Non voglio più svegliarmi: KRYPTONOMICON – Nekromantikos

Viviamo certamente in una distopia. Sto maturando la convinzione che una bomba nucleare, attivata per errore da Andrea Dipré da sobrio, abbia sterminato la popolazione terrestre circa una decina d’anni fa, e che le macchine stiano tentando (invano) di darci l’impressione di continuare col tragitto casa-lavoro-Amazon-Facebook-Netflix mediante un aldilà fatto di artificiosi sogni malprogrammati. Non m’accingo a fantasticare su questo a causa degli squinternati attivismi sociali che oggi regnano il mondo, e che, se ciò non bastasse, portano ogni genitore sano di mente a ripetere, fra sé e sé, “come cazzo lo educo ora il mi’ figliolo?”, ma per il seguente motivo. Se vent’anni fa uno sconosciuto m’avesse avvicinato, e m’avesse detto la seguente frase:

“fra vent’anni ci saranno soltanto gruppi che emulano la NWOBHM, il thrash vecchia scuola, il war metal e cloni su cloni della roba alla Celtic Frost che garba a te”

avrei a quel punto disposto di tre semplici opzioni:

1- Prenderlo a fucilate in faccia e costituirmi in fretta e furia

2- Denunciarlo alla polizia la quale, alla medesima affermazione, lo avrebbe fatto pestare in cella perché all’epoca c’erano solo Edguy, nu metal e arrembanti gruppi metalcore americani

3- Aspettare e vedere che succede, come nel finale de La Cosa.

Avendo io optato per la terza e per l’unica di stampo democristiano fra codeste opzioni, la sofferenza nell’esser metallaro lungo tutto il decennio a venire fu certamente tanta. Forse troppa.

Ma, ecco, non ci credo, e non ci credo neanche per il cazzo, che oggi escano tutti questi gruppi ultrafichi che all’epoca neanche sognavo di ritrovarmi sugli scaffali. Il fatto che il metal si sia involuto, o che sia morto commercialmente, è forse una benedizione? Questo non lo so.

Ma so benissimo una cosa. Che se all’epoca fossero usciti tutti questi cristi diddio di dischi sulla scia dei Possessed, o dei primi Bathory, io sarei morto finanziariamente. Non mi sarebbe avanzata nemmeno una lira per comprarmi una brioscia al bar, poiché avrei comprato tutti quei dischi il giorno dell’uscita e li avrei consumati, masticati, rimessi da capo fino a rigare il cd e a comprarlo nuovamente. Sarebbe stata la mia fine, la mia clamorosa fine in termini di dignità e di spiccioli chiesti sui gradini d’una fermata della Lazzi “per comprare il panino”Nekromantikos dei friulani Kryptonomicon (avrò con certezza invertito tre C con altrettante K, ma dov’è mai il problema se nella vita reale lo faccio sostituendo ogni hosa con le H in ogni stramaledetta frase che pronuncio?) è bellissimo.

C’è un brano intitolato Zeder, miei fanatici dell’horror, e un altro brano allucinante a titolo Baron Blood, e c’è questa foto promozionale in cui tu t’immagini di intravedere dei ragazzini che si fotografano in un capannone pur di scimmiottare le rovine immortalate dai gruppi thrash nel 1988, e invece no! Hanno una certa età, più di me probabilmente, e spaccano il culo ai passeri. Ci sono le stesse e identiche atmosfere adoperate dai Celtic Frost in Into the Pandemonium inserite in un contesto più estremo, ma senza sacrificare l’orrore in favore del semplice pestar duro. The Omen stessa è i Celtic Frost riassunti come meglio non si potrebbe fare, The Ritual pure. Timor Mortis Morte Pejor da sola mette addosso più inquietudine di tutti e quattro (o anche sei) gli ultimi album dei Death SS. C’è pure un brano intitolato Thousand Cats che presumo sia una citazione di quel favoloso film messicano anni Settanta (lo Hugo Stiglitz di Quentin Tarantino non viene che da lì: documentatevi e godetene!). C’è pure una copertina di Girardi, non una delle sue che preferisco, ma è chiaramente ganza e non dovrei manco specificarlo.

Un dannato giorno ci risveglieremo da tutto questo e ci saranno solo vulcani, nubi scure e desolazione, oppure, nella meno benaugurante delle ipotesi, i miei vicini di casa si staranno ancora filando a tutto volume quegli smerdamutande dei Creed e dei Nickelback. Non lo so come andrà, ma un periodo musicalmente così banale, così prevedibile, così visto e rivisto e allo stesso tempo così interessante e stimolante dubito possa durare a lungo in questo mondo di merda che cordialmente e familiarmente chiamiamo Terra. (Marco Belardi)

One comment

  • Nel mio caso la penso così: dopo anni a vergognarmi di essere metal, ora lo accetto. E non inseguo più l’opinione generale. E chi si sofferma qui a criticare solo quando legge Nickelback e si sente offeso, si merita di andare da Fazio a vedere live i Metallica (che sono “bravi”, brave persone, e quello “è un metal di cui mi posso fidare”, “in fondo sono buoni e non delinquenti”) e da Mattarella ad applaudire Valentino Rossi

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