Avere vent’anni: HIM – Love Metal

Love Metal fu, già dal nome, il disco del ritorno al metal degli HIM. Come si era detto, col precedente Deep Shadows and Brilliant Highlights la BMG aveva tentato di spremere le potenzialità commerciali di Ville Valo e soci creando un prodotto il più possibile in linea coi gusti del mercato americano, almeno nelle intenzioni. E venne fuori anche un bel disco alla fine, ma la gestazione (di cui avevamo parlato) fu talmente estenuante che i musicisti ebbero una crisi di rigetto. Così con Love Metal la band volle tornare a essere una band, scrivendo un disco che tornava agli strumenti essenziali e ad arrangiamenti più simili a quelli di Razorblade Romance, che peraltro non è che commercialmente fosse andato male.
Il disco parte con Buried Alive by Love, che nelle intenzioni voleva mettere le cose in chiaro: riffone, tempi sostenuti, distorsioni in evidenza. Che poi è esattamente come vi immaginereste un pezzo degli HIM che vogliono dimostrare di essere pesanti, e cioè un pezzo non pesante. Chiaramente in confronto al primo pezzo di Deep Shadows sembrano gli Overkill, ma tutto in proporzione. Già immediatamente dopo, forse per non spaventare gli eventuali ascoltatori guadagnati durante la fase più leggerina, ci sparano il singolone acchiappone Funeral of Hearts per non destabilizzare troppo le cose. Dopodiché il disco si stabilizza su sonorità in equilibrio tra i timorosi chitarroni del secondo album e le velleità commerciali del terzo album. Non è tutto bello allo stesso modo, ma questa è la storia degli HIM: dischi troppo lunghi con troppi riempitivi. Love Metal dura un’ora, e se fosse stato un EP sarebbe stato un capolavoro.
Il vero valore aggiunto degli HIM, comunque, era la loro originalità. Ce n’erano a pacchi in quel periodo di gruppi goticoni piacioni per ragazzine col piercing al labbro che il venerdì sera andavano nei rock club a ballare i Sisters of Mercy, ma gli HIM, per quanto poi arrivassero a quello stesso pubblico, facevano storia a sé. Capita a volte di avere una melodia in testa, di riuscire ad associarla a un periodo storico e a un genere musicale, ma di non ricordarsi il gruppo preciso che la suonava. E può capitare di fare confusione tra i pezzi di To/Die/For, Charon, 69 Eyes, Beseech e mille altri, ma un pezzo degli HIM te lo ricordi che è un pezzo degli HIM. Per mille motivi: la voce di Ville Valo, unica ma soprattutto diversissima dal canone eldritchiano/petersteeliano di praticamente tutti gli altri; un respiro molto più ampio e la volontà di non seguire il protocollo classico, piuttosto osando uscire dal solito percorso; la qualità degli arrangiamenti e la varietà degli strumenti utilizzati; una effettiva influenza sabbathiana, a volte lieve a volte più presente, che come un filo rosso collega tutta la loro discografia, eccetera eccetera. Di conseguenza, capita di riscoprire certi loro pezzi anche a distanza di vent’anni: ad esempio non ricordavo quanto fosse carina Circle of Fear, che in questi anni era rimasta fuori dalla mia strettissima selezione di pezzi da ascoltare in Love Metal. Ma più in generale il mio ricordo dell’album era peggiore del suo effettivo valore: riascoltato oggi suona ancora fresco, ben fatto, arrangiato benissimo (ritornare da Hiili Hiilesmaa fu un’ottima idea) e gradevole da sentire dall’inizio alla fine, nonostante i riempitivi, gli alti e bassi e l’eccessiva durata. (barg)
concordo su tutto, una nota di lode alla bonus Love’s requiem che tuttora mi dà i brividi
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Love Metal è interamente un bel disco e non credo ci sia alcun filler, ma soffre del fatto di avere tre singoli (Buried Alive By Love, Funeral Of Hearts e The Sacrament) troppo superiori al resto dei pezzi nell’album, che sono comunque belli – ma il livello qualitativo rimane abissale.
Per me come album rimane un 7, forse vagamente sopravvalutato dai critici o dalla fan-base stessa degli H.I.M, ma innegabilmente un bel disco che si è meritato il suo stato di classico assieme a Razorblade Romance.
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Boh, le ragazze della comitiva che frequentavo a 18 anni morivano tutte dietro a Ville Valo. Dopo un ascolto li ho bollati istantaneamente come boy band e non ci sono piu` tornato sopra.
Le vostre recensioni mi fanno pensare che mi sia perso qualcosa 😐
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No non temere, non ti perdi proprio niente 😅😅😅
Anzi mi stona tutta questa riscoperta-rivalutazione di sto gruppo quando hanno meno da dire oggi con il senno di poi rispetto ai tempi
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Preciso che da parte mia non c’è alcuna rivalutazione: vent’anni fa a questo disco misi 8 sul Metal Shock cartaceo.
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Quindi, barg, gli HIM hanno davvero qualcosa da dire, al di la` delle boccucce del cantante e di tutta la paccottiglia love metal “moriamo io e te mentre ci abbracciamo/il mondo non ci capisce/join me death”? Sul serio devo andare ad ascoltare la loro discografia?
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Beh il tuo approccio non mi sembra troppo ottimista, ma fai così: sentiti “Greatest Lovesongs vol. 666” e poi decidi se continuare.
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