La vita dopo i Sarcofago: THE EVIL – Seven Acts to Apocalypse

È noto come Wagner Lamounier, chiuso definitivamente il coperchio sopra quello che restava dei Sarcófago, abbia intrapreso una carriera da ricercatore e poi docente universitario di una qualche disciplina economica. Tesi sul cambiare fonte di reddito per far fronte alla crisi dalle vendite di dischi, immaginiamo. Meno noto che gli sia rimasto il tarlo del metallaccio oscuro e sepolcrale e che continui ad alimentare la passione con frequenza da hobby. Hobby che ha preso in particolare la forma di un doom catacombale e marcio, perverso fino all’osso.
Con la sua nuova identità, denominata Iossif, ha messo in piedi nella sua Minas Gerais un quartetto la cui formazione si è ora attestata con il batterista Rodrigo Buzelin (aka Saenger), col bassista Anderson Vaca (aka Theophylactus), ora anche nei Chakal, e con la cantante Nienna Zamolodchikova (aka Mistres Wournous). La carta che non ti aspetti, quest’ultima. I quattro insieme si presentano col nome di THE EVIL. Nome facile da memorizzare, meno da ricercare: Metal Archives riporta due band chiamate The Evil e dodici semplicemente Evil. Si distingue assai di più la musica. Doom dicevamo, e con voce femminile. Però non dalle solite caratteristiche. Innanzitutto Lamounier non ha nulla, ma proprio nulla, nel suono, degli anni ’70. Suona marcio oggi come trenta e passa anni fa, niente raffinatezze. Mefistofelico. Non cerca il groove. E basso e batteria pure, gente che suona metal estremo, non revival coi baffoni (e a me il revival coi baffoni piace assai, lo avrete capito). Poi c’è Mistress Wournous. Che non si atteggia da streghetta fricchettona e invece alterna canto salmodiante e lirica. Inteso proprio come canto lirico, di cui so nulla, per cui non la sparo dicendo che la nostra ha doti da soprano o mezzo soprano o sa il demonio. Però l’abbinamento necro doom + canto lirico è una figata, a tratti mette i brividi. Dove l’avrà pescata, ad una congrega di satanisti che negli orari di chiusura del teatro di Minas Tirith Gerais compie riti sanguinari ed orge oscene?
Sarebbe bello, ma forse le cose non sono andate così. Nienna ha un canale YouTube, canta cover dei Leprous, canta lirica, metalcore, qualcosa di brasiliano un po’ folklorico che non so definire. È anche piuttosto avvenente, ma se Wagner conferma la mise della band (sai e maschere) non punterà sulle treccine colorate ed eventuali moine come certi altri. The Evil suona come una cosa seria e quindi credo lo sia. Nienna eredita il microfono da Miss Aileen che aveva cantato non precedente album omonimo, più stoner doom, più convenzionale. Seven Acts to Apocalypse esce come il precedente per Osmose e suona più malvagio, focalizzato, meno ammiccante. Ed il merito è anche di chi ne ha curato le parti vocali.
Facilissimo comprenderne il tema portante. Sette brani, ciascuno intitolato come uno dei sette vizi capitali. Prevale l’incedere lento, macabro e solenne. A variare registro ci pensa Mistres Wournous, passa da un cantato sommesso, ad uno stentoreo, alla lirica, alla litania, nella sola durata di un pezzo (tipo in Greed, ottima davvero). Sotto, basso distortissimo e riff mefitici. Pochissime digressioni o scatti (un’accelerazione iommiana, questa sì, conclude Voracity, su per giù l’unica).
Complessivamente, mi ripeto, il suono è compatto e oscuro, senza ninnoli, colori vintage o effettacci posticci. Vista la provenienza pareva citofonato tirare in ballo il perverso Mojica Marins, ma di affine tematicamente qui c’è solo la morbosità. Perché invece di grandguignol un po’ carnevalesco non ce n’è. Per il resto, la combinazione di blackened doom (passatemi il termine) e musica solenne (o colta) ha magari a che fare concettualmente con certi passaggi della musica di Tom G. Warrior o persino di Blasphemer. Ma Wagner Lamounier, tra alti e bassi di carriera, non ha certo bisogno di essere paragonato a qualcuno. E Seven Acts to Apocalypse pure non ha bisogno di essere confrontato troppo con altri dischi. Doom sinistro, per necrofili e perversi. Nella forma più morbosa, inquietante. Piccolo culto istantaneo. (Lorenzo Centini)