In Wino Veritas: THE OBSESSED – Sacred

Stava tutto andando nel migliore dei modi. Wino era tornato nei Saint Vitus, che nel 2012 avevano inciso con lui l’ottimo Lillie F-65, a diciassette anni da Die Healing. Un paio d’anni dopo suonarono tutto Born Too Late in tour. Fecero tappa anche a Roma e fu stupendo. Wino era scazzato, ce l’aveva col fonico dell’Init (il concerto era iniziato verso le due del mattino e il giorno dopo non era weekend), e lo mandò a fanculo a fine show. Non ci fu manco il bis con Saint Vitus. Concerto della vita lo stesso, si capisce. Due settimane dopo Wino sarebbe stato beccato in Norvegia con la droga. Non qualche grammo di erba, che lì per non chiudere un occhio devi essere veramente un bastardo, ma crystal meth. Peraltro era proprio il periodo nel quale furoreggiava Breaking Bad. I Saint Vitus non poterono che riprendersi Scott Reagers.

Da una parte, siccome voglio bene a Wino e mi spiacerebbe se gli ricapitasse di vivere per strada, spero che ora stia cercando di gestire le droghe pesanti in maniera un minimo oculata e responsabile per non finire come Bobby Liebling (il quale, come saprete, non è potuto partire in tour coi Pentragram perché arrestato per aver menato la madre, la quale suppongo non volesse dargli i soldi per l’eroina). Da un altro punto di vista, proprio nel tour nel quale canti tutto Born Too Late la crystal meth ci sta tutta. A me sembra che si sia ripreso, ultimamente. Prima è tornato in giro per qualche concerto solista o rimpatriata ai festival. Poi, per tenersi in esercizio, ha riformato gli Spirit Caravan con il bassista storico Dave Sherman e tale Brian Costantino alla batteria. Come è andata la reunion dei The Obsessed è molto semplice. Wino ha preso l’ultima formazione degli Spirit Caravan e l’ha chiamata The Obsessed. Dal vivo non c’è manco più Sherman, la cui presenza dava un minimo di credibilità alla faccenda, bensì l’ex bassista dei Rwake. Il disco, però, esce su Relapse, non per una scalcinata indie con il cui proprietario hai un debito.

Sacred funziona perché, pur essendo ovviamente basato su quella dozzina di riff scippati ai Black Sabbath che hanno creato un sottogenere diverso ciascuno, non è né un album degli Spirit Caravan sotto falso nome, anche se c’è qualche momento arioso e narcotico che è figlio loro (Stranger lights), né una riproposizione nostalgica di quello che erano i vecchi The Obsessed con un solo superstite della line-up originale. Superati i cinquant’anni, è giusto buttarsi sull’hard rock settantiano da localaccio del Midwest con una rissa ogni notte (Razor wire). Wino lo fa con naturalezza e tira fuori un disco vitale, sentito e ispirato oltre le più rosee, pardon, plumbee attese. Sodden jackal, Punk crusher e It’s only money sono tutti singoli potenziali. Paradossalmente, i pezzi più mosci sono proprio quelli virati sul doom classico (My daughter my sons, per dirne una). Sacred non è un seguito di The Church Within con vent’anni di ritardo, per quanto già The Church Within stesse sancendo uno spostamento verso sonorità più scarne e aggressive. Non è un’operazione revivalistica per strappare due spicci per la droga ai nostalgici. È esattamente quello che doveva fare Wino dopo essere uscito dai Saint Vitus. Speriamo che al prossimo tour stia più attento. (Ciccio Russo)

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