VILLE VALO – Neon Noir

E dovete perdonarmi anche qui per il ritardo, ma questo – come quello dei Moonspell un paio d’anni fa – è uno di quei dischi per cui non riesco a scrivere niente di particolarmente sensato e quindi procrastino e procrastino finché a un certo punto non mi costringo a buttare giù qualcosa. Non solo: per un po’ di tempo mi ero anche dimenticato della sua esistenza, il che dovrebbe comunque iniziare a mettere il discorso sui giusti binari.

Ho scritto io i ventennali per i primi quattro dischi degli HIM e le reazioni dei nostri potenti lettori sono sempre state quantomeno tiepide. Più mi sforzavo di mettere in buona luce quegli album più comparivano commenti il cui succo era, sostanzialmente, “tutto ok, ma davvero ci stai consigliando di ascoltare gli HIM che abbiamo sempre considerato un fenomeno per ragazzine preadolescenti?”. La risposta era ovviamente sì, ma immagino non sia semplice superare i pregiudizi a vent’anni di distanza, dato che la casa discografica aveva fatto carte false per presentarli in una certa maniera. Ora esce il primo disco solista di Ville Valo (a nome VV) e mi chiedo a questo punto a chi possa davvero interessare. Siamo tutti belli cresciuti ormai, e non ho idea se le nuove leve, ragazzine comprese, possano riuscire a entrare nello spirito come noialtri gioventù del Male a cavallo dei millenni. Fatto sta che Ville Valo è venuto qualche settimana fa a Milano proprio per il tour di questo Neon Noir, e a quanto pare ha riempito l’Alcatraz, che piccolo non è di certo.

Ma alla fine Neon Noir è più o meno il disco che uno si potrebbe aspettare da Ville Valo nel 2023. Sommesso, delicato, asciutto, sobrio, senza goticate eccessive o pacchianerie con labbrucce imbronciate e bacini alla telecamera. Soffre dello stesso difetto principale dei dischi degli HIM, ovvero l’eccessiva durata. Dura quasi un’ora, e di conseguenza c’è il medesimo affollamento di riempitivi che affliggeva la discografia del suo gruppo principale. E, sempre per mantenere la tradizione, i pezzi migliori sono grossomodo concentrati nella prima parte, così anche qui ci si avvicina alla conclusione con un’attenzione sempre decrescente. Diciamo che comunque non diventa mai brutto, neanche nei momenti peggiori: semmai innocuo e tendenzialmente inutile, quello sì; i momenti migliori invece, come Echolocate your Love, Run Away from the Sun e The Foreverlost, si fanno canticchiare battendo il piedino come ai vecchi tempi.

Neon Noir è un disco solista in tutto e per tutto, dato che Valo l’ha scritto e suonato completamente da solo, senza servirsi neanche di un ospite. Risente anche dell’esperienza dei Ville Valo & The Agents, progetto estemporaneo responsabile di un album di cover di musica leggera finlandese in chiave lounge o qualcosa di simile: peraltro quel disco era piuttosto gradevole da ascoltare (molto più di questo Neon Noir) e, anche lì, avrei voluto scriverci qualcosa ma poi non è successo. È un mondo difficile. Però quantomeno alla fine la recensione di Neon Noir sono riuscito a scriverla. (barg)

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