Speciale I, Voidhanger records: Mystras, Noise Trail Immersion, Vertebra Atlantis

La I, Voidhanger è un’etichetta indipendente siciliana che per qualità delle uscite non ha nulla da invidiare alle grosse label mondiali; anzi, casomai sono queste ultime a dover invidiare la lungimiranza e la competenza musicale di Luciano (il patron), che peraltro è persona di una gentilezza e cortesia commovente come penso solo i siciliani sappiano essere. Spero proprio che il nome non vi sia nuovo e, qualora lo fosse, vi esorto fermamente ad andare sul loro Bandcamp ed addentrarvi nel mondo delle loro produzioni.
La label è piuttosto prolifica e spazia in tutti i campi della musica estrema, con una spiccata predilezione per i gruppi che contaminano la loro proposta musicale cercando strade nuove, sentieri non battuti, soluzioni diverse dall’usuale. Tra i tanti ve ne presento brevemente tre, ma rinnovo l’esortazione a scartabellare nel catalogo dell’etichetta come vi trovaste in un vecchio e polveroso negozio di dischi… c’è tanta roba e tante chicche da portare a casa e da custodire gelosamente come trofei.
Cominciamo allora con i greci MYSTRAS, progetto solista di Ayloss degli schizzatissimi blacksters Spectral Lore. Empires Vanquished and Dismantled è il secondo album e segue di un anno il debutto piuttosto interessante (anche se passato assai in sordina) Castles Conquered and Reclaimed. Dai titoli dei dischi immaginerete che al Nostro interessa alquanto l’argomento storico-filosofico che ultimamente intriga assai certi gruppi black/post black, un esempio tra tutti Ungfell. C’è molta musica medievale che influenza la sua proposta, assieme a tanto folk e tanta musica etnica fino a sconfinare nella world music. Laddove l’impostazione è tipicamente black, il quadro è riconducibile ai grandi nomi della sua terra, quindi Rotting Christ, Necromantia, Varathron e così via. Dei nove brani dell’album però ben quattro sono o strumentali, come la opener di puro acustic folk greco The Nightingale o la breve Ah ya zein, oppure sono “in giro per il mondo” come l’arabeggiante – e non riuscitissima – Cheragheh Zolmezalem (Opposition’s Fire), cantata in quel canonico modo lamentoso, o la teutonica Wie Schändlich Es Ist, non strumentale ma cantata da una fanciulla che altrove nel disco non si ritrova. Quando suona black metal è invece bello tirato e pesante, con riff aggressivi e potenti che non mancheranno di esaltarvi a manetta come hanno fatto con me. Rispetto al suo predecessore, meno sperimentale, Empires Vanquished and Dismantled patisce qualche calo di tensione, ma è comunque un disco che meriterebbe l’attenzione del grande pubblico. L’artwork del CD è stupendo, tra l’altro. Se invece siete dei fottuti hipsters e lo volete in vinile ad ogni costo (doppio, gatefold) sappiate che fino alla fine di maggio del prossimo anno non se ne parla e vi costerà un rene.
Da pochissimo è uscito il nuovo album dei NOISE TRAIL IMMERSION, che intuisco non sia il loro primo anche se io non li conoscevo per nulla. Sono italiani e suonano un misto di death metal, doom, religious black di stampo ultimi Ofermod/Funeral Mist, mathcore in stile Burnt by the Sun e, giusto per non farsi mancare nulla, tre dei dieci brani sono unicamente di chitarra classica (Riesistere I, Riesistere II e Riesistere III), tra l’altro arrangiati con in sottofondo il fruscio di un disco in vinile d’antan consumato per le troppe riproduzioni. Tecnicamente i ragazzi (voce, due chitarre, basso e batteria) sono sopra la media. Non ci piove. Cercano in modo continuo e costante di sperimentare soluzioni musicali inedite, e per far questo non escludono assolutamente nulla di quello che in fase compositiva gli è passato per la testa. Il riffing è sclerato, spezzettato, dissonante e si estrania da qualsiasi cosa possa essere definita melodica con una costanza ed una perseveranza quasi aliene. Ci saranno almeno trenta cambi di tempo in ogni brano, il cantante – che ha un’impostazione prettamente hardcore – urla come un ossesso a tal punto che fa sembrare dolci le parti nelle quali utilizza lo screaming black metal. Mia personale opinione è che su impostazioni vocali così martoriate la lingua italiana non renda granché bene, ma come sempre è questione di gusti. Il risultato finale comunque è un disco tesissimo, nevrotico, schizoide; uno di quei dischi il cui ascolto presuppone la voglia di vedere quanti aghi sei disposto a conficcarti nei timpani prima di collassare, perché i pezzi che trovate in Curia quello sono: spilloni, spilloni roventi che fanno danni, e se gli riesce bene ne fanno anche tanti.
Last but assolutamente not least Lustral Purge in Cerulean Bliss, il debutto dei VERTEBRA ATLANTIS, spaventoso progetto di blackened death metal nato dalla collaborazione a tre tra G.G. (Cosmic Putrefaction, chitarra, voce e synth), R.R. (Homselvareg, batteria e backing vox) e Vrangr (basso, anche nei comaschi Spell of Misery). Di nuovo siamo al cospetto di una band che dal punto di vista tecnico e compositivo è ben sopra la media, con talmente tante idee che a tratti penso ce ne siano persino troppe. Detto in senso buono, naturalmente. Se avessero semplificato appena appena un pochino le trame dei brani penso che con questo disco avrebbero fatto il botto come i Sulphur Aeon, band che non è inappropriato indicare come punto di riferimento stilistico. Il riffing è, nuovamente, molto complesso, attorcigliato, svisante tra le sventagliate di crushing death black più soffocante e fraseggi armonici fino a liquidi intermezzi semiacustici post-metal. Lo scopo però è far saltare in aria a colpi di onde sonore tutto il mondo conosciuto, quindi si deve mettere a bilancio un bel mal di testa se ve lo sparate in cuffia ad un volume come si deve (cioè al massimo, l’unico volume consono all’heavy metal e ‘fanculo a chi vi dice di abbassare il volume perché gli date fastidio). Un gran disco, pochi cazzi; curiosamente l’highlight è una strumentale (Altopiano Celeste, non esagero se lo definisco uno dei pezzi più belli di tutto il 2021). Ma per farla breve sono tutti e tre dei gran dischi ed insomma, il livello della qualità della musica che esce per I, Voidhanger è questo. Dove capiti capiti, non sbagli mai. (Griffar)
Nonostante il clima mondiale di merda e tutte le malefatte che ci possono essere in giro, in pianura padana e in ogni parte del mondo, come si fa a non star bene con tutte queste uscite, questi nomi di gruppi e titoli di dischi ed etichette specializzate (e mettiamoci dentro anche le recensioni di Metalscanc), tutto così evocativo, suggestionante? Cioè, il nostro micro-micro cosmo di metalz estremo sembra sempre più in forma!
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Sono generi che non mi attraggono, però grazie, griffar, di dare voce a una realtà discografica nazionale underground, e grazie alla I, Voidhanger per continuare a pubblicare musica.
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