Il discreto All Guts No Glory aveva visto gli Exhumed uscire dalla bara, dopo parecchi anni di rigor mortis, nei panni di una death metal band quadrata e moderna, mondata dall’allegra caciara goregrind del passato ma comunque ispirata in modo pesantissimo ai Carcass (quelli di Heartwork, oramai), influenza che in questo Necrocracy rende i californiani sempre più simili ai gruppi svedesi che ai connazionali (ascoltate bene The Shape Of Deaths To Come e poi ditemi). Si tratta di un’evoluzione che, a pensar male, può suonare vagamente commerciale, complice la produzione un po’ plasticosa, uno snaturamento simile a quello percorso dai Behemoth. Sono diventati carne da Wacken, sia in positivo che in negativo. Hanno i riff da pugno alzato quasi thrash, i cori da stadio, i mid-tempo cafoni, un numero esagerato, addirittura stucchevole, di assoli puliti e melodici che quando non ricordano Bill Steer ricordano…  i gruppi svedesi (Sickened). Capisco che hanno imparato a suonare e hanno voglia di divertirsi così, però la sensazione è che non si trovino del tutto a loro agio con sonorità così elaborate. All Guts No Glory, sebbene fosse di fatto un lavoro solista di Matt Harvey (unico membro presente in ogni formazione, mo’ è tornato pure Bud Burke, che non si vedeva in giro dai tempi di Anatomy Is Destiny), era più divertente, conservava una stilla di salutare ignoranza. Necrocracy (Relapse) risulta invece abbastanza dispersivo, pur piazzando qualche buon colpo qua e là (la title-track e Coins Upon The Eyes, che abbiamo già ascoltato), grazie anche al buon lavoro di batteria di Mike Hamilton dei Deeds Of Flesh (vita intensa, quella di Mike Hamilton). Non un brutto disco, alla fine, però a ‘sto punto uno fa prima ad aspettare Surgical Steel .Dai, che il promo filtrato chissà come dai forzieri della Nuclear Blast (sono state generate pure teorie cospirazioniste in materia) lo abbiamo ascoltato tutti. Ne parleremo a settembre. Nel frattempo Necrocracy sta in streaming qui.