stratovarius come collina sulla quale morire. Elements. Degli Stratovarius. Sul serio, ma che cazzo ci fate su Metal Skunk?

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  • Che gli Stratovarius abbiano fatto dischi validi non ci piove. Ma considerare Elements uno di questi è da TSO.

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