TUBE CULT FEST 2022 @Scumm, Pescara, 15.04.2022

Nel bel mezzo di un aprile nel quale ho finalmente rivissuto l’imbarazzo della scelta tra più concerti in un’unica sera, arriva il momento di riprendere le vecchie abitudini fino in fondo con la prima trasfertina dal ritorno alla normalità. E al Tube Cult, ormai un appuntamento tradizionale, non si poteva mancare. Se alle ultime edizioni pre-Covid ero stato io a marcare visita perché oberato dalle incombenze relative a una recente paternità, questa volta sono io e non Roberto, anch’egli ora alle prese con le gioie del meconio e della deprivazione del sonno causa urla belluine provenienti dall’erede e non già dallo stereo, a recarmi solingo alla volta di Pescara per la dodicesima edizione del festival più rumoroso dell’Adriatico. Edizione in formato ridotto che, dopo quella abortita nel 2020 per le tristi ragioni che conosciamo, porta comunque allo Scumm un headliner internazionale niente male e tre gruppi underground italiani molto interessanti.

Un salto in albergo, una pausa di riflessione per portare i livelli di alcol e Thc nel sangue entro gli standard adeguati e arrivo in via delle Caserme, gremita di altri adepti del culto del riff. Giungo in tempo per l’inizio del concerto dei RUPE, quartetto di Sulmona che suona uno stoner classico ma variegato, che guarda ai riferimenti tradizionali, Kyuss in testa ma, soprattutto nelle versioni in studio dei brani (l’Ep di tre tracce Big Stone è dello scorso anno), sembra rivelare una discreta passioncella per certo metallo americano anni ’80 (non chiedetemi perché mi sono venuti in mente pure gli Armored Saint). Show gagliardo ed efficace. Divertono e si divertono. Un ottimo aperitivo.ms

Si cambia drasticamente registro con gli ZOLFO e dalle atmosfere solari e desertiche si passa ad altre ben più corrusche. Il genere è uno sludge tagliente e cruento, che nei momenti più rilassati richiama gli Ufomammut e nelle frequenti esplosioni di violenza tocca asperità dai connotati black metal. Alcuni esperimenti con soluzioni ritmiche piuttosto elaborate spezzano la tensione e risvegliano dal torpore chi si attendeva di muovere torpidamente il capo al tombale incedere delle chitarre. Qualche soluzione un po’ prolissa a volte abbassa il tasso di coinvolgimento ma sono gusti. L’esordio, targato 2020, si intitola Delusion of Negation e vale la pena recuperarlo.

Tocca poi ai miei corregionali 1782, di cui vi ho già parlato ai tempi dell’omonimo debutto. Su disco la band di Ossi, paese dell’hinterland sassarese sede di due suggestive necropoli (e anche il nome è piuttosto heavy metal), mi aveva convinto fino a un certo punto. I debiti nei confronti degli Electric Wizard non si fermano al concept stregonesco e un paio di pezzi somigliano davvero un po’ troppo a variazioni sul tema dei riff di Witchcult Today (il nuovo album, From the Graveyard, è però più quadrato e maturo del predecessore). Si parla tuttavia di uno stile che è derivativo per definizione e che ha il palco come banco di prova definitivo. E, da questo punto di vista, ‘sti piccababbu non solo hanno spaccato ma hanno tirato su la migliore performance della serata. Doom ipnotico ad alto tasso di narcosatanismo suonato con il piglio e l’attitudine giusti. Ottimo il batterista, animalesco e animale. Riffoni e caproni. Non se ne ha mai abbastanza e quando staccano se ne vorrebbe ancora.

acidmammoth

Si conclude con gli ACID MAMMOTH, nuova scommessa della Heavy Psych Sounds della quale avevo parlato tiepidamente in sede di recensione ma dal vivo è tutta un’altra storia. I greci sono in parte un’affare di famiglia: uno dei chitarristi è il padre dell’altro, che è anche frontman. La canizie del primo affiancata alla gioventù del secondo rende l’idea di quanto questi suoni siano immortali. Uno stoner/doom canonico ma mai monolitico che è destinato ad essere apprezzato un po’ da tutti e rende quindi il quartetto di Atene la chiusura perfetta del festival, il modo migliore per ritrovarsi, finalmente, a scapocciare in compagnia al ritmo di bicordi inesorabili. Il loro lavoro che preferisco, e dal quale vi consiglio di partire, è il secondo Under Acid Hoof ma il picco della serata è la tonante Berserker, brano d’apertura del nuovo Caravan. Si torna alla base sbronzi e soddisfatti, con l’auspicio di godersi nel 2023 un’edizione di due giorni in due locali, come ai vecchi tempi. Ci contiamo. (Ciccio Russo)

One comment

  • Acid Mammoth e 1782 li ho beccati a Bologna un paio di giorni dopo, e devo dire gran bella serata che han tirato su. I greci spaccano e questo lo potevo immaginare già dal nome che si son scelti, mentre i sardi che in studio mi annoiavano abbastanza si sono riscattati con dei suoni perfetti ed un batterista ignorantissimo che menava abbestia e spostava con una mano sola i piatti e i timpani che si spostavano per via dei colpi. Onore anche agli Zolfo di cui ho apprezzato il debutto e che se tutto mi gira bene vedrò questa domenica. Quanto cazzo è bello lo Stoner mammamia.

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