Open up and say… DAJE! I Midnight Sin in soccorso all’emergenza natalità
I Midnight Sin sono il nuovo gruppo di Luca Arioli, non so se ve lo ricordate. Vecchia gloria del Metal Shock cartaceo prima e di Metal Skunk poi, l’Arioli è passato attraverso le numerose epoche della nostra vita sempre rimanendo il fulgido faro verso un modo migliore di intendere l’esistenza. Ciò non è evidentemente valso solo per noi, altrimenti non si spiegherebbe come mai nella posta di Metal Shock arrivavano sonetti a lui dedicati in rima ABBA ABBA CDC DCD ad imitazione petrarchesca. Figura evanescente, l’Arioli si è negli anni concentrato in una quantità tale di gruppi da superare di gran lunga il numero di concerti a cui si è degnato di presenziare. Dal power al gotico pipparolo, fino ad un meraviglioso progetto strumentale nelle sue parole a metà tra Nightwish e Gigi D’Agostino di cui ho avuto l’enorme fortuna di ascoltare l’unico, inedito, demo, io e l’Arioli si era addirittura vagheggiato di fondare un progetto insieme, sulla falsariga del mitologico Rhapsody in Black che anni fa Luca Turilli aveva spergiurato di stare componendo. A un certo punto della storia, però, il glorioso Cecil Cornelius DeVille della Laurentina ha trovato il vero scopo della sua vita: lo street metal. Folgorato da Murderdolls, Motley Crue, WASP e altri aristocratici gentiluomini di tale stampo, l’Arioli capì che per dare una sterzata alla sua quotidianità c’era una sola cosa da fare: sventrare papere. Dunque arrivarono gli Skull Daze, di cui abbiamo già testimoniato, ma purtroppo la notte è buia e piena di terrori e le loro strade alla fine si separarono, dando finalmente tregua ai lombi di migliaia di ragazzine sdilinquite dagli strafottenti fischi di chitarra del nostro eroe di Roma Sud. Ma non era finita lì, non poteva finire lì. Le ventenni con i capelli laccati e le minigonne di pelle avevano ancora fame.
Ecco quindi arrivare i Midnight Sin, la nuova arma di distruzione di massa uterina. Due dischi: il primo chiamato Sex First, perché è bene porre sempre in chiaro le priorità. Il secondo è questo One Last Ride, ed è dedicato al momento temporalmente successivo a quello celebrato nel primo disco, in una coazione a ripetere che nelle vite dei quattro membri della band si ripete ogni notte con una fortunata fan sempre diversa, perché altrimenti poi ci si annoia e un rocker non si annoia mai, al massimo gli può partire un embolo se perde il derby contro la Lazio, ma annoiarsi no, quello mai. Il genere è ovviamente quello che potete immaginare: metallo stradaiolo, maleducato e arrogante quanto basta per essere la colonna sonora dei sogni proibiti delle minorenni che maledicono la propria carta d’identità per non essere ancora legalmente in grado di entrare in stato di concubinato con i nostri eroi. E i nostri mettono subito le cose in chiaro con la prima Loaded Gun, perché si sa che il destino delle pistole cariche è di essere scaricate da qualche parte, e per quanto riguarda il dove ci si può mettere d’accordo, dicono loro, ed è giusto: è sempre meglio chiedere prima, ché i Midnight Sin saranno pirati, ma sono anche signori. Un titolo come Plan B, in questo senso, può andare incontro a parecchie interpretazioni. Musicalmente però, secondo me, il meglio lo danno con i pezzi più allegri e radio-friendly, diciamo così, tipo Land of the Freak o Born This Way, in cui la loro spiccata vena melodica prende il sopravvento e riesce a tirare fuori ritornelli da cantare a pugno in aria.
Invito comunque tutti ad ascoltare questo album, non tanto per simpatia e spirito aziendalista ma anche e soprattutto perché potrebbe darvi parecchi consigli su come conquistare i cuori delle fanciulle più retrive, che potrebbero resistere a tutto ma di sicuro non agli scostumati fischioni di chitarra del potente Luca Arioli e dei suoi compagni di avventure sul Sunset Boulevard. Io peraltro il disco l’avevo citato anche nella playlist del 2017. Che la triade sesso, porchetta e rock’n’roll possa sempre accompagnarvi. (barg)
PS: che poi qui l’Arioli suona il basso, ma non fa nulla: il fischio di chitarra è uno stato mentale.
Voi di Metal Skunk mi avete regalato la maglia degli Skull Daze: se mi mandavate a casa uno spray ai feromoni era uguale. Grazie
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LOL !
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hahaha.. I love YOU ! 😀
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Madonna il sonetto dedicato ad Arioli su MS era stupendo, quanti ricordi! Bargò ma hai ancora la stratocaster chiamata Melissa?
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che memoria… certo che ce l’ho, anche se ormai fa più che altro arredamento
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dimenticare cose come questa sarebbe come dimenticare il mio approccio al metallo, non esiste proprio l’opzione
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