BATUSHKA @Traffic, Roma 31.03.2023

Ciccio Russo: Anche stavolta mi presento trafelato in grisaglia ma, pur venendo dritto dall’ufficio, mi perdo gli Svart Vinter, che Traversa mi ha descritto come black metal abbastanza classico. Passage, terzo album degli Amthrya, mi ha convinto solo in parte. La componente doom a volte prevale un po’ troppo sulla dimensione black metal. È quando sbroccano e il chitarrista tira in mezzo melodie storte che i piemontesi avvincono, mettendoci tutta la malattia che ha reso i corregionali del prof. D’Amico così versati nel genere. Meglio dal vivo che in studio, merito della performance teatrale e inquietante della cantante Kasumi Onryo. Negli Opera IX aveva un altro nom de plume. Quello attuale evoca le tematiche nipponiche del gruppo. E lei si contorce, con le chiome in faccia, come Sadako di The Ring. E qualche brivido sulla schiena te lo fa correre.
Come aveva scritto a suo tempo Piero, i Batushka si meritano il successo che hanno riscosso perché, pur non inventando niente dal punto di vista sonoro, hanno creato nuovo immaginario. A me la moda di suonare mascherati non dispiace: se suoni musica pregevole ma non sconvolgente almeno ci metti il, beh, teatro (per questo gli Amthrya ci stavano bene di supporto). Enrico mi dice che dopo la mitosi questa componente è diminuita, cosa piuttosto logica dopo la separazione tra cantante e chitarrista (la cui versione true è quella che vedremo stasera). Spezzano un po’ la magia le croci rovesciate sul merchandising ma forse temevano di essere considerati simpatizzanti del patriarca Kirill. Sono molto affezionato a questa ipotesi perché consentirebbe di scrivere un trattato sociologico sul corto circuito per cui il cristianesimo diventa più politicamente scorretto del satanismo, che in pieno Kali-Yuga ci sta. Per il resoconto del concerto, passo la parola al mio compare.
Charles: Per beghe personali varie era un po’ che mancavo da casa (dove c’è Traffic c’è casa, recitava la famosa pubblicità), ma mancare pure ai Batushka avrebbe significato la repentina perdita di molti punti Valhalla accumulati negli anni col sudore delle ascelle. Quindi ci sono, arrivo tardi ma ci sono. C’è la cricca romana e anche alcuni tra i lettori più fedeli. Si scaldano i motori con tre/quattro birre di fila e comincio a fremere, perché non ho mai visto i polacchi dal vivo, né nella versione Luca Turilli’s Batushka, né in quella Batushka of Fire. E stasera devo prendere una decisione importante: devo stabilire qual è la migliore per me. Tra gli scribacchini di Metal Skunk sono uno dei pochi (forse l’unico) che apprezza anche l’altra manifestazione, quella del cantante Bartłomiej Krysiuk. Hospodi mi era garbato molto, infatti. La prestazione live sarà dirimente. Stasera suona la manifestazione del chitarrista Krzysztof Drabikowski, il cui Panikhída, uscito nel 2019, è una bomba. Cerco comunque di non essere di parte.
Parte la messa funebre, si diffonde un forte odore di incenso, i densi fumi iniziano a diradarsi e appare la bara, le icone e tutto l’armamentario necessario a farci entrare nella giusta predisposizione d’animo. Arrivano Krzysztof e i suoi seguaci vestiti con le tuniche tradizionali ortodosse, attaccano con i tipici cori baritonali, la batteria accelera progressivamente, il doppio pedale definisce il tappeto sonoro su cui si alterneranno momenti di solennità ad altri di pura furia. La lunga intro diventa un lontano ricordo. I peli sul braccio si rizzano e staranno così per tutto il tempo. Brividi per me, espressioni di estasi intorno a me, altre di gravità, altre ancora di incredulità. L’unico che sembra totalmente fuori contesto è Ciccio, che sorride beatamente e sembra che stia per sbottare a ridere, manco fosse a uno spettacolo comico. Ma io lo conosco ormai: quando fa così vuol dire che la band sul palco sta spaccando a livelli che non si aspettava.
E in effetti è così anche per me: chi se lo aspettava? Enrico, l’unico che conosco che ha visto i Batushka dal vivo in tutte e tre le esternazioni, mi confermerà che stasera hanno spaccato sul serio ma nella configurazione originale erano ancora più solenni e coinvolgenti. Non faccio fatica a credergli, perché Panikhída sarà pure un capolavoro ma stasera il culmine lo si è raggiunto con Yektenia III, dal primo disco Litourgiya. Alla fine ho preso la mia decisione.
il cristianesimo è sempre stato più politicamente scorretto del satanismo.
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