MARDUK – Serpent Sermon (Century Media)

Devo ammettere di aver ascoltato sempre, e sottolineo sempre, con enorme pregiudizio qualsiasi produzione targata Marduk. Il quartetto classico (Legion, B.War, Morgan e Andersson, per quanto possa essere classico un quartetto appena più longevo dell’attuale) mi ispirava sentimenti di tenerezza e compassione: non riuscivo a comprendere come dei trentenni potessero trascorrere un’intera carriera artistica ad imprecare contro il cristianesimo divertendosi ad incitare il pubblico dei concerti a bestemmiare. Siccome avevo più o meno diciotto anni e avevo già ampiamente superato la fase della bestemmia come espressione massima della mia rivolta contro la società, un atteggiamento tale era, per me, ammissibile solo se portato avanti da alcune icone dal carisma inattaccabile tipo Glen Benton o Germano Mosconi. I nuovi Marduk, quelli nati dopo gli addii in serie di Legion, B.War e Andersson, li ho sempre considerati un’altra cosa, un gruppo di ragazzi che dal vivo suonava cover ed in studio registrava brani nuovi sfruttando un nome altrui. Che poi, beninteso, un Rom 5:12 qualsiasi si posiziona due o tre spanne al di sopra di un La Grande Danse Macabre, tanto per citarne uno. Il problema è che trovarsi di fronte Morgan più tre tizi a caso, che suonano sotto il monicker di un gruppo che già in precedenza non ti interessava, non è esattamente il miglior viatico per seguire con particolare trasporto le vicende umane e musicale degli svedesi. Ed invece loro hanno proseguito, imperterriti, a dispetto del mio snobismo borghese, a pubblicare dischi con una certa regolarità, costringendomi a rivalutarli a distanza di anni perché, alla fin fine, la (non più tanto) nuova creatura non è affatto male. E dire che me li ricordo ad un X-Mass Festival milanese nel 2004, freschi di line up nuova di zecca, con la frase memorabile di un ex fan che, a metà concerto, dalle prime file, gli urlò un emblematico “per favore, fatene una bella”. Ecco, per me i Marduk del post-non-si-sa-bene-cosa sono stati per diversi anni quelli che “non ne facevano una bella”. 

Ma bando ai sentimentalismi, veniamo a Serpent Sermon. Sarà che ormai i nostri hanno tutti ampiamente superato i trenta e veleggiano spediti verso gli -anta,  fatto sta che l’attitudine da adolescenti cazzoni ha lasciato il passo ad una maturità che rende perfino quasi credibile la loro serissima crociata anticristiana. Un tempo c’erano suore che fottevano croci, carri armati inglesi spacciati per panzer tedeschi e Gesù Cristi sodomizzati. Adesso c’è un gruppo che macina riff assassini con impressionante regolarità ed ha imparato a dosare le fantomatiche parti sperimentali in modo da farle apparire perfettamente funzionali al tema narrativo. Diciamo pure la verità, fino a non molto tempo fa, dai Marduk era doveroso aspettarsi solo pezzi tiratissimi, anche perché la velocità dei brani era quasi sempre direttamente proporzionale alla qualità: scende il ritmo, cala la palpebra, con Castrum Doloris come unica, probabile eccezione. Per citare un esempio già menzionato, Accuser Opposer era un mid tempo che di letale aveva solo la noia che sprigionava; Temple of Decay è un pezzone epico che potrebbe chiudere più che degnamente un live. Insomma, il disco gira come un congegno perfetto e regge alla grande anche il fisiologico calo della seconda metà, con il dittico Hail Mary e M.A.M.M.O.N. come episodi più fiacchi del lotto.

Senza voler esagerare ed escludendo dalla categoria black metal la schiera di francesini shoegazers, posso affermare con sei mesi d’anticipo che Serpent Sermon finirà nella mia lista dei dischi del 2012, con buone possibilità di piazzarsi nella parte altissima della classifica. E con la bella stagione ormai alle porte, direi che abbiamo un serio candidato per la palma di disco da macchina delle vostre vacanze. (Matteo Ferri)

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