Soviet Soviet // The Hand @Traffic, Roma 20.04.2018
È la prima volta che capito al Traffic in una serata in cui non ci sia la musica del Capro. La serata è organizzata in collaborazione col Metamorfosi Alternative Club, un locale in cui fui invitato una volta da un’amica ma in cui alla fine non andai perché, a quanto mi spiegò, è uno di quei posti in cui va a ballare la gente alternativa che ascolta qualcosa che si avvicini al metal (tendenzialmente Rammstein, Korn e Marilyn Manson). I gestori del locale non se la prendano a male: ammetto di non esserci mai stato e assicuro di non avere intenzioni offensive, ho solo cercato di sintetizzare il concetto per noi metallari ottuagenari dentro che di solito seguiamo o scriviamo questo blog.

Ciaone
Ad ogni modo, leggendole di fretta, di solito capisco male le tempistiche della serata e arrivo in ritardo ai concerti. Questa volta è successo il contrario e mi sono trovato davanti al Traffic a porte ancora chiuse, perché non era il concerto ad iniziare alle 10:00, ma la serata in generale. Quindi io e i miei sodali che hanno avuto la voglia di seguirmi ci prendiamo una birra e ci godiamo il DJ set iniziale, immagino gestito dai ragazzi del Metamorfosi Alternative Club. Devo ammettere che la fattura era pregevole e ogni tanto partivano sprazzi di piacevole drone asfissiante. Purtroppo ho trovato meno piacevole il gruppo che ha aperto le danze: il trio romano The Hand. Diciamo che i loro riferimenti musicali non si toccano neanche da lontano con quelli che sono i miei ascolti usuali, ma qua proverò comunque a dare una definizione azzardata e sicuramente fallace: la loro musica mi è sembrata una sorta di post-punk/rock (senza basso) un po’ noise con delle basi elettroniche.
Arrivano infine sul palco i Soviet Soviet. Devo dire che speravo quasi si presentassero tutti con la maglia della pagina Vedo la gente Joy Division, quella con Albano e Romina Power – che ora si è data a sensibilizzare il pubblico sulle scie chimiche – incorniciati dal titolo della famosa canzone Love Will Tear Us Apart Again. Comunque, per chi non conoscesse il trio di Pesaro vi rimando all’azzeccatissima descrizione di Charles. Il gruppo marchigiano è sopravvissuto a un minitour statunitense annullato giusto l’anno scorso a causa di un rigurgito di maccartismo – no, non è vero, si scherza, Enrico ha scritto più seriamente della questione qui. Il cantante e bassista Andrea Giometti tiene molto bene il palco, e lo fa anche per gli altri due membri, costretti dietro alle pelli e ai pedali degli effetti. La scaletta ha preso canzoni da entrambi i loro album, ovviamente prediligendo poco di più l’ultimo Endless, che questo tour dovrebbe promuovere. Al netto di un feedback che ha spazientito il Giometti fino a fargli “lanciare” lo strumento in mezzo al palco, il concerto è stato ottimo e i Soviet Soviet sono un gruppo che va visto dal vivo, se ne avete l’occasione. (Edoardo Giardina)
Scaletta:
Endless Beauty
1990
Remember Now
Fairy Tale
Ecstasty
Rainbow
No Lesson
Introspective Trip
Surf a Palm
Blend
Pantomime
non li conoscevo e devo ammettere che prendono bene, siamo dalle parti dei joy division e primi placebo, ok ogni tanto per staccare dal metal sfasciatimpani ! comunque fate sempre un ottimo lavoro quando ci proponete anche altro.
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