Il doom metal è EP(ico): CANDLEMASS – House of Doom
Mi ha sempre affascinato la costanza dei gruppi doom nel ricercare, per i loro nomi o per i titoli dei loro album, qualcosa che contenesse la parola doom. Così sul momento, senza andare a cercare nei vari archivi online, mi vengono in mente per esempio Doomraiser e Doomshine. Ma anche i gruppi punk (Punkreas) e ska (Vallanzaska, geniali) non scherzano. Per questo motivo, in un periodo di demenza in cui giravo per vari forum musicali online, scelsi il nickname Edoom.
La costanza dei Candlemass sta anche nel fatto che sono al terzo ultimo disco pubblicato (chissà se stavolta lo sarà per davvero), manco fosse l’infinita battaglia finale dei Manowar. Psalms for the Dead è stato il primo ultimo disco, che non era male ma aveva troppi organetti per i miei gusti. Death Thy Lover, altro EP, è arrivato senza che ci sperassimo veramente ed è stato una bella sorpresa sia per questo motivo sia perché forse Leif Edling è invecchiato e sulla lunga distanza comincia a perdere qualche colpo. Quindi gli svedesi si ripresentano ora con un secondo ultimo EP, House of Doom, sul quale non c’è molto da dire in realtà. Le pretese non sono tante, vuoi un po’ per la longevità del gruppo, che di solito è inversamente proporzionale alle mie aspettative, vuoi per il formato brevilineo dell’album. Nonostante le aspettative non siano alte, esse vengono rispettate tutte, anche grazie a Mats Levén nuovamente dietro al microfono, probabilmente uno dei migliori cantanti tra tutti quelli che si sono alternati nei Candlemass – ammetto di non essere mai stato un fan sfegatato di Messiah Marcolin, se non per la sua iconicità.
In occasione del ventennale di Dactylis glomerata scrissi che quello era l’ultimo album in cui il bassista fu veramente ispirato. Non che componga male ora, e le quattro tracce di House of Doom lo dimostrano; però quello era l’ultimo album dove probabilmente sentiva ancora il bisogno di esplorare qualcosa di nuovo. Questo invece sembra essere più il passatempo di un cinquantaquattrenne che non sa cos’altro fare. Ma, per carità, se la qualità del tempo perso di Leif Edling è questo, a noi va benissimo così. (Edoardo Giardina)
La title track è splendida! Mats Levén se lo meriterebbe un full intero con loro…
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continuo a trovare indigesto il nuovo cantante, bravo eh, ma quando prende quelle cazzo di note alte vorresti che la band di colpo diventasse strumentale
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Boh, le ultime cose che hanno fatto non riesco proprio a digerirle, ma ovviamente vanno bene così, e che gli dici?
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