Avere vent’anni: HAMMERFALL – Crimson Thunder

Da quando è iniziato Avere vent’anni vi tedio con infiniti pipponi su quanto spaccassero gli Hammerfall, su come la collezione di riff e assoli delle due asce d’acciaio Elmgren/Dronjak sia imprescindibile, su come sia importantissimo metterli in sottofondo mentre tagliate la testa ai vostri nemici, etc. Bene, tutto ciò sta per finire. Ma non ancora però, perché il qui presente Crimson Thunder è l’ultimo loro album inattaccabile, l’ultimo del sacro quartetto spezzareni.

Quando Crimson Thunder uscì nei negozi non riuscii ad ascoltare altro per parecchio tempo. Questo è il disco della maturità degli Hammerfall, e qua dentro c’è tutto quello che li rese fenomenali ma potenziato e gonfiato quanto la borsa dell’acqua calda di Thor. Tutti i pezzi sono fenomenali, tranne la ballatona stracciamutande, ma quella facciamo finta che non esista. C’è il pezzo cadenzato da marcia dei Templari per la liberazione della terra del metallo dagli infedeli falsi e bastardi, c’è il pezzo allegrotto da cantare col sorriso sulle labbra, c’è il pezzo sostenuto che ti fa salire il fomento, insomma c’è tutto. Ci sono pure le spettacolari cover di Angel of Mercy dei Chastain, resa cupa e sulfurea com’era giusto che fosse, e di Rising Force di Malmsteen, verso cui hanno avuto un approccio quasi religioso e che è impreziosita dalla partecipazione di Jens Johansson alle tastiere. Ma del resto all’epoca gli Hammerfall erano maestri nelle cover, e a tal proposito consiglio di ascoltare Masterpieces, il disco-tributo uscito nel 2008.

Prodotto benissimo, a differenza di Renegade (ma anche di Legacy of Kings, che sembrava prodotto da un quindicenne brufoloso in fissa coi Gamma Ray di fine anni Novanta), dietro a Crimson Thunder si intuisce anche un lavoro meticolosissimo e faticosissimo per fare in modo che la voce di Joacim Cans non solo non induca l’ascoltatore a spararsi in un ginocchio ma che risulti addirittura gradevole. Il suono è forse la cifra distintiva di Crimson Thunder, perché questo è il primo disco degli Hammerfall a suonare come Cristo comanda: potente, secco, essenziale, roccioso, dritto al punto. La botta arriva da subito, con l’attacco di Riders of the Storm che inizia già a mostrare tutto il repertorio: i riffoni spaccapietre, l’andatura che pompa, i cori che ti avviluppano. Subito dopo Hearts on Fire, la loro canzoncina da doccia per eccellenza, che col suono dei precedenti album avrebbe reso un decimo. È proprio bello da sentire, Crimson Thunder, anche a prescindere dalle canzoni. È chiaro, netto, pulito, ma non sa di plastica. Sa di metallo.

I pezzi effettivi (esclusi l’intermezzo strumentale, le due cover e la ballata) sono otto, tutti spettacolari. Non saprei davvero da dove cominciare. Forse da In Memoriam, lunga strumentale dedicata a Chuck Schuldiner, i cui Control Denied fecero da spalla proprio agli Hammerfall durante il tour americano. Oppure da Trailblazers, col ritmo sincopato e le chitarre che ti fanno venire voglia di andare in pellegrinaggio a Medjugorie per ringraziare di essere metallaro. Ma anche On the Edge of Honour, The Unforgiving Blade, l’omonima, Hero’s Return… Alla fine le ho nominate tutte, e cerco sempre di non farlo; ma questo è il classico caso in cui si dice che citarne una sola sminuirebbe le altre. In conclusione: Crimson Thunder spacca. Pure la copertina è spettacolare. Ti fa perdonare tutte le minchiate fatte dagli Hammerfall negli anni, ti fa essere clemente persino con la raffinatissima accoppiata baffo nero/pettinatura platinata di Oskar Dronjak, ti fa guardare con simpatia pure al video alternativo di Hearts on Fire insieme alla nazionale femminile svedese di curling, che alla fine pensi che è una cosa simpatica e che se percepisci un po’ di imbarazzo dev’essere colpa del curling in sé, che è uno sport scemo. Da riascoltare periodicamente col volume al massimo per far tremare i muri e i cuori dei nemici del vero metal. (barg)

One comment

  • Concordo.
    In più sono colpevole del fatto che anche il loro ultimo CD mi è piaciuto parecchio e sta girando tanto nel mio stereo. Loro e i Red Moon architect. Dipende dall’umore.

    "Mi piace"

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