Il metallo tradizionale francese non arretra jamais!

I TENTATION ce li ricordiamo, spero. No, purtroppo non hanno già fatto uscire un disco nuovo di inediti, ma tanto, parliamoci chiaro, chi è che conosceva già gli Ep, gli split e i singoli che avevano preceduto Le Berceau des Dieux? Io no. Quindi il fatto che Prémices li raccolga in un disco di nove canzoni fa solo comodo. Sempre su Gates of Hell, ovvio. Occhio però che, anche se son tutti brani mica composti tanto prima rispetto al bell’album di due anni fa, non pare un’uscita troppo paragonabile all’esordio vero e proprio. Per la natura di raccolta di brani presi da diverse uscite non ne esce un percorso unico; e quasi ogni brano, considerato singolarmente, assomiglia agli altri che lo precedono o lo seguono. Forse un po’ presto, a conti fatti, per un’operazione di recupero del genere. Aspettiamo più ben disposti un nuovo Ep o l’album della conferma. Però Shaman (accento sulla seconda a) Conferma tutto quanto di buono s’è già detto quasi due anni fa.

Gli ANIMALIZE invece ce li siamo proprio dimenticati, colpevolmente, l’hanno scorso. Però Spotify mi dà l’Ep Tapes from the Crypt come ultima uscita del 2023. Sbaglia, l’Ep è del 2021, ma io il pezzo intanto l’ho iniziato, quindi che faccio? Recupero anche l’album Meat We are Made of dell’anno scorso. Anche perché poi è una figata. Heavy metal sempre sopra la velocità consentita, che in 35 minuti di disco va benissimo così. Va anche bene per ora che non ci sia tantissima varietà. Perché ci si diverte assai. All’inizio, con Samouraï de l’Univers, la partita sembra addirittura giocarsi in una categoria superiore. Pezzone. Poi il disco si assesta sul livello di un esordio decisamente più che buono. Il ritmo rallenta pure, senza arrivare alla ballad (Escorte Funèbre, lenta e solenne, non lo è mica) L’attitudine è tutto. Quella stradaiola di certo glam metal e quella banzai dei Loudness. Il Giappone torna spesso negli Animalize, che però cantano prevalentemente in francese e a me la cosa piace. Poi un bel suono da NWOBHM adrenalinica fa sempre la sua porca figura. Ora spero che il secondo album di bombe ne abbia ancora di più in stiva.

Non proprio tanto nouvelle vague il ritorno dei SORTILÈGE. Sì, la leggenda anni ’80 transalpina, passata alla storia (minore, ma mica tanto) con due album eccellenti, Métamorphose e Larmes des Héros, suppergiù nei tempi in cui nascevo e me la facevo nel pannolino. In realtà qui si tratta della versione della band (omonima, tanto per non generare confusione) messa in piedi dal cantante Christian “Zouille” Augustin dopo che gli altri, immagino, hanno preferito dedicarsi ad altri impegni, tipo godersi pensione e nipoti. Questi Sortilège sono quindi una band modernissima che, dopo aver riregistrato i classici degli altri Sortilège, ora si cimenta con materiale proprio. Non so se ci sono degli avvocati in mezzo a questa storia, ma io mi sbilancio: viste le premesse, se pensavate ad una porcata, siete lontanissimi. Apocalypso è un album divertente, dinamico, vario e assolutamente degno. Degnissimo in sé, evitiamo del tutto i confronti con l’altro passato. Epoca diversa, diverso romanticismo. Band semplicemente diverse. Queste dieci canzoni sono però davvero fresche, metallo classico, semplice ma non semplicistico, inni, rallentamenti, riff raddoppiati. La produzione è modernissima eppure non sa molto di plastica. Batteria troppo moderna per me, ma registrata e mixata comunque benissimo. Il suono delle chitarre invece è inappuntabile. Zouille canta solo sul registro che gli riesce ancora e gli riesce dannatamente bene, non fa acuti che poi dal vivo farebbero schifo. E di canzoni che dal vivo sarebbero un piacere ce ne sono. Vampire, Poseidon, Attila. In Derrière les Portes de Babylon ci sono pure i Myrath (consigliati a più riprese dal Giardina) a contribuire ai sapori speziati del pezzo. Potrebbe sembrare una ruffianata mediorientale, invece funziona benissimo pure questa. Davvero un bel disco, questo qui. Approcciatevi senza riserve. (Lorenzo Centini)

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