ULCERATE – Vermis (Relapse)

381803Il malessere è forte in me in questi giorni, complice il raffreddore che puntuale mi attanaglia alle prime avvisaglie di freddo e un dente del giudizio che, dopo essersene rimasto buono per diversi mesi ha deciso di sferrare il suo attacco più duro. Di conseguenza ho passato l’ultima settimana a sciorinare imprecazioni, essendo io un vivace sostenitore del potere catartico insito nella bestemmia. Se però non avessi avuto per le mani anche l’ultimo lavoro degli Ulcerate, forse sarebbe andata molto peggio.

Vermis esce a distanza di due anni dal precedente The Destroyers Of All, disco che ritengo tutt’ora l’apice creativo e compositivo della formazione neozelandese che, assieme ai cugini Portal, detiene il trono di band death metal da psicotropi e ansiolitici. Vermis in effetti si presenta sulla falsariga del predecessore, con quell’alternanza di passaggi puramente atmosferici e sfuriate al limite della cacofonia, un riffing intricato che sicuramente farà storcere il naso agli ascoltatori più impazienti e un lavoro di batteria di fronte al quale non si può fare altro che rimanere a bocca aperta annuendo basiti. Il clima generale del lavoro è, come di norma, nero come la pece, più adatto ad un’ipotetico scenario metropolitano post-apocalisse. Gli Ulcerate sono un gruppo da “disgrazia già avvenuta”, arrivano dopo il disastro e spazzano via quel poco che è rimasto, sprofondando tutto in un abisso. Guardacaso il momento di apice nell’ascolto del disco l’ho raggiunto durante una recente gita in quel della diga del Vajont, protagonista di un disastro avvenuto 50 anni fa dal quale la mia terra ancora non si è ripresa. In qualche modo Vermis si sposa alla perfezione con atmosfere di questo tipo: un death metal intricato, che naturalmente richiede innumerevoli ascolti per poter essere compreso, simile a quanto fatto dai Portal eppure diverso per messaggio e modus operandi. La durata media dei pezzi si attesta sui 7 minuti, fatto questo che probabilmente risulterà indigesto agli amanti di roba più d’impatto. Per quanto mi riguarda è invece l’ennesima conferma di una band che ha saputo trovare la propria strada e percorrerla a testa alta, sfornando lavori di altissima qualità. (Luca Bonetta)

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