TEMPERANCE: quando il metal è diventato un’altra cosa

Dovete sapere che quando Mamma Rai manda in onda il tradizionale quanto soporifero festival di Sanremo, io e i miei amici in contemporanea (e senza un preciso motivo) facciamo il Sanremetal. Il Sanremetal, come potrete intuire, è un imperdibile appuntamento di cazzeggio internettiano del sottoscritto e dei suoi amici cazzeggioni, che consiste nel postare su Facebook tutte le metal band più melodiche e ruffiane di sempre, talmente melodiche e ruffiane che ti chiedi perché non condividano il palco dell’Ariston con Renga o Biagio Antonacci. Ma è una roba serissima, eh… con tanto di giuria, votazioni finali, primo, secondo, terzo posto.

Durante le “selezioni” del Sanremetal di quest’anno, in cui, come i migliori osservatori del Manchester United, io e i miei compagni di merende ci armiamo di occhialoni da sole-cravattino-sigarello-taccuino per gli appunti e scandagliamo gli abissi più oscuri di Youtube (oscuri fino a una certa, Nuclear Blast e Napalm Records forniscono ogni anno materiale sanremese in quantità abnorme, e non sono di certo le ultime arrivate), non ho potuto fare a meno di imbattermi nei Temperance, giovani virgulti del melodic power metal made in Italy. Quando li vidi al Rock in Roma del 2015 (di supporto ad At the Gates e Slipknot) li liquidai con la sola frase: “Se la cantante non scapocciasse come una forsennata sarebbero perfetti per aprire il concertone del Primo Maggio”, e devo dire che, quattro anni dopo, il giudizio è più che confermato… ma c’è dell’altro. Il video di The Last Hope in a World of Hopes (1 milione e mezzo di visualizzazioni sul Tubo in pochi mesi, not bad) è stata la vera scoperta del Sanremetal di quest’anno. Non ha vinto, ma ha lasciato il segno. Sulla mia pelle almeno sì. Voi direte “ma che te frega de questi blablabla ‘sti Stratovarius dell’Oltrepò blablabla ne hai sentita una le hai sentite tutte blablabla” e io vi potrei rispondere in tantissimi modi.

Potrei rispondervi che se avete adorato le canzoni dei cartonacci di Italia 1 da piccoli è molto strano che vi siano totalmente indifferenti i Temperance, potrei rispondervi che il made in Italy va supportato, ma vi risponderò dicendo di guardare attentamente questo video.

No, non è la solita solfa. Le galoppate gioiose degli Stratovarius post-Visions non erano così. Erano felici, spensierate, i testi parlavano di amore, di speranza, ma il cordone ombelicale che non ti faceva allontanare troppo da una mamma brutta sporca e cattiva non era ancora stato tagliato. Nei video le pose erano da veri duri, le espressioni erano serie, scure. Questi, regà, sorridono. Hanno delle facce da catechisti. Sono caldi, placidi, rassicuranti. Campeggiano, cantano intorno al fuoco. La nuova cantante (che salutiamo, un bacione) l’abbracceresti subito. E ai cantanti uomini confideresti i tuoi piccoli problemi di cuore dopo una partita a UNO. Ci sono tentativi di facce truci ogni tanto, ma son dei fuochi di paglia. Neanche loro ci credono più di tanto quando le fanno. E tutto è immerso in una bellissima e sognante atmosfera da camposcuola delle medie. La loro “last hope” è che la supplente di geografia si ammali di febbre gialla e non li possa interrogare una volta rientrati.

Cari signori, non so dirvi se questa sia una degenerazione o una normale evoluzione di un certo metal, ma che, senza tirare in ballo aberrazioni tipo gli Amaranthe, il nostro genere musicale stia diventando un’altra cosa sotto tutti i punti di vista è un dato di fatto. Il cordone ombelicale è stato tagliato veramente, stavolta. (Gabriele Hammerfall)

10 commenti

  • Abbiamo un nuovo autore? Comunque, no. Mi sono appena ascoltato l’ultimo degli Overkill, e no.

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  • Prima o poi doveva succedere. E’ da tanto tempo che il metal è sempre meno metal attitudinalmente, concettualmente e come immaginario. Del metal come concetto di stile di vita, non rimane ormai quasi nulla. Chissà cosa sarà tra vent’anni. Unica fortuna è che non ci potranno obbligare mai ad ascoltarlo.

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  • Metal syndacate

    Purtroppo e per fortuna il metal è morto….
    E di certo questi sono tra le cose più lontane dal Metal, poco sudore, poco sangue sputato, tanti soldi cacciati dai papi per catapultarli all’apice della scena in pochissimo tempo, tutti conoscono la storia di questa band e l’omertà collettiva è solo di chi ha paura di essere messo da parte dall’ambiente.
    Unica lancia da spezzare è il livello tecnico e la preparazione dei componenti passati ed attuali sicuramente di alto livello, tutta la cornice è una confezione regalo per potere cavalcare un onda modaiola.

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  • Gli ho visti dal vivo l’anno scorso e pensavo proprio a quanto hai scritto, non avrei saputo scriverlo meglio.
    Tieni presente che dal vivo hanno anche mille basi, che, a mio modesto parere, amplificano ancora di più il concetto che emerge dal tuo scritto.

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  • Pinuccio (o almeno credo di firmarmi così, mica me lo ricordo)

    No, il metal non è morto, è diventato come il jazz. Un genere marginale (dal punto di vista dell’esposizione mediatica) e con una pletora di appassionati che spazia dal fanatico (parlare con un fan di Miles Davis può raggiungere picchi di solipsismo identici al parlare con un fan dei Manowar…) con una gamma enorme di sonorità al suo interno che vanno dalla roba da ascolto in macchina a quella che lo capiscono in 4. Francamente non lo vedo come un male, non nutro sentimenti da “quella è roba nostra e te non capisci un cazzo”. Recentemente mi sono trovato a discutere di black metal con un gruppetto di metallari sui 16/18 anni i quali, ovviamente, hanno idee molto diverse sul sottogenere in questione rispetto ad uno con la mia (nostra) età che, in qualche modo, “c’era”. La cosa più bella è stata vederli sgranare gli occhi quando gli ho mostrato la cassettina (oh yes) tapetradata di hvis lyset tar oss. Tipo reliquia di San Gennaro :-) Insomma, forse è ora di smetterla con i piagnistei sui “bei tempi andati” (ma davvero erano belli? dalle mie parti, io sono del profondo Nord, non lo erano per niente) o sul “il metal sta morendo perchè piace alle ragazzine” (ehi, con una rapida ricerca scoprirete che il black metal è stato recensito POSITIVAMENTE sul cazzo di NEWYORKER…) e pensare che fra vent’anni saremo noi quelli “cool” che dissertano sulle differenze fra i Darkthrone e i Satyricon… Quello che io vedo in questi ultimi tempi è una specie di ritorno alla “sudditanza psicologica” dei 90’s, ma al rovescio. In quegli anni c’era brama di “essere accettati”, adesso c’è la brama di “essere quelli cattivi”. Cuore in pace ragazzi, non saremo mai accettati e non siamo noi i cattivi.

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    • Bel commento. Io, francamente, me ne fotto di tutto e tutti, ascolto quel che mi piace (e non sto dietro a quanta roba bella esce, il metal è sanissimo!) e vivo bene.

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  • E’ il tempo che scorre inevitabilmente. Ormai da buon menefreghista quale sono diventato, accantono quello che non mi dice niente, e compro quello che mi piace. Comunque, anche io ho notato questa specie di filone melodic power, che sembra una specie di pop con chitarrine metal. Gli unici che mi è capitato di sentire sono i Frozen Crown, anche loro con cantante (bona) alla voce. Per carità saranno pure ascoltabili, ma faccio veramente fatica a considerarli metal. Poi alla fine il mitico mantra mastikazzi prevale e tiro dritto per le mie cose, ma è interessante il discorso che avete tirato fuori.

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  • Power Metal Bushcraft.

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  • Ho ascoltato fino a 1:05 e ho riconosciuto i plagi di Gloria (quella di Tozzi), di Get Lucky dei Daft Punk e di Ira Tenax dei Rhapsody, e a quel punto ho lasciato perdere.
    Sulle implicazioni concettuali sono d’accordo con Pinuccio, a parte il fatto che buona parte della popolarità del metal è dovuta all’essersi posto da subito come musica per gente non accettata, contrariamente al jazz e al resto, e quindi per il metal perdere il fascino della diversità significa perdere, ad un certo modo, di senso.

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  • alberta santagà

    Lol!!! Questa si che mi ha fatto sbregare dal ridere!!! Ho riso un quarto d’ora!! Saluti dall’oltre po!!!

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