Heathen Assault Over Brno II w/ MOONSORROW @Melodka, Brno (CZ)

È quasi un anno che abbiamo deciso di presenziare a questa data, e cioè da quando la piccola Carlotta ci aveva proposto un oscuro festivalino in Repubblica Ceca chiamato Heathen Assault Over Brno, i cui headliner sarebbero stati i Moonsorrow. Gli assensi sono arrivati in tempo zero, perché da una parte i Moonsorrow l’inossidabile Trainspotting non li ha mai visti, mentre dall’altra per me e la mia consorte sono uno dei gruppi migliori del mondo; e in generale ci piace affrontare la fortuna a viso aperto imbarcandoci in lunghi viaggi in cui il minimo imprevisto potrebbe farti sputare sangue, fiato e bile in modo da pregiudicare irrimediabilmente il raggiungimento dell’obiettivo. Spoiler: non è successo niente! Il viaggio, costituito da spostamento all’aeroporto di Malpensa alle 6:30 del mattino, volo fino a Vienna, noleggio automobile, attraversamento del confine e guida fino a Brno è stato incredibilmente liscio, per cui festeggiamo la nostra consapevolezza di non avere il marchio nero grazie a questo magico live report che contiene una grande anticipazione per tutti gli appassionati di folk – atmospheric – viking – heathen – polka metal. Iniziamo.

Arriviamo che il festival è iniziato da un sacco e sostanzialmente presenziamo all’esibizione di soli quattro dei nove gruppi in cartellone. Questa cosa è dovuta al fatto che il concerto sarebbe iniziato alle 15:00 e si sarebbe concluso all’una e trenta, e, siccome noi ci siamo svegliati alle 5.30 con un viaggio di oltre 800 km, non potremmo reggere a una cosa del genere: affrontiamo la sorte senza paura, ma nessuno ha ancora veramente accettato l’opzione del martirio. E poi dovevamo assolutamente rifocillarci con goulash, animali morti e birra, che sennò il Valhalla si sente poco, prendendoci anche il tempo di un digestivo slovacco a base di tè ed erbe di cui io e l’ottimo Trainspotting siamo fan.

Arriviamo giusto in tempo per sentire gli applausi per i Crudalach ma ahimè, l’esibizione è andata, peccato. Gli Horn attaccano poco dopo e, amici, siamo rimasti tutti abbastanza interdetti. Sul cartellone c’era scritto experimental black metal, ma io li definirei più che altro experimenting black metal (io excrementing black metal, ndbarg). I suoni erano veramente pessimi, si capiva poco, e sinceramente al di là di un miscuglio di stili che prende più o meno da tutto il filone di Mythotin, Thyrfing, Windir e mille altri, ma molto peggio, non sono riuscito a sentire. Trainspotting è visibilmente spazientito, oltre che stanco, e quando annunciano l’ennesimo pezzo lo sento invocare i Grandi Antichi, la fine del mondo e dell’esistenza tutta. Al pubblico però sembra prendere bene, visto quanto si agitano e cantano tutti, e probabilmente siamo noi troppo stanchi per tutto questo (no, no: facevano proprio schifo, ndbarg). Forse verso la fine il suono arriva un po’ meglio, però siamo pure in ritardo, quindi anche basta dai.

Discorso diverso per i giovanissimi austriaci Ellende, progetto solista di tale Lukas Gosch, in arte L.G., insieme al suo gruppo di turnisti che presumo siano anche suoi amici. Nutrivo buone speranze per la loro esibizione, in quanto è un po’ che ascolto l’ultimo Lebenshemer, le cui atmosfere tristi e malinconiche mi hanno accompagnato in questi giorni, senza neanche sapere che gli austriaci fossero al festival. Semplicemente non me ne ero reso conto fino a che non ho ricollegato il loro nome al cartellone della serata e iniziato a rompere le scatole ai miei compagni di viaggio. Il disco comunque merita parecchio, ed ero curioso di scoprire se il mood abbinato alla struttura ripetitiva dei pezzi sarebbe stato efficace dal vivo o se, al contrario, sarebbero risultati troppo noiosi. E invece hanno suonato un concerto fantastico, rendendo pure meglio che su disco: le piccole variazioni e i fill sono valorizzati il giusto, e il tempo loro concesso mi è letteralmente volato. Forse pure troppo, perché devono aver accorciato la scaletta di almeno un pezzo, ed è un vero peccato, ma sono sicuro che li rivedrò da qualche parte. Ed ecco la prima anticipazione: gli Ellende dal vivo spaccano, quindi ascoltateli e se vi capitano a tiro andateli a vedere senza remore, non rimarrete delusi.

Tra una birra e l’altra mi rendo conto che sul palco dei Kalevala è comparsa una balalaika, e tutte le volte che vedo detto strumento mi viene in mente il famoso pezzo del Dottor Zivàgo. Loro sembrano simpatici e si presentano in mille sul palco a far casino, a ridere vestiti da mentecatti con elmi cornuti e simili. La loro proposta non è esattamente per tutti, penso che buona parte della redazione estrarrebbe un AK47 ponendo fine immediata al concerto, ma se vi fate prendere bene potrebbero anche piacervi. Il palco è tenuto da Ksenia Markevich che fa il suo con onestà, per quanto la musica sia molto saltellona e, permettetemi, un po’ da balera. Purtroppo la balalaika la utilizzeranno solo durante l’intro di un pezzo mentre io ero fuori dal locale per prendere una boccata d’aria, ma le nostre signore mi sembravano abbastanza prese bene dalla situazione, tanto che dopo una rapida consultazione decidono di aggiornare il geograficamente lontano Gabriele Traversa per tenerne conto nella prossima edizione del Sanremetal. Ebbene sì amici, le selezioni per il SanreMetal 2021 sono già iniziate, per cui aspettatevi solo il meglio del meglio; e questa è la seconda anticipazione.

La terza anticipazione è che i Moonsorrow spaccano i culi ai colibrì da una distanza di 100 metri. Il concerto è stato devastante, un po’ per l’ora assurda in cui si è concluso tutto, un po’ per la scaletta a mio parere veramente spettacolare, un po’ per l’attitudine. So di essere un caso patologico in quanto a stima nei confronti dei pagani finlandesi, però la stima se la meritano tutta, sia alla luce dei dischi paurosi che hanno pubblicato, sia per la qualità delle esibizioni che gli ho visto fare, che con questa sono cinque.

Difficile trovare un disco più bello, ma tra tutti Verisäkeet è veramente alto in classifica e quest’anno pare essere arrivato il momento di celebrarlo. Stasera ne estrarranno solo due, anche se hanno annunciato quattro date in Finlandia in cui lo riprodurranno interamente. State all’occhio se dovessero passare dalle vostre parti. Il set è di un ora e mezza e si parte secco con Karhunkynsi. Boom. All’inizio i suoni sono un po’ più confusi come da tradizione, ma le chitarre fanno comunque il loro dovere: essendo il pezzo di matrice black, a posto così. Per tutta l’esibizione i membri del gruppo si agitano come dei forsennati, almeno quando non sono impegnati a cantare i cori. Le uniche pecche, se vogliamo fare gli schizzinosi, sono i suoni della tastiera, sempre un po’ sommersa per quanto sostenuta dalle chitarre, e qualche problema tecnico che ha fatto partire un po’ tutti per la tangente, visto che devono aver smesso di sentire le spie durante l’esecuzione di Ruttolehto. Il problema è stato risolto prontamente dal fonico che ha eroicamente abbandonato la postazione con un cavetto di recupero in mano per aggiustare le cose. Per il resto epicità e fomento a pioggia, culminata nell’esecuzione impeccabile di Aurinko Jaa Kuu, resa ancora meglio che su disco, con un groove impressionante e suonata come se volessero prenderti a martellate sulle gengive. Probabilmente il mix un po’ più secco e potente delle chitarre ha aggiunto gli spigoli necessari a dare una foga maggiore ad ogni pezzo. Arrivati a questo punto il locale si va svuotando, vista l’ora tarda, ma il pubblico urla ancora più forte di prima, dando fondo alle forze residue e urlando a squarciagola il coro di Sankaritarina, chapeau. Mi sembra che i pezzi varino di serata in serata, quindi vige la regola della scatola dei cioccolatini. Direi che ci vediamo a luglio per la data italiana a Cremona. Chissà se i Moonsorrow si accorgeranno mai conto del photobombing mio e di Trainspotting mentre cazzeggiavano al bar prima del concerto. (Maurizio Diaz)

3 commenti

  • È da una vita che cerco il modo di vedere i Kalevala russi dal vivo, invano. Come si dice, chi ha pane non ha i denti. Conoscendo i vostri gusti in ambito folk considero il datto che non abbiate detto che fanno schifo come un apprezzamento.

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    • Beh, però sono piaciuti alle nostre signore

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      • È una mia debolezza il Folk russo. Mi piacciono pure gli Arkona (sono ancora in stato di shock per una tua recensione di Lepta di… boh, 10 anni fa?) e sono credo l’unico ascoltatore uomo che hanno che non trova fregna la cantante.
        Un caso irrecuperabile il mio insomma, in caduta libera verso il poserismo e forse anche l’omosessualità

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