Avere vent’anni: KATATONIA – Discouraged Ones

Marco Belardi: Il termine gothic metal viene tirato in ballo in un sacco di occasioni, alcune del tutto erronee, e che di frequente fanno pensare a quella mescolanza fra doom e death che prese fortemente campo in Europa a metà anni Novanta. Se la scelta di quella precisa parola, per etichettare più di un qualcosa, è in qualche modo legata alla musica divenuta popolare a cavallo fra gli ultimissimi settanta e l’inizio del decennio successivo, bisogna precisare che a richiamare il gothic in campo metallico, e da molto vicino, furono proprio i Katatonia con il loro primo album di rottura: Discouraged Ones.

Totalmente distante dallo stile del bellissimo Brave Murder Day nonostante fossero passati solamente due anni dalla sua uscita, con questo disco la band di Jonas Renske fece una scelta tanto coraggiosa quanto appagante: semplificare all’osso la struttura delle proprie canzoni, rivestite ora da un taglio rock decadente e molto, per alcuni quasi troppo, omogeneo. Discouraged Ones è capitolo a sé stante nella favolosa discografia di questo gruppo: il successivo Tonight’s Decision già vanterà una base più strutturata, corposa e in un certo senso modernizzata, mentre con l’innesto di Daniel Liljekvist alla batteria sarà possibile udire i primi passi verso il sound tendente al progressive dei giorni odierni, mossi già in occasione di Last Fair Deal Gone Down del 2001. 

Non tutto – naturalmente – è perfetto: si pensi alla voluta, ricercata ripetitività di certi pezzi passando per un Renske che canterà decisamente meglio nelle prove immediatamente future, oppure si pensi ad una sezione ritmica troppo priva del dinamismo che presto sarebbe arrivato in forza ai Katatonia. In compenso, la scaletta è a livelli da urlo e si fatica a distinguere un episodio preferito fra le prime tre, fra le quali probabilmente prediligo Deadhouse; da Cold Ways in poi è invece possibile notare come avvenga un lieve rallentamento dei ritmi, fattore culminante in episodi come Gone e Distrust senza per questo andare a scomodare i dettami tipici del tetro doom degli esordi. Quello è il passato, e nel 1998 sembrava più lontano di quanto non fosse in realtà.

Musica per chi impazzisce nei riguardi delle sonorità deprimenti di certo rock storico, del quale Sisters Of Mercy, Joy Division e Bauhaus erano solo alcuni degli alfieri. Musica in costante evoluzione e che anche gli Anathema del contemporaneo Alternative 4 riusciranno ad omaggiare con successo, prima di evolversi anch’essi verso altre direzioni che a mio avviso, al confronto fra i due nomi, vedranno premiata in modo indiscusso proprio la band di Jonas Renske. La migliore nonché più appropriata definizione di gothic metal che mi venga in mente, anche se nel loro periodo mediano, capitoli come The Great Cold Distance mi hanno convinto e coinvolto maggiormente.

Piero Tola: Discouraged Ones è il disco che marca, definitivo ed irreversibile, il passaggio dei Katatonia alle melodie malinconiche che tutti oggi riconosciamo, scrollandosi di dosso ogni residuo di doom death che ne aveva caratterizzato gli esordi. E lo fa con classe sopraffina e grande sensibilità. Pezzi come la bellissima e dolorosa Saw You Drown indicano la via da seguire per il futuro, di cui personalmente non tenni traccia un granché ma che consolidò un nuovo stile che a quanto pare ancora oggi li porta ad avere la loro nutrita schiera di ammiratori e persone che li citano come influenza essenziale. Per dirne una a caso, lo stesso Morgan Bellini dei Vanessa Van Basten, con cui parlai tempo fa, me li citò come una delle fonti di ispirazione ai tempi del bellissimo La Stanza di Swedenborg. Se avete presente quel disco, e altri successivi di gruppi emergenti (qualcuno ha detto Pallbearer?), riascoltando Discouraged Ones vi renderete conto di come quest’ultimo fu un crocevia per moltissime band gothic doom. La fase compositiva è veramente ispirata e incredibilmente catchy, ma in un senso particolare, che porta ad identificarsi con gli umori malinconici che emanano pezzi come Deadhouse o Cold Ways, bellissimi come ogni altra traccia qua contenuta. Riascoltarlo, anche a distanza di anni, fa sempre un certo effetto, doloroso e catartico.

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