Coerenza, passione, due palle come una casa: MUNICIPAL WASTE – Electrified Brain

Nelle chiacchiere quotidiane fra noi appassionati di musica c’è una parola che, più di molte altre, riesce a contestualizzare un filone musicale nel preciso periodo temporale in cui ha goduto di perfetta salute: ondata. Vuol dire che quel genere sta maturando, si sta evolvendo; che si è prefissato degli obiettivi precisi o li sta scoprendo passo dopo passo. Non sto a farvi gli esempi pratici, ma vi sarà certamente capitato di riferirvi a una certa ondata di death metal avente per protagonisti Death e Possessed, oppure alle seguenti. Nel thrash metal è esattamente lo stesso.
I Municipal Waste sono oggi dei veterani. Suonano questa tipologia di musica esattamente da inizio millennio e, tenendo fuori gli Ep, gli split e le ulteriori apparizioni di contorno, mi rimangono in mano sette Lp compreso il qui presente Electrified Brain. Che non è neanche brutto. Fosse quello il suo problema mi sentirei come minimo sorpreso. Al settimo album i Metallica erano arrivati a Reload, i Megadeth a Cryptic Writings, i Testament a Demonic, gli Overkill a W.F.O. Eccetera eccetera.
I Municipal Waste sono all’incirca sempre lì. L’unico album in grado di elevarsi sugli altri sul piano dello stile ha il nome di Waste ‘em All, genuino esempio di furioso hardcore metallareggiante il cui seguito lasciò i Municipal Waste immediatamente in balia del thrash per poi trovare la consacrazione al terzo giro di boa, The Art of Partying. Bello, quest’ultimo, ma a mio avviso anche la loro tomba, poiché da lì in poi non avrebbero più avuto niente di che da offrirci. Se dovessimo considerare Municipal Waste, Gama Bomb e Iron Reagan la nuova ondata del thrash metal, un’ondata le cui caratteristiche principali sono l’ironia e la furia hardcore (S.O.D.?), mi sentirei a quel punto in dovere di fare una considerazione. Questa roba esiste dai tempi dei D.R.I. più evoluti. Dai testi e dalle movenze degli Anthrax e da tutto quanto il resto. La voce acida di Anthony Foresta esiste dai tempi dei Nuclear Assault. Eppure alla nascita dei Nostri erano già trascorsi vent’anni dallo sviluppo dell’ondata a cui mi riferisco.
Sapete quale è il problema? Che fra vent’anni, a patto che il metal esista ancora come “concetto”, chi vorrà metter su una band similare non si rifarà ai Municipal Waste o agli Havok, oppure ai Warbringer, bensì ai medesimi a cui hanno rivolto lo sguardo gli attuali “leader” della scena. Che poi, ribadiamolo, se mai oggi ci fosse un leader si chiamerebbe Testament, Exodus o Death Angel. Le seconde linee d’un tempo divenute le prime, in barba a un ricambio che tanto abbiamo invocato fino ad accorgerci che è troppo tardi per averne uno.
A me fa piacere che nel 2022 si suoni del thrash metal in maniera tanto genuina. Arthur Rizk (quello di Hate Uber Alles e dei Power Trip) ha prodotto l’album come meglio non poteva; i riffoni di Electrified Brain (in conclusione al pezzo) e della successiva Demoralizer (hit del disco, se debbo sforzarmi di individuarne una) sono a dir poco succulenti. Sono poesia, anche se si tratta pur sempre della solita. Ma lo sono. E l’album è pure più bello degli ultimi due-barra-tre, ma volete saperla una cosa? A me questi qua hanno già rotto i coglioni.
Tra altri sette dischi i Municipal Waste staranno facendo la stessa manfrina, autentica pena del contrappasso per coloro che, come il sottoscritto, un quarto di secolo fa si lamentavano delle band che “si stanno svendendo” e che “non suonano più come otto anni fa”. Otto anni, come quelli intercorsi fra …and Justice for All e Load, non dimenticatelo. La musica correva, perché a sua volta rincorreva degli obiettivi, che essi fossero inquadrabili o meno nella grana. Vi siete lamentati un quarto di secolo fa? Beccatevi questi. Fra cinque anni, o otto, state tranquilli che i Municipal Waste avranno al massimo inserito un mid-tempo in più, ma l’album che produrranno sarà ancora una volta il solito che fanno da The Art of Partying. Spostando una virgola, spostandone due, facendoci dimenticare che vivemmo con rancore un più che glorioso 1996. (Marco Belardi)
Per me già “The Art Of Partying” è troppo; mi fermo a “Hazardous Mutations”, che secondo me è il loro apice.
C’è da dire che questa “ondata” di thrash-core (e non thrash) è vecchia oramai di un quindicennio, e ha esaurito la sua spinta nel 2012/13. Adesso quei gruppi (tutti, sia quelli thrash-core, come Municipal Waste e Iron Reagan, che quelli propriamente thrash, come Angelus Apatrida, Havok e Suicidal Angels) vivacchiano alla meno peggio; diversi, anche ottimi (Violator, Fueled By Fire), si sono sciolti, senza rimpianti. Ma la spinta si è esaurita definitivamente. Probabilmente ci sarà una nuova ondata, e altrettanto probabilmente si ispirerà a Exodus e Anthrax anziché a Violator e Warbringer, ma resta comunque musica che predica ai convertiti, per così dire. D’altronde, i thrasher sono tra i fan più intransigenti nel mondo metal (parlo per esperienza; ho visto gruppi thrash fatti da gente nata negli anni ’90 che non voleva inserire passaggi di doppia cassa terzinata perché “non è anni ’80”), quindi va bene così, è la famosa “coerenza stilistica”. Solo evitiamo di dare un particolare peso a un nuovo disco dei Municipal Waste (che dal vivo spaccano tutto, peraltro): bello sapere che ci sono ancora, ma inutile ascoltarli.
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A me dei municipal waste ha sempre fatto una gran tristezza Dave Witte. Perché è un grandissimo della batteria, veramente un fenomeno e a testimoniarlo sono tutte le cose che ha fatto e vederlo relegato in un gruppo così poco stimolante e privo di inventiva solo per portare a casa il fine mese mi rattrista, la considero una sconfitta della musica tutta. Oltre a questo anche umanamente è un grande, uno che potrebbe veramente portare la nostra amata musica ad un altro livello e invece fa il compitino con questi qua. Mah, lo capisco ma mi spiace.
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Mi spiace nuovamente rilevare questo senso di vecchio lamentoso nel Belardi, che tanto apprezzo (lui, non i toni da vecchio lamentoso). “Le seconde linee d’un tempo divenute le prime, in barba a un ricambio che tanto abbiamo invocato fino ad accorgerci che è troppo tardi per averne uno”.
Bah.
I MW mi hanno sempre annoiato.
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” ..a me questi hanno già rotto i coglioni” sintetizza perfettamente il mio pensiero sui MW e sull’ondata nei thrash.
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Che rottura di coglioni ‘sti gruppi retrò, mamma mia. Erano inutili 15 anni fa come adesso
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