THE CROWN – Death Is Not Dead (Century Media)
Non mi vedrete in alcun modo imparziale od obiettivo parlando dei The Crown perché la band svedese incarna alla perfezione ciò che per me è il Metal con la M maiuscola: attitudine, tonnellate di passione, spontaneità e la capacità di guardare al futuro senza mai dimenticare who we are and where we come from. Ogni loro lavoro è, per me, perfetto, incasellato in un preciso momento della mia vita del quale ricordo gioie, dolori, preoccupazioni e incazzature; il tutto accompagnato da una band che mi fa compagnia da moltissimi anni e che ormai vedo come l’amico di fiducia che magari non vedi da anni ma che sai basta un colpo di telefono per ritrovarsi al bar pieni come squali ricordando i vecchi tempi.
Giusto per cercare di infondere un minimo di professionalità in quella che altrimenti sembrerebbe la recensione del gruppo del cuore dell’ennesimo metallarino esaltato vi snocciolo qualche dato. Death Is Not Dead giunge a 4 anni di distanza da Doomsday King, disco della reunion che vedeva al microfono il vocalist dei connazionali Bombs Of Hades, un lavoro ottimo che però soffriva della mancanza di Lindstrand, da sempre la voce perfetta, con la sua abrasività e rabbia, ad accompagnare canzoni altrimenti irripetibili quali The Speed Of Darkness o Total Satan. Pure Crowned In Terror soffriva di questa mancanza, attutita in parte dalla presenza di un “tale” Tomas Lindberg che tutti ben conosciamo. Potete quindi immaginare la mia gioia nel sapere che Death Is Not Dead avrebbe riportato sulle scene la Corona al gran completo (o quasi, vista l’assenza del drummer Janne Saarenpää, sostituito dietro le pelli dal poliedrico Marko Tervonen, qui in veste di chitarrista e batterista).Il disco, ormai lo avrete immaginato, mi piace un casino: death/thrash come solo loro sanno fare, ribelle, incazzato e dritto al punto, suonato da dei ragazzi che forse hanno sforato l’età anagrafica per essere ancora definiti tali ma che per passione e dedizione al metal non sono cresciuti nemmeno un po’ dai tempi di quelli che una volta erano i Crown Of Thorns.
Da enorme fan dei The Crown devo purtroppo dire che il disco è spento, non ha nemmeno l’ombra di quell’impeto del passato. Per me è stata una grossa delusione.
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L’ho ascoltato solo 5 o 6 volte ma ammetto di essere rimasto deluso anch’io. Credo che il problema sia l’assenza di Saarenpää (o, comunque, di un batterista “vero”) perché, almeno a mio parere, è la pompa che manca, i pezzi, di per sè, non sono male. Per la cronaca la prima volta che l’ho sentito alla terza canzone sono saltato e ho detto: “Oh, ma che è ‘sta roba, qua stanno copiando i Paradise Lost”. Poi mi sono reso conto che era una cover di “Eternal”.
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Eh accidenti si… la batteria si sente che è fatta di buona volontà, ma onestamente non hanno quella foga buzzurra, anche ridicola a volte (Total Satan, Blitzkrieg Witchcraft…). Mi spiace proprio tanto, Crowned in terror / Crowned Unholy, Possessed 13, Deathrace King, Hell is Here sono orecchiabili pugni in faccia, qui si sbadiglia un po’. Ma adesso me li riascolto per riabilitarmi.
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A me era piaciuto un sacco pure ‘Doomsday King’, più death svedese classico e meno thrashettone ma sempre assassino.
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quant’era bello deathrace king.
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Eggià:
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Ehhhhh…… a me non piace nemmeno Doomsday King purtroppo. Non fatto male, ma non ci trovo anima. Tutti quelli prima invece… I Won’t follow per esempio mi tira matto, non capisco più nulla.
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